Verso il Colle
Un "governo dei segretari" per il dopo Draghi
Salvini e Renzi sognano di diventare ministri. Letta dice no. Berlusconi vuole la corona da candidato e pretende che il leghista e Meloni facciano il suo nome per il Quirinale
È impraticabile? Può darsi. La lancia perché vuole tornare a fare il ministro? E’ chiaro. Non c’è motivo per non prenderla sul serio anche perché di serio in queste ore c’è davvero poco. Primo. È una vecchia idea di Goffredo Bettini. Secondo. Potrebbe favorire l’elezione di Mario Draghi al Quirinale. Terzo, è gradita a Matteo Renzi. È la proposta di un “governo dei segretari”, dentro tutti, una sorta di “governo Yalta”. È stata formulata da Matteo Salvini e fino a ieri l’ha ripetuta: “La Lega resta al governo a prescindere dal premier. Serve un governo ai massimi livelli”. Il Pd l’ha subito definita “improbabile”. Berlusconi si è infastidito e ha telefonato a Salvini. Domani vuole essere incoronato dai suoi alleati candidato ufficiale del centrodestra.
Non c’è nessun dubbio che Berlusconi continuerà a inseguire il suo sogno Quirinale (chiama anche i deputati del Pd). Di più. Pretenderà che Salvini e Meloni dicano chiaramente: “È lui, è lui!”. Ma perché il leader della Lega dovrebbe rinunciare al suo di sogno che è poi sempre uno: tornare ministro? Negli scorsi giorni ha cominciato a parlare di rimpasto, suggerito di fare aggiustamenti, in questi casi si dice rafforzarlo. Ieri, in una conferenza stampa che aveva come oggetto l’energia (con l’amico ritrovato Giorgetti) ha dichiarato che il suo partito non vuole uscire dal governo a prescindere da chi sarà il premier.
Attenzione, è uno schema che permetterebbe, e nella Lega lo dicono, di eleggere Draghi al Quirinale perché “alla fine, malgrado tutto, sarà inevitabile puntare su di lui”. E il premier chi dovrebbe essere? “Con un governo dei segretari andrebbe bene anche Daniele Franco. Per noi non ci sarebbero problemi”. C’è anche il nome dell’altro leghista che potrebbe accompagnare Salvini al governo. È Centinaio. Una fantasia? Questa ha almeno un inizio e conduce a Renzi uno che le fantasie le ha sempre sapute maneggiare. È infatti cominciato tutto con una sua intervista che molti hanno sottovalutato. È stata rilasciata da leader di Iv all’Avvenire nei giorni scorsi. Spiegava che a Salvini “la vicenda del Papeete gli è bastata e avanzata. Non uscirà dal governo”. Era più che un giudizio. Il ponte telefonico tra di loro è continuo. Si può parlare di rapporto politico. Esiste pure un aneddoto simpatico che descrive come ormai i due vengono confusi. Giorgio La Malfa ieri si sarebbe complimentato con uno dei migliori amici di Renzi: “Bellissima la proposta del governo dei segretari”. Il Matteo era però l’altro: Salvini. Sono due leader che alla fine si piacciono anche perché se Giorgia Meloni fa “la Sandra” di Letta (che è il suo Raimondo, come ha rivelato in un’occasione sorridendo) Salvini con chi altro può fare spalla?
Escono entrambi da anni di ammaccature. Hanno l’opportunità di ritornare registi, di preparare il loro rilancio. Anche dal punto di vista della strategia è curioso, ma cosa si ripete sempre a Salvini? “Dovrebbe fare una mossa come Renzi”. Chi ha creduto nel progetto renziano riconosce che la proposta di Salvini è valida. Claudio Velardi: “Ha pienamente ragione Salvini. E’ la prima iniziativa politica interessante”. Andrea Marcucci, ieri, ha detto che la proposta del governo dei segretari “è molto positiva. Salvini sta diventando consapevole che la legislatura debba continuare con Draghi o senza Draghi premier”. C’era chi, ieri mattina, sentendo parlare di questo “governo Yalta” esclamava: “E’ come discutere sul nulla!”. Ecco però come a volte il nulla diventa qualcosa.
Il Pd a ora di pranzo riteneva che questa formula non fosse altro che “il tentativo di Salvini di superare il suo problema che si chiama Berlusconi. Non sa come uscirne”. Ma già poche ore dopo i parlamentari del Pd, che evidentemente, non la scartavano, anche perché come dice Letta “l’urgenza è tutelare Draghi”, si interrogavano su come fosse formidabile e impossibile: “Letta e Renzi insieme ministri? Uno spasso”. Seguiva allora una nota ufficiale del Pd, un secco no a Salvini, che permetteva però alla Lega di replicare: “Il Pd si conferma il partito dei no”.
Tornava dunque in gioco, soprattutto in aera Lega, la figura di Letizia Moratti, una bella figura italiana, che però qualcuno sta sporcando tanto che un peone del centrodestra diceva: “Quando non si sa come eleggere un uomo al di sopra delle parti, di solito si candida una donna al di sotto delle parti”. E del governo dei segretari? Basti pensare che un anno fa, durante la crisi del Conte II, era stato Bettini, quindi la sinistra, a suggerire lo stesso schema: tutti i leader dentro. Che poi il vero problema non è neppure avere i leader al governo. Dice il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, che ha un solo candidato al Colle, Berlusconi: “E per il M5s chi ci va? Conte? Di Maio o Grillo?”. Stesso problema per Coraggio Italia: Toti o Brugnaro? Non hanno tutti i torti gli inglesi a difendere la monarchia.