Il caso
Draghi e il governo usurato: strappi, mediazioni e rebus Quirinale
L'agenda del governo prima del 24 gennaio: decreto Ristori e conversione del dl green pass in Parlamento
L'ultimo Cdm restituisce l'immagine di un esecutivo affaticato. Giorgetti continua a collocare la Lega all'opposizione dopo il voto per il Colle
I tre ministri della Lega che fanno uscire un aut aut sulle agenzie di stampa con il Consiglio dei ministri in corso. E strappano alla fine ciò che vogliono (l’uso del green pass normale per i servizi alla persona). Una decisione storica – come l’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 – senza una conferenza stampa, con tre ministri (Speranza, Bianchi, Brunetta) inviati sotto a Palazzo Chigi per dichiarazioni volanti per strada. Il pasticcio su controlli e sanzioni. E poi sempre Matteo Salvini che il giorno dopo attacca direttamente Mario Draghi, questa volta sul nucleare (“il premier fa asse con Pd e M5s?”).
Vista da fuori rimbalza l’immagine di un governo con il fiato corto, con la testa al Quirinale, e con il candidato principe per il Colle alle prese con equilibri sempre più precari. “Dobbiamo raffreddare la curva dei contagi”, continua a ripetere Draghi. Nessuno azzarda previsioni, nemmeno dal Cts, sul trend dei contagi fra meno di tre settimane, quando inizierà l’elezione del presidente della Repubblica. In questi giochi di non detti, la percezione che la spinta si stia esaurendo attraversa tutti i partiti della maggioranza XXL. I segnali non mancano. Esempio: la relazione di Roberto Garofoli su tutti i provvedimenti del governo nel 2021 è solo la dimostrazione dell’efficacia dell’esecutivo o un quasi congedo?
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha messo a verbale in un report che nell’anno appena trascorso il governo Draghi, nelle 54 sedute del Consiglio dei ministri, ha deliberato 109 provvedimenti legislativi, di cui 41 decreti legge (il 37,5 per cento), altrettanti decreti legislativi e 27 disegni di legge (il 25 per cento). E la fotografia della cassetta degli attrezzi usata dall’esecutivo di unità nazionale per “far fronte a una doppia crisi emergenziale: sanitaria ed economica”. Dentro a questa attività del governo c’è stata anche “l’urgenza di assicurare prima attuazione al Pnrr, nonché, prima ancora, l’esigenza di strutturarne tempestivamente la governance”.
La relazione di Garofoli, al di là della prassi, è anche un modo per dire che abbiamo fatto meglio del possibile ma tutto potrebbe finire presto? Il sottosegretario sottolinea che l’esecutivo ha sbloccato il 99,6 per cento delle risorse del decreto Sostegni bis. E presto, la settimana prossima, ne è previsto un altro (ipotizzati 10 miliardi di euro di scostamento). Sarà questo l’ultimo atto di questo esecutivo prima della salita al Colle di Draghi? Il Parlamento se lo chiede, idem i partiti. A Palazzo Chigi smorzano qualsiasi ricostruzione maliziosa: l’argomento è tabù, manca la soluzione al rebus, c’è la candidatura del Cav. che rende tutto molto complicato.
E quindi? Nell’agenda che porta al 24 gennaio c’è un altro passaggio che servirà come termometro: la conversione del decreto sul super green pass. E’ atteso in Aula a Montecitorio il 17 gennaio, ultimo sì in Senato entro il 25. L’atteggiamento dei parlamentari di Lega e M5s davanti a questo appuntamento sarà un altro test, un segnale da decifrare sulla maionese che rischia di impazzire. Giancarlo Giorgetti per esempio dice ormai da giorni con insistenza che la Lega fra poco torna all’opposizione. A dimostrazione che comunque vada qualcosa è destinato a rompersi se dovesse mancare il collante di questa maggioranza sempre più in affanno. A Palazzo Chigi minimizzano, dicono di non badare ai rumori di fondo figli della comunicazione. Sarà.