Dopo il grande spavento

Draghi: "Grazie a Mattarella e acceleriamo sul Pnrr". In Cdm è disputa tra Giorgetti e Speranza

Carmelo Caruso

Va in scena il primo consiglio dei ministri dopo l'elezione quirinalizia. L'ironia di Garavaglia, le strette di mano del premier e la controversia tra i due ministri intorno ai "fragili". Da domani tutti i dicasteri devono indicare lo stato d'avanzamento delle riforme

Temevano il Cdm “sculacciata” ed è stato invece il Cdm “avanti, meglio”. E quando il suo ministro Massimo Garavaglia ha scherzato sulle mascherine da sollevare prima di San Valentino, “perché, caro presidente, non crede che sia un po’ troppo chiedere, quel giorno, il distanziamento?”, anche Mario Draghi ha sorriso. Ha voluto stingere la mano a tutti i suoi ministri. Si rivedranno dopodomani, un altro Cdm, perché era quello dell’applauso al “pompiere Italia”, Sergio Mattarella, e della disputa, “fragile”, Giorgetti-Speranza.


I ministri, che di mattina si preparavano a questo Cdm insolito, il primo dopo le fiamme, avevano lo stesso umore di chi torna dopo aver scampato un grande spavento, e i tecnici, qualcosa altro. Patrizio Bianchi, che una settimana fa, era dato per ministro uscente, era perfettamente presente oggi e non vedeva l’ora di ragionare, a tu per tu, con il premier, di parlare di “nuove quarantene”, di esami di maturità. Se c’è una bella notizia, e c’è sicuramente, è che quest’anno, per decisione di Bianchi, gli esami di maturità si terranno in presenza.

 

Non è dunque corretto dire che non si è deciso proprio nulla e che il Cdm, che veniva convocato con un ordine del giorno che era “leggi regionali e vari ed eventuali”, fosse quello per prendere le misure e ricominciare. Si è deciso che da domani sarà il tempo di un nuovo tempo, quello che in muisca è il veloce andante. Draghi dava infatti quarantotto ore per tornare in Cdm, muniti di tabelle da condividere. Vuole conoscere, ministero per ministero, lo stato di avanzamento degli investimenti del Pnrr e poi le riforme di competenza e, nel caso, comunicare gli “interventi normativi e i correttivi”.

 

Si chiama ricognizione e serve a mantenere “l’andatura”. I ministri erano tutti d’accordo. Dario Franceschini si è presentato con una mascherina più grande del solito, che di solito è grande, per nascondersi  meglio, celare  anche la soddisfazione di averla sempre pensata più lunga degli altri. Quando Draghi, e lo faceva prima di iniziare il Cdm, desiderava ringraziare il presidente Mattarella per la sua “decisione di rimanere per un secondo mandato”, Franceschini  lo ringraziava infatti un po’ di più. Ha senza dubbio vinto. 

 

E’ dunque il Cdm reinsediamento e non solo perché “quando la casa brucia”, che non è solo un modo di dire ma un bel libro (Giometti e Antonello) dell’Agamben veramente filosofo, tutto si fa più chiaro: “Continui a fare quello che facevi prima, ma non puoi non vedere quello che ora le fiamme ti mostrano a nudo. Una poesia scritta nella casa che brucia è più giusta e più vera”. Era quindi più vera, e destinata a continuare, e si spera con una grammatica, la controversia tra Giorgetti e Speranza, con il primo che non si dimette ma si rimette (in forze) e con il secondo che rimane al suo posto ma che deve fare, e lo diceva Giorgetti, “quello che compete al suo posto”.

 

Il ministro della Lega, che ha trovato la sponda di Renato Brunetta, gli ha chiesto a che punto fosse il protocollo sui lavoratori fragili e se fossero arrivate le risposte da parte del Css. Sono domande tecniche che servono a disciplinare il lavoro in modalità smart working. Occorrono perché, come spiegava il ministro professore Brunetta, è necessario avere un decreto che regolamenti questa fattispecie e in maniera più puntuale. Prendiamo una di queste domande: “Quali sono le patologie croniche che non possono ritenersi superate dalla somministrazione del vaccino?”.

 

I ministri del M5s, con Luigi Di Maio che ha vissuto una giornata difficile, sotto attacco dal fuoco amico; è lui ora il Pasternak che il mondo libero deve difendere, partecipavano a questa contesa Giorgetti-Speranza, che si allargava a mascherine e discoteche, ma lo facevano da spettatori, da sopravvissuti. E’ probabile che l’indirizzo del governo in materia sanitaria muti. Si parla di un approccio spagnolo, di maggiori libertà, per smentire l’idea, falsa, del governo degli arcigni. Oggi, si poteva perfino commentare, come acqua passata, la tattica senza tecnica di Matteo Salvini. La verità? Lunedì scorso ha offerto la presidenza della Repubblica a Draghi ma non è riuscito a vincere le resistenze di Berlusconi e di Conte. Niente sculacciate. Forse bisogna ringraziarlo. Voleva uscire dal governo e gli ha allungato la vita. Del resto con tutte quelle telefonate…
 

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio