Sergio Mattarella (Ansa)

cattivi scienziati

Il senso di Mattarella per la scienza e il ritorno del biodinamico

Enrico Bucci

Il presidente della Repubblica ha più volte richiamato l'attenzione sui rischi di una deriva antiscientifica, sottolineando con forza la necessità di sostenere la ricerca. Anche nel campo dell'agricoltura. Abbiamo raccolto le dichiarazioni più significative del capo dello stato

Molto inchiostro e tantissime parole si sono spese riguardo la rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Credo che l’occasione sia giusta per ricordare su queste pagine un aspetto che forse non è stato oggetto di sufficiente attenzione: l’interesse ed il supporto del Presidente per la conoscenza e la ricerca scientifiche. Non c’è bisogno di usare parole diverse da quelle che lo stesso Sergio Mattarella, durante il suo primo mandato, ha usato; eccone quindi una scelta, nella speranza che possano servire al lettore come promemoria del perché non possiamo fare a meno non solo della cultura scientifica, ma anche della necessità di contrastare con forza la deriva antiscientifica che continua a riversare il suo veleno comunicativo nel discorso pubblico, procurando lutti e danni che non è necessario ripercorrere.

Ecco quindi un breve elenco.

All’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica, il primo febbraio 2017, Mattarella parlò di “ricerca scientifica decisiva e preziosa”.

Presso il consorzio BioGem, in Campania, il 5 settembre 2018: “Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati”.

Al Quirinale, il 29 Ottobre 2018: "La ricerca è una porta che apre il futuro"

Al CERN, il 10 Giugno 2019, ricordando il pericolo dell’oscurantismo ignorante che oggi si manifesta ai nostri giorni, parlò di “un’epoca in cui emergono sconsiderati scetticismi, quando non inaccettabili opposizioni, ai risultati offerti dal metodo scientifico”.

 

Di nuovo al Quirinale, sempre a proposito di tali pericoli, il 24 Ottobre 2019: “La rapida circolazione di informazioni paradossalmente può provocare nuove sacche di disinformazione o addirittura la diffusione di credenze anti-scientifiche, di paure irrazionali che vanno contrastate perché possono aprire pericolose falle in questo sforzo collettivo”

E ancora, parlando il 29 febbraio 2020 ai ricercatori di Telethon: “Eppure è accaduto in questi anni che la scienza fosse messa in discussione. Abbiamo assistito a comportamenti irrazionali, al propagarsi di teorie antiscientifiche – ad esempio sui vaccini – al diffondersi di ansie che si sono tramutate in comportamenti autolesionisti”

Al Quirinale, nuovamente, il 26 ottobre 2020: “La ricerca è un bene comune che sollecita responsabilità comuni”.

Quindi il 15 maggio 2021, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Cremona: “Il rispetto per la scienza cui ci ha richiamato con forza la pandemia e la necessità di contrastarla sono un elemento indispensabile da preservare non soltanto quando vi sono emergenze drammatiche ma costantemente nella vita del nostro Paese”.

In occasione della cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere al merito del lavoro e dei riconoscimenti agli Alfieri, il 26 ottobre 2021: "Non possono prevalere i pochi che vogliono rumorosamente imporre le loro teorie antiscientifiche che danno sfogo talvolta ad una violenza insensata, persino, come è avvenuto più volte, con la devastazione dei centri in cui i nostri concittadini si recano per essere vaccinati e sfuggire al pericolo del virus".

Ancora dal Quirinale, il 19 Novembre 2021, Mattarella ammoniva sull’esistenza di “nuclei che propagano l'antiscienza: è una sfida nei luoghi della modernità, occorre affrontarla e vincerla”.

Ed infine, nell’ultimo discorso di fine anno, il 31 dicembre 2021: “La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla”.

 

Questa breve cavalcata fra le dichiarazioni del Presidente delle Repubblica dovrebbe illustrare con sufficiente chiarezza non solo in che conto tenga scienza e ricerca scientifica, ma anche – e forse è di maggiore importanza – quanto sia chiara la minaccia del pensiero antiscientifico e delle sue manifestazioni, sempre insidiose, in pandemia o fuori di essa. Ora, in Parlamento sta per tornare per l’eventuale approvazione finale una legge sull’agricoltura biologica, della quale i sostenitori della stregoneria biodinamica intendono profittare, grazie all’equiparazione che nel testo si fa tra quest’ultima e il metodo biologico. In proposito, rispondendo al premio Nobel Giorgio Parisi che dichiarava come “sta per essere riconosciuta da una legge dello Stato italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica”, il Presidente Mattarella dichiarò il 22 novembre 2021: "Vorrei anche rassicurarla, Professore, sull’agricoltura biodinamica di cui ha parlato. È una questione che sta in Parlamento e io, notoriamente, non posso pronunciarmi. Ma posso ben dire che, perché diventi legge, vi sono alcuni altri passaggi, anche parlamentari anzitutto, che rendono lontana questa ipotesi."


E che l’ipotesi sia rimasta lontana è l’auspicio di chi non chiede altro che una parola, biodinamico, sparisca da una legge fatta per tutelare il biologico, e non certe assurdità astrologico esoteriche parte integrante del disciplinare di Demeter, le quali avrebbero per legge addirittura un proprio separato rappresentante istituzionale, ove la legge passasse così come è.