Casellati ci crede e incontra Di Maio. "Quanti grillini mi voterebbero?"
L'incontro nella notte. La presidente del Senato ha un'agenda fittissima di ricevimenti a Palazzo Giustiniani. Il suo nome era stato sondato anche da Salvini con Conte. I timori del Pd sulla scantonata del M5s
Ci crede, com'è normale che sia. E se la frequenza degli incontri e dei ricevimenti nel suo ufficio di Palazzo Giustiniani va preso come termometro della sua convinzione, allora si deve dire che Elisabetta Casellati è convintissima di potercela fare. E così, nelle scorse ore, a notte ormai inoltrata, ha incontrato anche Luigi Di Maio. Rendez-vous non inedito, visto che i due s'erano visti per una cena paraistituzionale già a ridosso della vacanze di Natale, ma che, nell'incombenza dell'inizio della sfida quirinalizia, assume un valore nuovo. La presidente del Senato e il ministro degli Esteri, insieme per discutere delle strategie per il Colle. Casellati ha voluto sondare gli umori che in tanti considerano come il vero regista del M5s: uno che controlla poche truppe, forse, non più di 40 o 50 parlamentari, ma che sa muoversi assai meglio di Giuseppe Conte nelle strettoie parlamentari. Se, insomma, si arrivasse al dunque, nel segreto dell'urna, quanti voti grillini potrebbe aggiungersi a quelli del centrodestra per sostenere la candidatura della seconda carica dello stato?
Più o meno la stessa domanda, del resto, se l'era sentita porre Conte da Matteo Salvini, poche ore prima. Tra i tanti nomi vagliati dal capo grillino e da quello leghista, infatti, durante il loro colloquio di giovedì pomeriggio, c'è stato anche quello della Casellati. Che conduce a un'ipotesi potenzialmente dirompente, per gli assetti politici attuali: perché implicherebbe una prova di forza da parte del centrodestra che avanza una sua candidatura di parte puntando sul collaborazionismo del M5s. Che dunque, sganciandosi dal Pd, decreterebbe la rottura del fronte progressista, qualunque cosa sia al momento.
Per questo dal Nazareno si sono affrettati, nella serata di ieri, a chiarire che no, per Enrico Letta non è accettabile l'idea di votare un nome avanzato dalla destra, magari a seguito del ritiro di Silvio Berlusconi. Per questo, allora, l segretario del Pd ha accelerato le grandi manovre per arrivare a Mario Draghi: che è il nome su cui si punta per fare in modo che nessuno si faccia troppo male. Nel frattempo, però, la Casellati ci spera. E, nella speranza, aggiorna la sua agenda.