Verso il Colle
Il labirinto di Draghi: la commozione per Sassoli e l'asse con i ministri. Altra giornata di passione del premier
Il dolore per la morte dell'esponente dem, il ricordo in Parlamento. Questa settimana probabile Cdm, per dimostrare che "il governo governa". Tra i ministri più leali al premier Brunetta e Gelmini
Si è addormentato sollevato, ma ieri mattina lo hanno visto scosso, colpito come molti, forse un po’ più di altri. Era morto un amico. La notizia della scomparsa di David Sassoli è arrivata e si è trascinata via tutto. Anche le cose buone. La notte più attesa era stata superata. Le spiegazioni erano state date. Gli italiani, ma questo glielo dicevano, hanno perfino apprezzato quel suo tenero “non rispondo sul Quirinale”, la sua ferma difesa sulla scuola. A Palazzo Chigi, alla fine della conferenza stampa, quando Mario Draghi è rientrato dopo le “scuse”, dopo la conferenza stampa, chi lo ha visto lo descrive come alleggerito per aver dimostrato che “il governo governa ancora, che si decide ancora”. E aveva pure la mente rivolta al prossimo Cdm quello in cui si prevedono nuovi sostegni per le imprese colpite. Era veramente soddisfatto di avere rimediato a qualcosa che non si perdonava, quella leggerezza della conferenza mancata del 5 gennaio, quella che ha definito “sottovalutazione” e per quella postilla che adesso è la prudenza di chi si deve difendere.
Gli hanno rimproverato di essersi candidato, il 22 dicembre, con la frase “sono un nonno al servizio delle istituzioni” e gli stessi che glielo rimproverano sono quelli che ora gli vorrebbero suggerire “se vuoi andare al Quirinale deve dire che non ci vai”. Chi lo accompagna, chi gli sta un passo indietro, spiega che evitare qualsiasi domanda, da qui al 24 gennaio, “sia una decisione necessaria perché adesso anche i sospiri vengono manipolati”. Poi è accaduto che una persona diventata cara, una figura che Draghi aveva conosciuto quando lui era alla guida della Bce, se ne sia andata via. Si incontravano periodicamente perché uno, Sassoli, lo introduceva in qualità di presidente del Parlamento europeo e l’altro, Draghi, rispondeva alle domande incuriosito da questa palestra parlamentare, europea, severissima.
Alle 10 l’unica urgenza era dunque assicurare la presenza di Draghi alla commemorazione di Camera e Senato. Di pomeriggio quando Draghi ha parlato, e gli ha reso omaggio, la parola “parlamento” è entrata nel suo ricordo sotto forma di iterazione perché per “Sassoli era il parlamento il luogo di questo dialogo. E’ in parlamento che l’Europa cresce e si rafforza. Ed è in parlamento che si promuove la democrazia, il multilateralismo, la cooperazione”. Nel labirinto? Solo? Draghi è solo? Come se chi pensa di non esserlo lo sia poi sul serio. Come se questa elezione del Quirinale la decideranno i partiti e non più di mille elettori “soli” con la loro coscienza e i loro piccoli vantaggi. Rassegnato? Neppure. Affaticato? Ma questo non si può sindacare. Dipende sempre dagli occhi di chi guarda. E chi lo ha scritto gli era vicino. Dicono che una cosa è sicura ed è che i più leali a Draghi, in queste ore, siano i ministri di Forza Italia, Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini. Le telefonate, quelle lunghe, sono con Giancarlo Giorgetti che è uno che vuole fare il “solo” ma per scelta, per ragionamento. Si attende qualche sua “mossa” perché ai politici, e lui lo rimane, è pur sempre consentito mentre ai “servitori”, alle “riserve della repubblica” mai. La condanna di Draghi è infatti “il servizio” come per Sergio Mattarella. Ieri, tutto quello che da Palazzo Chigi, non si poteva negare era che il momento fosse delicato, che i prossimi giorni lo saranno pure. Oggi ne mancheranno ancora dodici.