nostalgia gialloverde
"Resti a Chigi": il gioco di sponde tra Salvini e Conte per fermare la corsa di Draghi
I due leader si rincorrono a suon di dicharazioni molto simili: "Se lasciasse il governo avremmo settimane di confusione", dice il capo della Lega. E il grillino: "Non ci sono le condizioni perché si possano fermare i motori, cambiare equipaggio, questa nave è in difficoltà". E riavvolgendo il nastro agli scorsi giorni la musica non cambia
Sono convergenze (più o meno) parallele, sarà per nostalgia del governo che fu, forse per semplice coincidenza o per strategia: sta di fatto che negli ultimi giorni, quando parlano di Mario Draghi e di presidente della Repubblica, Matteo Salvini e Giuseppe Conte sembrano quasi squillare all'unisono, in una riedizione quirinalizia in salsa gialloverde.
E così, se ieri sera il leader grillino diceva: “Abbiamo affidato a un timoniere questa nave in difficoltà e non ci sono le condizioni perché si possano fermare i motori, cambiare equipaggio, perché si possa chiedere al timoniere un nuovo incarico”. Questa mattina, il dirimpettaio del Carroccio, arrivando alla Camera, rispondeva: “Il nuovo premier non lo troviamo a Campo de Fiori...Stiamo lavorando già a un Presidente della Repubblica e io ho un'idea. Qualora Draghi lasciasse il governo avremmo settimane di confusione, sarebbe un problema per l'Italia, con la crisi economica, sanitaria".
Dichiarazioni che paiono segnali o aperture. Come a dire che se si mettesse male, se dovessero davvero saltare gli schemi, il salvacondotto potrebbe arrivare proprio sull'asse Lega-M5s, ripetendo lo schema che ha portato Casellati a diventare presidente del Senato. Chissà non sia ancora lei il nome buono per rifare un'operazione simile. Che dal punto di vista della Lega, vorrebbe dire anche rompere l'asse rossogialla in un passaggio così delicato.
E riavvolgendo il nastro, andando indietro, la musica non cambia: sempre ieri e ancora prima della terna di centrodestra, intercettato per le vie di Roma Salvini si affrettava a chiarire, un'altra volta: “Non dico dei no preventivi, lavoriamo per un sì”, purché non si tratti dell'ex presidente della Bce: “Draghi è a Chigi e lavora bene a Chigi”. Concetto ribadito poco dopo anche dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: “Draghi resti al governo e per la presidenza della Repubblica poniamo dei nomi di area, quindi personalità del mondo politico”.
Stralci di un motivo sempre più ricorrente, che ha caratterizzato anche la giornata di lunedì. “Sul Quirinale siamo chiamati a una grande responsabilità, ma non possiamo trascurare che ci sono cittadini, famiglie e imprese che hanno urgenze impellenti: l’azione del Governo non si può fermare. Siamo ancora in piena emergenza sanitaria, economica. C’è ancora molto da fare”, il tweet dell'avvocato del popolo, che ricalcava ancora una volta il pensiero di Salvini, espresso qualche ora prima: “L'Italia merita una scelta veloce e condivisa. Ribadisco che togliere il presidente Draghi dall'incarico di presidente del consiglio sarebbe pericoloso, con le bollette che aumentano e l'inflazione sta galoppando. Reinventarsi un nuovo governo fermerebbe il paese per giorni e giorni. E la Lega non lo vuole”.
E nemmeno il Movimento 5 stelle a quanto pare, perché oltre a condividere il ghost writer, si fa per dire, Salvini e Conte coltivano forse, pur per vie diverse, un'altra idea: il draghicidio.
(Video di Giuseppe Marmo)