Telequirinale
Al venerdì è svanita compostezza della tribù mediatica sul Quirinale
La tv continua a parlare del vuoto politico di queste elezioni, l'atteso e sospirato vertice Salvini-Conte-Letta ha fatto ben sperare, ma il nulla è tornato imperioso
Sono le 9 del mattino e non c’è ancora traccia della notizia che a sera infuocherà i teleschermi (si cerca l’accordo su una presidente donna: “Elisabetta Belloni al 99 per cento”, dice Enrico Mentana alludendo nel contempo al “sacrificio elettorale dell’altra donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati”). E dunque nel retropalco di Montecitorio, la piazza del Parlamento da cui escono ed entrano eletti, veterani, uffici stampa e portaborse, la tribù mediatica composta da cronisti e operatori ha ormai giustamente perso, alle 9 del mattino del venerdì, la compostezza formale del lunedì, quando ci si era illusi di doversi spingere soltanto fino alla quarta votazione, e ci si poteva persino divertire a intervistare il grande elettore Ugo Cappellacci davanti al cosiddetto “lazzaretto dei positivi” (parcheggio nei pressi di via della Missione). E la compostezza perduta è illustrata plasticamente dalle sacche colorate lasciate ai margini delle transenne e dai volti disillusi (“figurati se questi je la fanno”, sospira un cameraman che fa colazione al bar). E insomma scorrono con l’amarezza del non sapere quando e dove, e su schermi costernati, le ore che separano la notizia serale dal primo voto della mattina, quello in cui la candidatura affossata del presidente del Senato (una settantina di franchi tiratori), fa fare a Matteo Salvini, secondo i commentatori, “quasi una figura peggiore di quella fatta da Pierluigi Bersani” ai tempi dei 101 pugnalatori di Romano Prodi.
Fatto sta che i voti che mancano a Casellati (sanzionata preventivamente nei commenti pd nel ruolo di scrutinatrice di se stessa) – e nonostante la complicata questione, spiegata da vari esperti su Rai e La7, dei segnali in codice lanciati sulle schede nel votarla (tutto il nome? Solo il secondo cognome?) – precipita a ora di pranzo nel grande sacco delle ipotesi tramontate in aula ma anche fuori, tra capannelli di telecamere aggettanti su qualsiasi parlamentare che si avventuri lungo la cosiddetta “tonnara”, snodo fondamentale nella toponomastica di questi giorni. Ma la stessa toponomastica si trasforma plasticamente a sera, quando il corridoio delle postazioni televisive che attendono i protagonisti dell’atteso e sospirato vertice Salvini-Conte-Letta si presenta agli occhi di chi guarda gli speciali di Rai, Mediaset, Sky e La7 come l’altra faccia della finestra di fronte, quella che i cronisti indicano illuminata al grido di “sono lì, sono lì” (e i protagonisti sono sempre loro: i tre che prima non si parlavano, dietro a un vetro se la situazione viene descritta dalla strada; dietro a una porta se visti dal suddetto corridoio). E quando esce Letta dalla porta, lo stesso segretario del Pd offre alla “maratona Mentana” una pillola di pessimismo ottimista o di ottimismo pessimista, a seconda dei punti di vista: abbiamo appena cominciato a parlarci, non sarà una cosa breve, ma la colpa non è nostra, cerchiamo una presidente o un presidente condiviso, peccato che il centrodestra abbia fatto tutto questo giro per arrivare al dialogo.
“Matteo Salvini non uscirà dagli Uffici del Vicario ma da piazza del Parlamento 24”, è la comunicazione dell’ufficio stampa del leader della Lega che getta nello sgomento conduttori e cronisti. E sono infatti quasi botte per aggiudicarsi la prima fila (Salvini dice; spero non vi facciate male). Ed è un Salvini “queen-maker”, così è chiamato su La7, mentre dice “presidente donna”. Cadono “gli altri petali” (definizione televisiva per i nomi dei candidabili), anche se la star mediatica di queste giornate, Clemente Mastella, aveva provato a rilanciare quantomeno sugli schermi l’amico Casini. Prima che cali il sipario sui telegiornali, spunta anche il fantasma di un misterioso fuorionda di Goffredo Bettini, mentre scorrono le immagini degli altri silenti video-protagonisti della giornata: gli astenuti che fanno il periplo dell’aula senza prendere la scheda. Infine compare anche il volto confermativo di Conte (profilo di donna anche per lui). Ed è subito sera sulle disquisizioni: tramontano i dimaiani e i franceschiniani. Tacciono i draghiani. Sarà l’ultima notte, sperano le sagome stanche che chiudono infine i collegamenti.