Sabino Cassese, un ritratto attraverso i suoi scritti
Il professore è abituato a non sprecare le parole, le soppesa in maniera cartesiana. Ha scritto spesso per il Foglio, occupandosi dei più svariati argomenti, sempre con attento spirito critico. Ecco alcuni dei suoi articoli
Sabino Cassese, noto giurista e accademico italiano, come riportato dal Foglio, nella giornata di ieri ha incontrato Matteo Salvini. Entrambi smentiscono, ma in una fase delicata come questa, nel corso della quarta giornata di votazione per eleggere il presidente della Repubblica, i silenzi e i non detti fanno parte dal gioco.
Ma chi è Sabino Cassese?
E’ l’italiano che crede nella parola e che non sopporta chi non si fa capire, come scriviamo qui: non ama chi lo loda ma preferisce chi lo legge. Non scrive per vanità ma perché rimane un insegnante. Cassese è abituato a non sprecare le parole, le soppesa in maniera cartesiana, ha scritto spesso per il Foglio, e ha trattato, sempre con attento spirito critico, i più svariati argomenti. Ha parlato della crisi economica scaturita dalla pandemia, analizzando la reazione del sistema pubblico italiano all'emergenza.
Nel giugno del 2020 osserva che: "C’è stata una forte concentrazione di Stato e regioni sulla pandemia, trascurando tutto il resto. Lo Stato, per il resto, è 'andato in vacanza'. Il Parlamento ha funzionato a un decimo del suo ritmo. Il governo ha trascurato tutti gli altri problemi. La giustizia si è fermata. L’amministrazione ha rinviato le decisioni. I dipendenti pubblici sono rimasti a casa, con quel che comportava il fatto che il telelavoro non era stato programmato; la digitalizzazione amministrativa carente; obiettivi, risultati e catene di lavoro nelle pubbliche amministrazioni poco definiti".
Ha notato poi "l’incerta collocazione della competenza a provvedere, tra Stato e regione" che tanto sta facendo discutere anche oggi: "Questo argomento andrebbe esaminato, una volta usciti dalla fase dell’emergenza". Ha anche parlato dell'importanza dell'Unione europea, protagonista indiscussa della lotta alla pandemia che "ha acquisito un ruolo centrale. E ha dimostrato capacità di reazione notevoli, specialmente nel dotarsi di ciò che le mancava, il potere di spesa, sia pure ricorrendo alla raccolta sul mercato piuttosto che alla imposizione fiscale".
In uno dei suoi articoli, ha riflettuto sui movimenti populisti che si sono affermati nel paese, e sull'uso strumentale che la politica ha fatto del popolo.
Ci ha raccontato dell'importanza della Costituzione e della lingua con cui è stata scritta.
Ha analizzato il dibattito sullo snellimento burocratico, osservando come "la lotta alla burocrazia dovrebbe cominciare con una lotta del corpo politico contro se stesso e le sue decisioni".
Sabino Cassese è un pensatore che sa bene quali compiti deve svolgere un intellettuale, come argomenta nel suo libro (di cui il Foglio ha parlato qui): l’uso pubblico della ragione, l’attività di continuo risveglio del dibattito pubblico e della cultura corrente, la capacità di suscitare proposte su temi politici e sociali, il cosmopolitismo, il ruolo di definitori di concetti e parole, la funzione di collegamento con il passato e con il pensiero del passato. Tutto senza atteggiamenti da vati o da visionari, ma dando invece un peso speciale alla fatica dello studio e della scrittura, cui può seguire (ma non necessariamente) l’assunzione di un ruolo pubblico.