Veneto verde sotto tiro
Altro che Salvini e leghisti espulsi. Il problema numero uno di Zaia è un coleottero
Da mesi il bostrico tipografo, un insetto infestante, sta devastando le foreste delle Dolomiti bellunesi. Ma anziché presentare un piano d’azione, gli assessori del Carroccio si accusano a vicenda: da oggi ci pensa il presidente
Chi l’avrebbe mai detto. Il governatore più amato d’Italia, che fa da ponte responsabile con Draghi e Mattarella per conto della litigiosa Lega di governo. Zaia l’intoccabile, che scampa con savoir-faire al fuoco incrociato fra la base del Carroccio e i vertici nella capitale. Fino a spingere Salvini a rilanciare sull’autonomia, la partita delle partite. Un uomo solo al comando. Già: chi l’avrebbe mai detto, che bastava un coleottero per mandarlo in crisi. Oggi il grande Veneto verde – sia macchia forestale, sia nomenklatura padana – è logorato da un minuscolo parassita.
La storia sta rimbalzando nelle ultime ore dai corridoi di Palazzo Balbi, sede della regione a Venezia. Sul banco degli imputati c’è il bostrico tipografo, un piccolo insetto infestante che fa ammattire la giunta Zaia e scatena l’amara ironia della stampa locale – anche facile, con un nome così. Breve sintesi: da mesi il Veneto sta facendo i conti con la micidiale azione di questo animaletto, che si nutre di alberi morti o malati – soprattutto abeti rossi, abbondanti nel bellunese – ma che in seguito all’enorme quantità di legname schiantato dalla tempesta Vaia (ottobre 2018) ha iniziato ad aggredire anche gli esemplari sani. Risultato: secondo un’indagine di Etifor, società di ricerca dell’Università di Padova, a fine 2021 si contavano 7.000 ettari di boschi e 3 milioni di metri cubi di legna devastati dal bostrico. Si stima che entro cinque anni gli abeti abbattuti saliranno a 8,7 milioni, pari a un danno economico di circa 350 milioni di euro per l’intero settore. Uno sproposito.
Il fatto è che fin qui poco o nulla si è tentato per arginare il fenomeno – più delicato di quel che sembra: isolare e rimuovere le aree verdi infestate, quasi tutte in siti valanghivi, può essere pericoloso per la popolazione del luogo. L’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin dice che avrebbe dovuto occuparsene il collega all’Agricoltura, Federico Caner. E invece Caner sostiene che la competenza era di Bottacin. Classico scaricabarile all’italiana. Ma si tratta di due amministratori storici, entrambi iscritti alla Lega dal 1993 e nella giunta di Zaia dal 2015. Visto l’andazzo nella regione – richiesta di espulsione per tre militanti, cartellino giallo per altri due –, cascar sul bostrico proprio non si può. L’ultima goccia è arrivata praticamente in casa: martedì il Consiglio regionale del Veneto ha aggiornato il piano antincendi boschivi, chiedendo inoltre “un ordine del giorno sul bostrico, perché anche su questo problema serve un’attività di pianificazione”. Tradotto: gli assessori si diano una mossa.
Così oggi è sceso in campo il presidente in persona. Ha preteso il dossier completo sul parassita, gli aggiornamenti di tutte le tappe della vicenda. Le posizioni degli uni e degli altri possibili responsabili. Facendo trapelare molta più preoccupazione ora, che in tutte queste settimane di fuochi d’artificio leghisti. Non vuole lasciare nulla al caso, Zaia. Sembra quasi di vederlo: “Ma el coleottero no doveva coparlo Boadin?”, e via, con lo schiacciamosche in mano, conferenza in prima serata su Fratelli di Crozza. Se anche nel Veneto delle meraviglie la realtà supera la fiction…