l'intervento
Carfagna: "Non si può costruire un nuovo centrodestra contro il metodo Draghi"
La coalizione va rifondata ma la strada da perseguire passa necessariamente dalla rivendicazione dei successi raggiunti dall'attuale governo
Al direttore - E’ possibile che il centrodestra riesca a ricostituirsi come cartello elettorale per le prossime amministrative e, più oltre, per le politiche 2023. Ma di sicuro l’idea di rimetterlo insieme attraverso un semplice riassetto organizzativo rischia di indispettire un elettorato già depresso.
La rielezione di Sergio Mattarella ha marcato il confine tra due visioni dell’attuale fase politica e del governo di salvezza nazionale che la gestisce: da una parte, chi lo giudica un incidente di percorso da chiudere prima possibile; dall’altra, chi lo vede come un passaggio da sostenere con forza nel nome dell’interesse italiano. Alla prima categoria appartengono quanti, dentro e fuori il centrodestra, dopo la generosa rinuncia di Silvio Berlusconi hanno lavorato per usare l’elezione del capo dello stato allo scopo (dichiarato o non) di indebolire il governo o addirittura di farlo franare. Alla seconda partecipano le forze, ma anche i singoli e i gruppi che si sono opposti con fermezza a questo schema di lacerazione tenendo come bussola la stabilità.
Ecco, questo è il punto da chiarire per chiunque si proponga come titolare di un futuribile “nuovo centrodestra”: quale ne sarà il cemento? Non basta un generico riferimento alle comuni convinzioni in materia di giustizia, sicurezza, tasse. E’ necessario chiarire un dato di fondo: questa immaginaria alleanza 2.0 intende proporsi agli italiani come portatrice di un “Nuovo Ordine” contro l’attuale stagione? O intende consegnare l’esperienza del governo di salvezza nazionale al giudizio degli italiani dicendo: ecco qui, abbiamo costruito – insieme ai tecnici, che non sono “il male” ma una grande risorsa del paese nei momenti difficili – un’Italia che cresce del 6,5 per cento, un’Italia con 50 milioni di vaccinati che ha consentito la prosecuzione del lavoro, della scuola e anche degli svaghi, un’Italia che ha sostenuto imprese e partite Iva nei momenti più bui distribuendo ristori, un’Italia che comincia a ricucire il sud con il nord, un’Italia che ha tagliato 8 miliardi di tasse? Personalmente, credo fermamente nella necessità di perseguire la seconda strada. E credo che la gran parte di Forza Italia sia della stessa idea.
La nostra base ha vissuto con disagio la lunga fase in cui le parole di un pezzo del partito sembravano l’eco delle frasi di altri partiti, di altri leader: un passaggio che ha prodotto strappi e defezioni dolorose. La galassia di movimenti e persone che lavorano alla ricostituzione del centro altro non è che l’esito della nostra rinuncia al ruolo di aggregatore dei moderati.
Ora abbiamo l’opportunità di chiudere una volta per tutte quella stagione e di individuare una “nostra” strada per riaggregare amici e recuperare consenso, a prescindere dalle formule future e futuribili dell’alleanza. Abbiamo 13 mesi di tempo, che per i ritmi della politica di oggi sono tantissimi, e sono convinta che non vadano sciupati inseguendo le suggestioni di altri: usiamoli per ritrovare un nostro gioco e un nostro modo di stare sulla scena politica. Dettiamo noi le regole della partita. Indichiamo noi la strada. Lo abbiamo fatto per vent’anni, abbiamo le competenze e le energie per tornare a farlo.
Mara Carfagna
ministro per il Sud e deputato di FI