Dopo il quirinale
Così Casini declina l'invito a diventare federatore del centro. "Non ho più il fisico"
“Come se avessi accettato”, ha detto l'ex presidente della Camera, tornato centrale nella politica italiana nelle ultime settimane. Ora spera in possibili ruoli istituzionali, magari alla Nato. Ma prima deve ricucire i rapporti con Mario Draghi
Per carità, s’è detto lusingato: “Come se avessi accettato”. Ma insomma Pier Ferdinando Casini ha declinato l’offerta che più di uno degli aspiranti fondatori del costituendo centro gli ha avanzato: “Pier, fai tu da federatore”. Dell’idea ne hanno parlato una manciata di senatori, giorni fa, e Matteo Renzi e Giovanni Toti, divertiti all’idea, hanno concordato che sì, un tentativo meritava d’esser fatto. “È che non ho più il fisico”, ha scherzato l’ex presidente della Camera, che ama fare dell’autoironia sui dolori alla schiena che troppo spesso gli causano le sue lunghe camminate mattutine a Villa Borghese. In verità al futuro non ha affatto smesso di pensarci. E anzi, la rinnovata centralità guadagnata dalla vicenda quirinalizia lo induce a sperare ancora in possibili ruoli istituzionali, o magari pensando, pure lui, alla Nato.
Sempre che si ricuciano, però, i rapporti con Mario Draghi. Perché a fidarsi delle confidenze di Matteo Salvini, sarebbe stato proprio il premier a esprimere perplessità sulla candidatura al Colle di Casini, e di lì l’opposizione della Lega. Quel che è certo è che il senatore bolognese e l’ex banchiere si sono sentiti, nei giorni convulsi di trattative: e Draghi avrebbe condiviso col suo interlocutore, a telefono, i timori per un voto quirinalizio che avrebbe potuto spaccare la maggioranza di governo. “Per cui, guardate, se la mia candidatura deve restare, che sia condivisa anche dalla Lega, sennò evitiamo”, ha detto Casini ai suoi sostenitori. “E dire che Pier, pure col veto di Salvini, ce l’avrebbe fatta, ma è stato un signore”, ammette Renzi.