programma quirinale
Il futuro di Draghi tracciato nelle sue stesse parole
La fiducia nel Parlamento e nella politica, il “gusto del futuro”, la certezza che l’Italia ce la può fare: un’intervista che intervista non è ma che riporta fedelmente le parole di Draghi. Da ascoltare ora che la partita per il Quirinale entra nel vivo
Lo ammettiamo. Abbiamo fatto una cosa scorretta. Abbiamo passato del tempo, molto tempo, ad ascoltare di nascosto le parole usate da Mario Draghi con alcuni interlocutori e nonostante la delicatezza della materia e l’importanza del giorno abbiamo deciso, per dovere di trasparenza, di riportare tutto e di trascrivere le conversazioni del presidente del Consiglio, che se tutto andrà per il verso giusto alla fine di questa settimana potrebbe diventare presidente della Repubblica. Quella che segue non è un’intervista ma è come se lo fosse. Le domande sono quelle che sono, le parole di Draghi possiamo garantirvi che sono quelle originali. E metterle insieme oggi, in una giornata come questa, ci può aiutare a capire qualcosa di più su cosa significherebbe avere Draghi per sette anni al Quirinale. Non è un’intervista, ma è come se lo fosse. E’ Mario Draghi che parla. E conviene ascoltarlo.
Presidente, è soddisfatto di aver portato a termine la sua missione?
“Quello che si è appena concluso, e che si concluderà questa settimana, è stato il governo del paese senza aggettivi”.
In che senso presidente?
“Nel senso che aver fatto parte di questo governo ha significato condividere una serie di valori non negoziabili che nei prossimi anni, se avrò l’onore di andare al Quirinale, verranno difesi con tutta la forza possibile”.
Ovvero?
“L’irreversibilità della scelta dell’euro e la prospettiva di una Unione europea sempre più integrata che approdi a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei momenti di recessione”.
Pensa a un nuovo Patto di stabilità?
“Verrà il momento di parlare anche del Patto di stabilità. E’ difficile che resti com’è. Il debito è cresciuto in tutti i paesi, non solo in Italia. Anche la Germania in questi mesi ha chiesto un aumento del debito al Parlamento tedesco. Anche la Francia ha aumentato moltissimo il suo debito e così via”.
Non ha paura che senza di lei il governo possa incontrare qualche difficoltà?
“Questo governo nasce da una chiamata di altissimo ordine del presidente della Repubblica che si è tradotta in un sostegno, una vicinanza alla sua azione. Ma la responsabilità dell’azione del governo sta nel Parlamento, è il Parlamento che decide la vita del governo. I risultati ottenuti sono stati possibili grazie al Parlamento. Fondamentale per l’azione del governo è il sostegno delle forze politiche. I miei destini personali non contano nulla. La responsabilità delle decisioni è nelle mani delle forze politiche”.
Ripetiamo: non ha paura che senza di lei questo governo possa incontrare qualche difficoltà?
“Il governo andrà avanti, non seguirà il calendario elettorale, deve seguire il calendario degli impegni presi con la Commissione sul Pnrr”.
Come fa a esserne sicuro?
“Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, la più ampia possibile. Ed è una maggioranza che voglio ringraziare molto”.
Cosa promette se andrà al Quirinale?
“Non voglio promettere nulla che non sia realizzabile”.
Presidente, non ha paura che il Parlamento possa bocciare o dribblare la sua candidatura? “
Le aspettative non mi pesano. Quello che mi dico sempre è che le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo che c’è oggi. E’ il minimo che mi aspetto”.
Ripetiamo: se il Parlamento dovesse bocciare la sua candidatura, o non valutandola o non votandola?
“In varie occasioni della mia vita mi hanno chiesto: come pensi di farcela? Beh, insomma, abbastanza spesso ce l’ho fatta. Occorre avere fiducia nel Parlamento, più che guardare al Parlamento come a un ostacolo per la sua diversità di opinioni. Vede, l’esperienza di questi undici mesi è stata l’esperienza di una maggioranza molto grande, nella quale occorre accettare una diversità di vedute. Non si deve cercare una mediazione a tutti i costi per avere l’unanimità. Ma devo dire che la diversità di vedute non è stata un ostacolo all’azione di governo”.
E’ preoccupato per il futuro dell’Italia nel contesto pandemico?
“Bisogna cominciare ad avere di nuovo il gusto del futuro. Occorre uscire da questa situazione di inattività. Sono certo che tutti insieme raggiungeremo qualunque obiettivo. Questa è la mia certezza. Non una speranza né un pronostico”.
Cosa risponde a chi le dice che andando al Quirinale la sua capacità di incidere sulle sorti del paese diminuirà piuttosto che aumentare?
“Il presidente della Repubblica non è tanto un notaio quanto un garante. L’esempio del presidente Mattarella è forse la migliore guida all’interpretazione del ruolo del capo dello stato nella Costituzione. Ha garantito l’unità nazionale con una maggioranza ampia che ha sostenuto e protetto il governo facendo il meglio possibile”.
Ci sarà il rischio di andare alle elezioni se lei andrà al Quirinale?
“Gli italiani tengono alla stabilità politica e i partiti lo hanno capito”.
E pensa sia possibile che questa maggioranza si presenti in ordine sparso nel momento in cui andrà a votare per il capo dello stato?
“Secondo lei è immaginabile una maggioranza di governo che si spacca sull’elezione del presidente della Repubblica?”.
Il suo possibile arrivo al Quirinale, l’arrivo di un tecnico sul Colle più importante d’Italia, può essere il segno di una politica che sceglie di commissariarsi, come è stato per il suo governo?
“Questo governo non è il risultato di un fallimento della politica. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità, semmai in un inconsueto spirito di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del paese”.
La pandemia, presidente, non dovrebbe essere uno sprone per eleggere il presidente della Repubblica in maniera veloce, rapida? Risposta secca di Draghi: “Sì, sono d’accordo con lei, completamente”.
Lo ammettiamo. Abbiamo fatto una cosa scorretta. Abbiamo passato del tempo, molto tempo, ad ascoltare di nascosto le parole usate in questi mesi da Mario Draghi con alcuni interlocutori e nonostante la delicatezza della materia e l’importanza del giorno abbiamo provato a dimostrare che quello che Draghi doveva dire in questi mesi rispetto alla sua traiettoria futura è tutto lì, nelle sue parole usate da febbraio a oggi, che abbiamo riportato fedelmente in questa intervista che ovviamente non è un’intervista, e nella sua visione del mondo che la politica, a partire da oggi, dovrà decidere se preservare solo per i prossimi sette giorni oppure per i prossimi sette anni. La scelta, in fondo, non dovrebbe essere così difficile.