l'opzione "una donna" manco per scherzo
In pubblico ci si batte per la Segre al Quirinale, nell'urna si scrive Dino Zoff
Anche nel caso dell'elezione del presidente della Repubblica, è nel cazzeggio che il paese rivela il proprio volto, senza più fraintendimenti. Ma anche nella burla ci manca il “gender balance”
Siamo talmente pronti per “una donna al Quirinale” che se ne trovano pochissime anche tra i nomi insoliti del primo spoglio. Qualche Barbara D’Urso, Valeria Marini, Sophia Loren, ma surclassate da una sfilza di Amadeus e Signorini. Non una Michela Murgia o una Dacia Maraini. Non una Cirinnà o una Vladimir Luxuria reclamate a gran voce da Mattia Santori in salsa anti Cav e quota lgbtq+ o risarcimento per lo Zan. Non un nome tra quella sfilza di “donne competenti di cui è pieno il paese” evocate da Serena Dandini dal palco di “Propaganda Live” (astronome, scienziate direttrici di musei, candidate alla presidenza della Calabria). Anche nella burla ci manca il “gender balance”.
Non una Federica Pellegrini, una Mara Venier, un’Ilary Blasi, una Cucinotta o Elisabetta Canalis, che pure poteva funzionare come icona dei conservatori e contro la famigerata cancel culture. Il fatto è che sulle donne ormai non si può più scherzare, e agli uomini non pare vero di prendersi tutta la scena anche qui, nel gran cazzeggio da terza media, ultimo banco, con la girandola di nomi improbabili che a loro modo sono pur sempre uno “spaccato del paese” (il conte Mascetti di “Amici miei”, per esempio, va sempre fortissimo). Il messaggio è chiaro: in pubblico ci si batte il petto per Liliana Segre al Quirinale, nel segreto dell’urna si scrive Dino Zoff. O Cruciani o Mauro Corona, Lotito, o Rocco Siffredi e Alberto Angela, che avranno forse le loro groupie fra elettori grandi e piccole, e si sa che le ragioni del cuore non sentono appelli. Nell’attesa di vedere come andrà a finire, resta almeno una certezza. Come sempre è nel cazzeggio che il paese rivela il proprio volto, senza più fraintendimenti e minuetti.