Le fesserie del politologo collettivo sul Quirinale

Giuliano Ferrara

Capo dello stato senza poteri, no il premier al Colle perché i partiti devono essere rilegittimati. Ma va là. I fatti: fino al 2023 c’è solo la maggioranza Draghi-Mattarella

Breve rassegna delle più frequentate fesserie dette da osservatori titolati in queste ore. Un politologo sostiene che il capo dello stato non nomina il capo del governo se non c’è una maggioranza parlamentare che indica un nome. Di questo la Costituzione in realtà tace, sebbene la clausola decisiva della fiducia che i governi devono ottenere vada nella direzione di un accertamento preventivo. Ma l’attuale capo del governo è stato nominato dal capo dello stato, che ha chiesto al Parlamento di dargli la più ampia maggioranza di unità per affrontare le emergenze. E lo ha fatto per dir così al buio. Molti presidenti hanno tenuto le consultazioni e seguito protocollarmente le indicazioni dei partiti politici, quando c’erano ed erano vivaci organizzazioni istituzionali e sociali, molti se ne sono fottuti e hanno deciso loro presidenti e maggioranze. Pertini socialista promosse Craxi alla guida del governo, Saragat diede un incarico “per la formazione di un quadripartito organico di centrosinistra”, e si potrebbe continuare. Napolitano nominò Monti con un Blitz, nobilitandolo perfino con il laticlavio a vita. Mattarella per esempio ha dato una mano nella nomina del Conte1, intuendo che l’avvocato del popolo sarebbe presto diventato l’avvocato dell’Unione europea, ragion per cui escluse Paolo Savona dalla lista dei ministri. Ma insomma, questa storia del presidente della Repubblica senza poteri ha qualcosa di ridicolo, il presidenzialismo di fatto non fu inventato da noi o da Giorgetti, non nascerebbe con Draghi, che anzi ha mostrato inesausta volontà e capacità di mediazione politica, è nato molto prima, è nato quando i partiti contavano parecchio, figuriamoci adesso che sono in lenta ricostruzione. 


E la Costituzione si tenne sul generico, definendo poteri molto ampi ma limitati, controfirme necessarie e centralità del Parlamento, attribuendo tuttavia al titolare del Quirinale facoltà e compiti di controllo e di indirizzo decisamente non protocollari.  

 

A proposito dei partiti, si dice in modo petulante che devono essere rilegittimati, quindi è impossibile Draghi al Quirinale e un non politico professionale a Palazzo Chigi. I partiti, e il Politologo Collettivo dovrebbe saperlo, saranno rilegittimati con le prossime elezioni politiche, specie se ne uscisse una maggioranza chiara nell’identità e nei programmi e negli uomini e donne incaricati di realizzarli, e magari un’opposizione alternativa cazzuta. Non esistono scorciatoie. In queste Camere una maggioranza politica per un capo di governo politico non c’è. Il governo del contratto cosiddetto e il Bisconte hanno fatto la loro parte, fino alle urne del 2023 c’è solo la maggioranza Draghi-Mattarella. Se per avventura i partiti si intendessero su un capo dello stato che smentisce quella maggioranza, sbarazzandosi del suo capo esecutivo del momento con l’elezione di un garante che non sia lui stesso, il probabile esito sarebbero elezioni anticipate e una seria crisi di sistema a fronte del percorso europeo in moneta sonante. Non è che i tecnocrati e l’Europa si sono comprati il governo italiano e il Quirinale, come pensano quelli della moralina, è la politica, bellezza, e non puoi farci niente. Oggi i partiti si rilegittimano organizzando un percorso ordinato verso le elezioni alla data costituzionalmente convenuta, cosa che è peraltro nell’animus dei parlamentari. Alla base di questo percorso c’è l’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica e la prosecuzione del governo di maggioranza di unità. Il resto è sfascismo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.