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Un nuovo fronte?

Sicilia e Calabria sfidano il governo sul super green pass. E la Valle d'Aosta chiede una deroga per la zona rossa

Ruggiero Montenegro

I presidenti Musumeci e Occhiuto firmano un'ordinanza in eccezione ai decreti: anche i non vaccinati, con tampone negativo, potranno viaggiare in traghetto. Dopo la scuola, il rischio è che si apra un'altra partita con Roma. Oltre alla regione autonoma, anche Friuli, Abruzzo, Piemonte potrebbero cambiare colore

Il nuovo fronte l'ha aperto ieri Nello Musumeci, presidente della Sicilia, “decorse inutilmente le 24 ore dall’ultimo appello rivolto al ministro della Salute Roberto Speranza, dopo quello rivolto il 5 gennaio al premier Draghi”: un'ordinanza che opera in deroga ai decreti del governo e che permette ai cittadini dell'isola di salire su un traghetto anche se non in possesso, come indicano le regole nazionali per la mobilità, del super green pass (quello che si ottiene da guariti o con il vaccino). I non vaccinati insomma potranno muoversi, a patto di avere la certificazione base, un tampone negativo, con l’obbligo di rimanere sui rispettivi veicoli per tutto il tempo della traversata e, per i pedoni, quello di stazionare negli spazi comuni aperti, indossando una mascherina Ffp2

 

Una posizione condivisa qualche ora dopo anche dalla Calabria, con un analogo provvedimento firmato dal governatore Roberto Occhiuto, accogliendo le richieste e le proteste che da più parti, dalla politica ai sindacati, nei giorni scorsi si sono levate contro Roma. In particolare da parte di Cateno De Luca, il sindaco di Messina che studia da governatore e mira allo scranno più importante dell'Assemblea regionale siciliana, ma nel frattempo in sciopero della fame, mentre occupava molo San Francesco all'imbarco per i traghetti, con tanto di tenda da campeggio, per due notti. Fino a stamattina: "Lo stretto è stato liberato. Abbiamo fatto il nostro dovere e le tende sono state smontate!", ha detto il primo cittadino, smobilitando la protesta. Ma non prima di una stoccata a Musumeci: "Se fossi stato il presidente della Regione avrei fatto questa ordinanza subito, ovvero il 30 dicembre o il 9 di gennaio. E poi è necessaria un'integrazione anche valida per gli aerei”.

La protesta di Cateno Luca (LaPresse)

 

Prove tecniche di campagna elettorale che incrociano la pandemia e le sue pieghe lesiglative, mentre si attende la prossima mossa del governo, che nel caso della Campania e dell'ordinanza emanata da Vincenzo De Luca per rinviare la riapertura delle scuole, ha impugnato il provvedimento, ricorrendo al Tar e ottenendone la sospensione. Sullo sfondo restano anche le richieste, trasversali alla conferenza delle regioni, di sburocratizzare e rivedere le norme che regolano questa fase, le quarantene, il calcolo dei tassi di riempimento degli ospedali e dunque il sistema dei colori. Modifiche per le quali il ministro Speranza ha annunciato nelle prossime ore un tavolo tecnico

 

Ed è proprio in questo solco che si inserisce la Valle d'Aosta, unica regione in arancione, con numeri al limite della zona rossa. Al punto da avanzare, dopo un passaggio in consiglio regionale, la cui maggioranza è composta da Pd e movimento autonomisti, la richiesta di una deroga, anche provvisoria, per evitare nuove restrizioni, "una tragedia, perché vorrebbe dire chiudere gli impianti di risalita in un momento in cui c'è un po' di ripresa”, come ha spiegato il presidente Erik Lavevaz.

Al momento in Valle d'Aosta, il tasso di occupazione delle aree mediche Covid in ospedale arriva al 57 per cento, mentre quello relativo alle terapie intensive, oggi il vero termometro, è del 24 per cento: 8 pazienti su un totale di 33 posti letto con respiratore, basterebbero quindi 2-3 ricoveri per andare in zona rossa. In regione, la percentuale di chi non ha ricevuto nemmeno una dose supera il 16 per cento, a fronte di un dato nazionale che si ferma al 14.

Ma a rischiare il cambio di colore, sebbene si tratterebbe di passare dal giallo all'arancione, non è solo la Valle d'Aosta: l'Abruzzo ha raggiunto ieri la soglia d'allerta, avendo terapie intensive piene al 20 per cento e reparti al 30 per cento. Il Friuli-Venezia Giulia è invece già oltre, in questo caso i due indicatori sono al 24 e al 34 per cento, e vanno attenzionate anche il Piemonte (24 e 30 per cento, respiratori e ricoveri) e la Sicilia (20 e 36 per cento). Ci sono poi Lazio, Molise e provincia di Trento che presentano numeri al limite, ma almeno stando alle ultime rilevazioni rientrano nei limiti della zona gialla.