Perché, senza preferenze, il proporzionale darà vita a una finzione democratica
Un sistema proporzionale, con lo sbarramento alto, a liste bloccate significa consegnare a 4-5 nomi e cognomi la composizione del Parlamento e quindi del governo, l’elezione di un presidente della Repubblica e di ogni altro organo di controllo
Il surreale dibattito che avanza sul proporzionale, tra favorevoli e contrari, è la perfetta rappresentazione della strutturata e conclamata debolezza della politica, il paradosso della scorciatoia. Dovrebbe appassionare di più partiti e leader, anche dopo l’esplicito richiamo del presidente Mattarella rivolto alle Camere riunite in seduta comune, le modalità di elezione del nuovo Csm, scritta dai magistrati, che si applica ai magistrati, che a sua volta decidono progressioni e carriere di se stessi e che al massimo rispondono a se stessi, cioè ai magistrati, piazzati in quantità dentro il ministero della Giustizia, dove cambiando l’ordine dei ministri il risultato non cambia: l’occupazione magistrale dei magistrati del ministero.
Finita la digressione torno al punto.
Il paradosso della scorciatoia, l’opzione della soluzione breve a problemi lunghi, di fatto mai risolti. Il pensiero dello “scorciatore” è più o meno questo: preso atto che le coalizioni implodono per incompatibilità tra alleati meglio andare ognuno per la propria strada, massimizzando in campagna elettorale la divisiva distinzione del tutti contro tutti, salvo poi formare in Parlamento una maggioranza altrettanto incompatibile. Al di là del non trascurabile fatto che un cittadino dovrebbe sapere cosa ci fai del voto che ti consegna prima di entrare in Parlamento, dettaglio irrisorio per gli “scorciatori”, appare singolare che si pensi di affidare alla legge elettorale la salvifica funzione di generare processi politici. E’ una illusione ottica. E’ dovere della politica riorganizzare pensiero ed azione e rispondere alle proprie contraddizioni. Domanda: è compatibile il riformismo, il civile garantismo, la propensione governista, l’europeismo e l’atlantismo con i populisti? Che c’entra il Pd con la deriva non risolta dei 5 Stelle, vista anche la sua implosione? E’ compatibile un ‘mostro” a quattro teste, tre divise in Europa (FI, Lega e Fratelli d’Italia) e una in Italia che dovrebbe governare il paese? Che c’entra il popolarismo europeo con la Meloni? Esiste un altro grande tema non affrontato, ma che incrocia inevitabilmente i limiti di questo tempo. L’aggressione populista alla democrazia rappresentativa ha raggiunto il suo massimo livore con il taglio della rappresentanza democratica. Mi chiedo: può darsi che nessuno di fronte ad un taglio così profondo che riguarderà il prossimo Parlamento ponga il tema irrinunciabile della garanzia del diritto costituzionale sovrano della scelta dei cittadini dei propri rappresentanti?
Chi chiede proporzionale senza preferenze chiede l’annullamento definitivo della democrazia rappresentativa. Un sistema proporzionale, con lo sbarramento alto, a liste bloccate significa consegnare a 4-5 nomi e cognomi la composizione del Parlamento e quindi del governo, l’elezione di un presidente della Repubblica e di ogni altro organo di controllo. Un sistema così immaginato non solo genera ma si nutre di astensionismo: un regime politico fondato sulla finzione democratica. A causa della riduzione del numero dei parlamentari, un sistema proporzionale a liste bloccate equivale ad eleggere in quasi tutti i collegi esclusivamente il capolista, in pochissimi rari casi scatterà il secondo della lista bloccata. L’alternativa sono le preferenze, l’unica residua possibilità. Con le preferenze si eleggono consiglieri comunali, provinciali, regionali, parlamentari europei, addirittura può essere espressa per decidere chi vince Sanremo, ma non i deputati e senatori. C’è qualcuno che possa spiegarne esattamente il motivo? E se non dovesse modificarsi l’attuale legge elettorale? Svaniranno come neve al sole le buone intenzioni dei fatti nuovi che si annunciano? Che fine faranno gli attuali appelli a centri più o meno grandi? Ecco il punto è questo, si è credibili se, indipendentemente dalla legge elettorale, si abbia il coraggio di dichiarare conclusa, finita, l’attuale stagione e si ricostruisce. Come ci ha ricordato il presidente Mattarella questo è il “tempo dei costruttori” e non si costruisce con le scorciatoie, ma soprattutto, non si costruisce partendo dal tetto, dove si spera di ripararsi. Il peggiore servizio al “centro politico” sono i “centristi”, i costruttori del tetto senza casa, i proporzionalisti senza proporzionale (legge che non ancora c’è), i rappresentanti senza rappresentati. Ma la politica è coraggio, altrimenti è urlo, istante, tweet. La leggenda narra che nel 1519 il condottiero Hernán Cortés approdato sulla costa messicana di notte bruciò le sue navi. I suoi uomini rimasero sgomenti, non vi era più una via di fuga in caso di sconfitta. Restava solo una possibilità, quella di vincere e tornare a casa con nuove navi. Cercasi coraggio.
Camillo D’Alessandro, deputato IV