Oltre le parole. Perché il vaccino anti Covid è il più obbligatorio di sempre

Luciano Capone

La discussione sull'obbligo vaccinale è più lessicale che sostanziale. La multa da 100 euro non è affatto irrisoria: è identica alla legislazione passata e aggiuntiva rispetto a un impianto sanzionatorio che era già il più severo mai esistito

La discussione sull’obbligo vaccinale è stata viziata sin dall’inizio dalla confusione tra l’esistenza di una legge che formalmente contenesse la parola “obbligo” e la realtà sostanziale del sistema di divieti e sanzioni per i non vaccinati. C’è stato persino chi, come i sindacati, ha operato una sorta di dissociazione tra le due cose invocando l’obbligo vaccinale al posto della “logica sanzionatoria e punitiva” del green pass. Un obbligo senza sanzioni, quindi. L’acme di questa confusione sono le reazioni all’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50: da un lato chi ritiene ridicola la multa da 100 euro perché troppo leggera e una tantum; dall’altro chi arriva a scomodare le leggi razziali e l’apartheid nei confronti dei non vaccinati.

 

La realtà è che il vaccino anti Covid era già obbligatorio prima che lo si scrivesse esplicitamente. Anzi, è il più obbligatorio che ci sia mai stato. Per nessuna vaccinazione, per quanto obbligatoria, sono mai state previste limitazioni che incidono su diritti fondamentali (come il lavoro) e servizi essenziali (come i mezzi di trasporto). E questo accadeva già in parte con il green pass e, soprattutto, con il super green pass che è un obbligo a tutti gli effetti. In tutta la legislazione sul tema, da quella sulla vaccinazione antidifterica del 1963 alla legge Lorenzin del 2017, il mancato rispetto dell’obbligo ha sempre comportato solo delle sanzioni pecuniarie, di importo non particolarmente elevato.

 

L’impianto sanzionatorio di quest’ultimo obbligo ricalca quello della normativa precedente, in particolare l’ultima, la legge Lorenzin. Partendo proprio dall’importo della multa: la legge Lorenzin prevede una sanzione che va da 100 a 500 euro, modulata sul numero di obblighi vaccinali non adempiuti (10 in totale). La sanzione, che nella prima versione del dl Lorenzin era molto più elevata (da 500 a 7.500 euro) fu poi ridotta per evitare problemi di tipo costituzionale (non è forse una coincidenza che relatrice di una sentenza della Consulta su quella legge sia stata una certa Marta Cartabia, ora al governo). Nel caso del vaccino anti Covid, che è uno e non dieci, il governo ha evidentemente scelto l’importo base della legge Lorenzin (100 euro).

 

Molte critiche riguardano il fatto che la sanzione sia “una tantum” invece che periodica. Ma funziona così anche la Lorenzin: la multa non viene applicata all’avvio di ogni anno scolastico, come peraltro all’inizio prevedeva quel decreto, ma una sola volta. In tal caso il pagamento esonera realmente dall’obbligo, cosa che invece non accade per il vaccino anti Covid: un over 50 che non si è vaccinato non risolve i suoi problemi pagando la sanzione, perché continuerà ad avere limitazioni molto stringenti (dalla sospensione dal posto di lavoro al mancato accesso a tutte quelle attività dove è richiesto il super green pass) accompagnate da sanzioni molto più pesanti (da 600 a 1.500 euro). Pertanto le sanzioni previste dal governo non sono irrisorie. Semplicemente chi in questi mesi ha invocato l’obbligo come soluzione drastica e risolutiva non aveva idea di cosa fosse in realtà. Non si è mai trattato di una specie di trattamento sanitario obbligatorio. Nel caso specifico la multa non è affatto troppo lieve, ma identica al passato e aggiuntiva rispetto a un impianto sanzionatorio che è già il più severo di sempre.

 

Un tema su cui il governo potrebbe semmai fare un ulteriore chiarimento riguarda i risarcimenti per eventuali danni da vaccino: un argomento su cui soffia la propaganda No vax, secondo cui lo stato non vorrebbe assumersi le sue responsabilità. Questa tesi è sempre stata falsa dato che la giurisprudenza costituzionale è inequivocabile (gli indennizzi sono dovuti sia per le vaccinazioni obbligatorie sia per quelle raccomandate) e ora decade per la popolazione over 50, dato l’esplicito riferimento lessicale all’“obbligo” nell’ultimo decreto. Ma basterebbe una norma ulteriore che estenda formalmente l’indennizzo anche agli under 50 per sgomberare definitivamente il campo dalla questione. Nel governo se n’è discusso, ma non è stata presa una decisione. Sicuramente non convincerebbe la galassia No vax, ma le sottrarrebbe un’arma di propaganda.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali