Il racconto

Obbligo vaccinale in Parlamento. Gli onorevoli No vax: "Perdiamo mille euro a settimana"

Tensione anche nella Lega. Attesa per Borghi e Bagnai. Siri: "Ho molta pazienza"

Simone Canettieri

In Senato sono una ventina gli over 50 senza super green pass, che ora resteranno fuori. Giarrusso: "Sono per la libertà". Pioggia di ricorsi

“Perderò mille euro a settimana di diaria, ma per fronteggiare questo delirio va bene!”. E cosa farà di bello, senatore Emanuele Dessì, visto che non potrà più entrare a Palazzo Madama? “Innanzitutto presenterò ricorso”. Oggi  anche  in Parlamento scatta l’obbligo di super green pass per gli over 50. E come Dessì – ex M5s ora con il Partito comunista di Rizzo – ce ne sono diversi.  Almeno una ventina solo a Palazzo Madama. “Io no vax? Macché, tifo per la libertà di scelta”, dice Michele Giarrusso, mitologico ex grillino. Ricorderete chi è.  

  

L’avvocato siciliano Giarrusso, quando militava nel M5s, prima di esserne espulso per la solita solfa dei rimborsi, un giorno rispose alle critiche dei colleghi del Pd incrociando i polsi: era il gesto delle manette “in onore dei genitori di Matteo Renzi”. Scena brutale. Si discuteva sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca alleato di governo e salvato dai pentastellati. Ma quindi lei Giarrusso non era dalle parte della legge?  

 

L’obbligo vaccinale  per chi ha più di cinquant’anni è legge in Italia e nel Palazzo dove rappresenta il popolo: perché non la rispetta? “Perché si stanno comprimendo i miei e i nostri diritti. Sarò in piazza, al Circo Massimo, per manifestare. Ma non con quei matti del generale Pappalardo, noi siamo un’altra cosa”. 

   
Piccolo inciso: ieri il generale Antonio Pappalardo, già capo dei forconi e dei gilet arancioni, ha fatto capolino in centro a Roma. Doveva andare al Circo Massimo, ma si è fermato prima davanti all’Altare della patria. Da dove ha informato la folla (meno di duecento persone) che aveva denunciato il presidente della Repubblica “in quanto abusivo”. Alla fine la manifestazione si è sciolta  tra chi andava a vedere le vetrine del Corso e chi cercava un pezzo di pizza al taglio. 

  
Tuttavia da oggi in tutta Italia  si fa sul serio: obbligo vaccinale per chi è nato dal 15 febbraio del 1970 in giù (salvo chi ha contratto il Covid negli ultimi sei mesi). Altrimenti niente super green pass. E anche le Camere si adeguano, nonostante il regime di autodichia. “Un provvedimento corretto politicamente ed eticamente”, ragiona Antonio De Poli, senatore centrista e questore di Palazzo Madama. Gli onorevoli sospesi, busti con la smorfia nel Gianicolo dei malmostosi, sono svariati. Quasi tutti hanno presentato ricorso alla commissione contenziosi.

   

A Palazzo Madama, dove il presidente è Giacomo Caliendo, lo hanno fatto, oltre a Dessì e Giarrusso, Pietro Lorefice, Virginia La Mura (gruppo Misto), Gianluigi Paragone (Italexit), Silvana Giannuzzi (M5s), Carlo Martelli (Misto).  All’appello ci sono diversi leghisti, da sempre in piazza contro il governo per contestare green pass e vaccini. Ma dal Carroccio la vogliono tenere – come si dice in gergo politico – “bassa”. Senza troppo clamore. Anzi, un senatore leghista confessa: “Gli irriducibili si stanno vaccinando, ma non si può dire, mi raccomando eh”. 

  
Armando Siri, per esempio. Il titolare della scuola di formazione del Carroccio, dunque  il capo delle Frattocchie salviniane, giorni fa spiegava  che “i vaccini si sono rivelati un mezzo fallimento”. Siri – con Borghi & Bagnai, ma c’è anche Simone Pillon – non si perde una manifestazione “contro la dittatura sanitaria” da un anno a questa parte. Anche lei senatore farà ricorso? “No, mi pare di aver capito che il ricorso possa essere sottoscritto solo da coloro che hanno un immediato e concreto pregiudizio e non sia una sottoscrizione politica”.

  

Dunque ha il super green pass? “Ho una super pazienza: questa sì”. Nella Lega c’è pudore: certe cose non si dicono, c’è la privacy, ma soprattutto esiste ancora uno zoccolo duro di elettori che è meglio non deludere. Fra i parquet scricchiolanti di Palazzo Madama si racconta di certi Covid party a cui hanno partecipato un paio di esponenti grillini per evitare così l’iniezione. Alla Camera, complice l’età media bassa dei deputati, non  ci sono al momento grandi numeri. Secondo i questori di Montecitorio, i  vaccinati sono circa il 95 per cento degli eletti. Diversi deputati allarmati dal nuovo provvedimento si sono fiondati negli uffici. “Guardi onorevole, anche se non è vaccinato, non la interessa: lei   non ha cinquant’anni. La norma è chiara”. Di Sara Cunial, altra ex grillina classe 1979 e autrice di grandi numeri durante l’elezione del capo dello stato, si sa già molto. Gli altri, pochissimi, aspettano sotto traccia. E oggi arriveranno ricorsi. Come quelli già partiti in Senato. “Io rappresento 400 mila cittadini e un milione e mezzo di italiani che non vogliono vaccinarsi”, dice Dessì, senatore comunista pronto alla lotta ma non al lavoro. Visto che in Senato non può entrare.
 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.