Guardare il dito del Conte disarcionato, anziché la luna della politica commissariata
C'è poco da esultare per la decapitazione del M5s. L’idea che un giudice abbia quel potere sulla politica fa rabbrividire. Una lettera (con risposta) del deputato di Azione
Al direttore - C’è poco da esultare di fronte a un tribunale che decapita un partito politico. Anche se quel partito è distante anni luce dalle mie posizioni. Anche se quel partito ha vissuto sfruttando le mosse dei magistrati per colpire gli avversari, fornendone spesso gli strumenti normativi. L’idea che un giudice, nel chiuso del suo ufficio abbia il potere di vita o di morte sulla politica mi fa rabbrividire. Un partito sarà pure debole, sgangherato, ma è pur sempre l’espressione delle scelte dei cittadini. Oggi tutti dovrebbero scandalizzarsi, senza distinzioni, senza cedere all’ironia per rimarcare le contraddizioni (evidenti) del M5s. In prima fila mi aspetterei di vedere proprio le “vittime” del giustizialismo grillino, coloro che ci sono passati, che hanno giustamente sostenuto che è a rischio la libertà democratica se è il giudice penale a decidere cosa è un partito e cosa no, coloro che hanno visto i loro esponenti di punta abbattuti o ammaccati da inchieste giudiziarie finite nel nulla.
E invece no. Tutti a guardare il dito del Conte disarcionato, anziché la luna della politica commissariata, politica che mai come oggi avrebbe l’occasione per riappropriarsi delle sue prerogative, mettendo i princìpi davanti alle convenienze. Il fondatore del Movimento 5 stelle viene estratto alla lotteria del traffico d’influenze? Anche qui c’è poco da esultare. Non è che un obbrobrio giuridico diviene improvvisamente un’opera d’arte solo perché colpisce chi lo ha generato. E’ un reato indecente anche quando colpisce il mio avversario, perché una norma non può essere così impalpabile da mettere nelle mani dei pm una scelta formalmente giuridica, ma sostanzialmente politica.
Coloro che gioiscono per queste disgrazie dei 5 stelle creano danni esattamente come fanno i 5 stelle, perché uccidono i princìpi in cui affermano di credere. Princìpi che non sono à la carte, buoni solo per gli amici, ma che si rafforzano se applicati quando meno conviene. E questo a parti inverse vale anche per chi, come Travaglio oggi che parla di “scartoffie di un tribunale incompetente”, è pronto da domani a brandire come una clava il primo avviso di garanzia recapitato a un avversario.
Enrico Costa, deputato di Azione
Tutto vero. Ma con un particolare non di poco conto. La politica commissariata, di solito, è una politica che fa di tutto per diventare vulnerabile. E un partito che nasce con l’idea di voler abbattere la forma partito è un non-partito che in modo naturale sceglie di esporre la democrazia ai peggiori istinti dell’antipolitica. O no?