I timori di Letta su Conte: "Le tensioni del M5s non si scarichino sul governo"

Valerio Valentini

Patuanelli alza il tiro, Taverna sbotta, e i consiglieri dell'avvocato del popolo vagheggiano strappi clamorosi. Il segertario del Pd difende l'agenda di Draghi: "Non possiamo permetterci un anno di campagna elettorale". Il nodo dei balneari e l'incognita sul Csm: così la sfida tra grillini e Lega può destabilizzare l'esecutivo

L’ansia che avverte, Enrico Letta l’affida ai membri più fidati della sua segreteria. Ed è un’ansia reale: “Perché le fibrillazioni sono comprensibili, e  la dialettica interna agli altri partiti va sempre rispettata, tanto più se si parla dei nostri alleati. Ma è fondamentale ribadire che queste tensioni non devono in alcun modo scaricarsi sull’agenda del governo, questo non possiamo permettercelo”. Lo dice sottovoce, però, il segretario del Pd. Almeno per ora. Anche perché due giorni fa, di fronte alla baruffa da legulei che ha spodestato Giuseppe Conte dalla guida formale del M5s, dal Nazareno hanno osato esprimere “preoccupazione”, e dallo staff del fu avvocato del popolo hanno replicato, con la malagrazia di chi è nervoso, che “il Pd farebbe bene a pensare alle sue, di divisioni: quelle che hanno portato ad affossare la candidatura di Belloni”. E se mai ci fosse stato bisogno  di una convalida dei propri sospetti, Letta l’ha avuta. 

E così, quando ieri mattina Stefano Patuanelli ha usato toni perentori per invocare l’allentamento dei vincoli voluti da Palazzo Chigi sul Superbonus, nel Pd c’è stato chi ha mugugnato. E non perché da quelle parti non si riconoscano le storture causate dalle recenti norme introdotte per evitare abusi. Il punto è che dietro agli incapricciamenti del M5s, al Nazareno c’è chi vede qualcosa in più. Ed è per questo che ancora ieri Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera, s’incaricava di condurre la sua quotidiana moral suasion tra le file dei deputati grillini: “Non starete mica pensando di alzare il tiro?”. Più che una strategia, “una tentazione”, la definisce Matteo Orfini. La tentazione, cioè, di cercare nello strappo clamoroso la via d’uscita ai travagli interni di un Movimento allo sbando. E del resto anche alle orecchie dei senatori dem è arrivata l’eco di certe frasi di Paola Taverna che, di fronte alle lamentele di alcuni colleghi per la mancanza di prospettive, è sbottata dicendo che “non è facile  indicare una linea al governo se ogni giorno c’è da difendersi dalle pugnalate degli amici”. 

Nel Pd cerano invece delle rassicurazioni, dall’alleato che fu punto fortissimo di riferimento e che ora è compagno malfido. Anche in vista della battaglia sul Csm, dove il Pd si aspetta dal M5s piena solidarietà nella resistenza contro l’assalto del centrodestra per imporre il metodo elettorale del sorteggio: una soluzione su cui, nei confronti di questi giorni con la ministra Cartabia, i grillini si sono detti non necessariamente contrari. “Era in fondo nell’impianto iniziale della Bonafede”, spiega Eugenio Saitta. E capita allora che perfino l’eccesso di zelo riformatore del M5s ingeneri preoccupazioni. Perché invocare, ora, la liberalizzazione totale e immediata delle concessioni balneari, dopo che proprio il Conte I varò la proroga fino al 2033, e dopo che Palazzo Chigi ha lasciato intendere che si va, sia pur con notevole ritardo, verso una soluzione più mitigata che riconosca delle tutele ai gestori uscenti, sembra un po’ una provocazione. Specie se, dall’altro lato, bisogna convincere un centrodestra, a trazione leghista, che di cedere alle indicazioni di Bruxelles non vuole saperne (o dissimula). Ed è questo, allora, il gioco perverso che Letta teme: una gara tra Conte e Salvini a mostrare i muscoli, a rivendicare centralità nell’agenda di governo. 
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.