Il caso
Conte incontra Letta per dimenticarsi il caos del M5s: "Per il Colle saremo uniti"
Faccia a faccia fra i due ex premier per tentare una strategia comune, ma i problemi sono tutti in casa grillina
Il capo del M5s è assediato dal caos interno e logorato dal sospetto che Di Maio trami alle sue spalle: "Rischiamo un partito del sei per cento"
Giuseppe Conte guarda la conferenza stampa di Mario Draghi e si convince ancora di più: il suo successore vuole andare al Quirinale. Il capo del M5s ne prende atto e cerca di fare i conti con la realtà che lo circonda: il caos. Posizioni diverse che si affastellano: i senatori che vogliono il Mattarella bis, l’ex sindaca Virginia Raggi che tira in ballo le Quirinarie e dunque la scelta del candidato sul web, Vito Crimi che se la prende con i suoi colleghi di Palazzo Madama, loro che gli rispondono per le rime, il no della pancia del Movimento a Draghi.
Un labirinto. O meglio: una torre di Babele. “Se qualcuno pensa di governare questo partito dopo di me sappia che lo farà sulle macerie: sarà capo di una forza del sei per cento”, Conte davanti a questa situazione così ingarbugliata usa sempre più spesso parole definitive. Al capo del M5s sembrano mancare i punti di riferimento nel partito, nonostante saltelli da una call all’altra alla ricerca dell’unanimità e della condivisione.
Tuttavia, appena rassicura un gruppo di parlamentari, subito scoppia un altro focolaio. L’ex premier al momento continua a non avere una strategia chiara. Conte è mosso sempre di più dal sospetto che dietro al caos ci sia un rivale interno: Luigi Di Maio. A cui rimprovera, con i suoi collaboratori, di aver due posizioni diverse: una a uso interno del M5s, l’altra molto più mobile, trasversale e a titolo personale. Per esempio: da giorni i vertici grillini si chiedono cosa si saranno detti Di Maio e Silvio Berlusconi. La domanda nasce da una notizia uscita sotto le feste di Natale: il quadro che il Cav. ha regalato al titolare della Farnesina. Il clima è talmente paranoico che i contiani fanno elucubrazioni di questo tipo: “Se Luigi ha ricevuto un regalo da Berlusconi lo avrà anche chiamato per ringraziarlo: e cosa si saranno detti? Cosa gli avrà chiesto Silvio al nostro Luigi? E lui cosa gli avrà risposto?”.
Non solo: anche dietro all’uscita di Raggi sulle quirinarie negli ambienti di Conte vedono lo zampino dimaiano. A nessuno sfugge il patto fra l’ex sindaca e l’ex capo politico (suggellato anche dall’ingresso nello staff della Farnesina del portavoce della grillina). A chi giova il caos? A chi fa comodo il tutti contro tutti? Conte si fa queste domande e spesso si dà sempre la stessa risposta. Per cercare di uscire da questo dedalo di cattivi pensieri il capo del M5s prova a muoversi. E’ di ieri la notizia che l’autoesilio in Rai è finito. Dietrofront: la scelta di non partecipare più alle trasmissioni della tv pubblica, nata lo scorso novembre dopo l’esclusione dalle nomine dei tg Rai, è acqua passata. Da oggi via libera ai vertici grillini in tutti i tg e i talk di Viale Mazzini.
Visti i problemi in casa, Conte cerca Enrico Letta e Roberto Speranza per cercare di saldare l’alleanza. Alla fine i due segretari rossogialli si sono incontrati sul serio nella sede della lettiana Arel. Un faccia a faccia per blindare un’alleanza, per ripetersi che per il “Colle procederemo insieme uniti e compatti”. Su questo aspetto il segretario del Pd, che oggi riunirà la segreteria e che giovedì vedrà la direzione del partito, ha le idee chiare e il gioco più semplice del suo partner: nome condiviso e largo, autorevole e magari sostenuto da una maggioranza più sovrapponibile possibile a quella che sostiene Draghi. Tanto che il nome del Pd, la prima scelta al netto del Mattarella bis invocato da parte dei dem, è proprio quello dell’ex banchiere. Il problema è il M5s. Per Conte l’incontro con Letta è stata una boccata d’aria prima di immergersi di nuovo nelle baruffe casalinghe.