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Il caso

Riparte l'assalto di Meloni a Salvini: "Cacciare Speranza e Lamorgese"

Ruggiero Montenegro

La numero uno di Fratelli d'Italia attacca il centrodestra e cavalca i temi cari alla Lega. Vuole accreditarsi come leader principale della coalizione e chiede un patto anti inciucio. Ma il capo del Carroccio: "C’è gente che pensa solo al proprio interesse personale". E Berlusconi dice che per fare alleanze non serve un notaio

Per Fratelli d'Italia la corsa alle elezioni del 2023 è già nel vivo e Giorgia Meloni torna all'assalto, mettendo nel mirino quel che resta del centrodestra. Manda messaggi al premier e dice di "prepararsi a governare",  di rappresentare "l'unico partito rimasto saldamente nel centrodestra" e, nel frattempo, prosegue la sua battaglia di posizione interna alla coalizione. A partire, sondaggi alla mano, dal primo contendente Matteo Salvini, con cui i rapporti sono ai minimi storici, per usare un eufemismo.

"Se posso dare un consiglio a Draghi, farei un pensierino sui ministri Speranza e Lamorgese, totalmente fallimentari. Speranza per la gestione della pandemia, Lamorgese perché non ha prodotto nulla di buono sul fronte della sicurezza", rivela alla Stampa la leader di Fratelli d'Italia, che chiama in causa l'ex governatore della Bce e i suoi ministri, ma soprattutto si rivolge con queste parole alla Lega e al suo capo.

 

I responsabili dell'Interno e della Salute sono stati per mesi, e sono tuttora, tra i principali obiettivi delle campagne mediatiche di Matteo Salvini, sempre attento ad avere un piede nel governo e un orecchio ai suoi elettori, all'insofferenza del paese e alla istanze degli scettici del vaccino e del green pass, che proprio in Speranza e Lamorgese hanno trovato i nemici più ostici. Per questo le dichiarazioni di Meloni assumono i toni di un attaco, con cui la la leader di Fratelli d'Italia prova a invadere il campo, intestandosi anche queste battaglie, al fine di erodere consensi a quello che fino a poche settimane fa, fino al Mattarella bis, doveva essere il fedele alleato. E ora chissà: "Nell’elezione del presidente della Repubblica Lega e Forza Italia hanno preferito tutelare l’alleanza digoverno con Pd e M5s invece che l’unità del centrodestra", ribadisce la numero uno di FdI prima di alzare, ancora una volta, il tiro: "Il punto è che non si possono più scrivere accordi sulla sabbia, dirci che stiamo uniti e poi assumere posizioni diverse su questioni serie".

 

Come a dire che ormai il giocattolo si è rotto e che alle prossime elezioni si dovrà fare in maniera diversa, a prescindere dalla legge elettorale e dalla composizione degli schieramenti. Anche in questo passaggio Meloni marca la differenza, prende le distanze ed evoca sospetti, sul Carroccio ma anche sul Cav.: "Sulla carta sono con noi per il maggioritario, poi vedremo se cambieranno idea anche su questo tema. Di certo, il proporzionale è la causa del pantano. Poi riproporrò nell’alleanza di centrodestra un patto anti inciucio e chiederò che stavolta venga firmato da tutti". Non proprio un attestato di stima in vista del 2023, anche perché nel passaggio successivo Meloni mette in chiaro dove vuole arrivare: "Lavoro per diventare il primo partito, perché con il Rosatellum, ma anche con un eventuale proporzionale, chi prende più voti poi dà le carte".

 

Parole che hanno provocato la reazione di stizza di Salvini: "C’è gente che pensa solo al proprio interesse personale e di partito. Se qualcuno vuole stare da solo e vincere, o più probabilmente perdere, è libero di farlo", ha detto ieri il segretario leghista che questa mattina, rispondendo a Radio Capital ha voluto sottolineare, anche dal suo punto di vista, le divergenze con la collega, la differenza tra gli slogan e la politica reale: "Lascio giudicare ai cittadini. Io un anno da ministro l'ho fatto e penso che gli italiani se lo ricordino". Dal taglio delle tasse al caro bollette, fino alla burocrazia e alla giustizia, "sono tutte battaglie che puoi affrontare e vincere se stai dentro al governo, se stai fuori è difficile", è il messaggio di Salvini a Fratelli d'Italia. E forse, in un altro senso, opposto, anche a Silvio Berlusconi che parlando al settimanale Chi è tornato a rilanciare e a (ri)proporsi come autentico federatore, mandando anche lui una stoccata agli accordi con carta da bollo, invocati da Meloni: "Il centrodestra che io ho fondato nel 1994 è un’alleanza scritta non da un notaio, ma nel cuore degli italiani. Dobbiamo rilanciarla e per farlo c’è un solo modo: consolidare Forza Italia e creare un centro moderato". Non proprio il sovranismo à la Fratelli d'Italia.