il caso sicilia
“Salvini e Meloni? Balleranno insieme, pestandosi i piedi”. La versione di Raffaele Lombardo
Si definisce solo “un osservatore”, ma illustra questa previsione per le regionali siciliane mentre cura un agrumeto sulla Piana di Catania: “Non credo non si arrivi a una ricomposizione”. Poi evidenzia il malessere verso il governatore Musumeci (“non è ecumenico”) e riflette sulle candidature di Cateno De Luca e Gianfranco Miccichè
“Matteo Salvini e Giorgia Meloni? Balleranno insieme e si pesteranno i piedi, ma abbracciandosi. Invece di gridare per il dolore, sorrideranno forzosamente”: Raffaele Lombardo, già governatore della Sicilia, passeggia con l’Etna sullo sfondo nel suo agrumeto di contrada Sant’Antonino a Ramacca, sulla Piana di Catania, e racconta al Foglio il conflittuale rapporto tra i leader di Lega e Fdi rimembrando la sua gioventù. “Sa, quando mia moglie mi concedeva un ballo, la abbracciavo e lei, lesta, evitava i miei pestoni…”. A Silvio Berlusconi piaceva il ballo? “Sicuramente lo riteneva tempo perso, preferiva arrivare subito al sodo”.
Il centrodestra siculo, intanto, è già tarantolato. E gli smottamenti romani per l’elezione del Quirinale arrivano anche in queste giornate soleggiate, nelle quali si dibatte delle prossime amministrative e regionali. Le scosse nazionali si registrano dunque anche sull’Isola? “Per la verità - spiega Lombardo - è presto per poterlo dire. Lo si vedrà soprattutto con le comunali di Palermo. Non credo che non si arrivi a una ricomposizione dell’alleanza di centrodestra”. L’ex presidente si ferma un attimo. E specifica al suo interlocutore: “Ma io sono solo un osservatore”. E la distanza dalla politica politicante non è solo un esercizio retorico: il medico etneo ha in mente di realizzare una fondazione che abbia come fulcro la ricerca e la formazione sull’autonomia come categoria del politico da valorizzare: “Bisogna far assimilare ai siciliani l’autonomia virtuosa, che non serve per sperperare soldi in assistenzialismo, ma per camminare - grazie a una quasi indipendenza - con le proprie gambe”.
C’è ancora il centrodestra all’Ars? “Ora la coalizione è al governo della Regione. Ci sono state spinte centrifughe nelle ultime settimane. Ritengo sia interesse di tutti ricomporle e arrivare a una candidatura unitaria il prossimo autunno”. Non nasconde però le insidie: “Ci sarà un percorso impervio. Già c’è, anche se al fuori degli schemi, la candidatura del sindaco di Messina, Cateno De Luca. Non è un peso piuma”. Ha fatto discutere la bagarre dell’elezione dei delegati siciliani per il Quirinale: una spia di un malessere profondo? “E’ stata inopportunamente drammatizzata. Di precedenti ce ne sono stati. Chi governa lascia alcuni scontenti, e qualcuno poi trova il modo più o meno intelligente per vendicarsi. E’ da mettere nel conto”, chiosa. “Non è stato un voto di sfiducia, solo l’espressione di un malcontento. Poi certo, un presidente ecumenico poteva prendere anche i voti dell’opposizione. E Nello Musumeci non è ecumenico…”.
Oltre De Luca, c’è la proposta del bis per il presidente uscente, sostenuto anche da Giorgia Meloni nell’ultima direzione nazionale di Fdi: “E’ legittimo che il governatore in carica voglia ricandidarsi. C’è, allo stesso tempo, il grande dissenso dei partiti della sua stessa coalizione, per come ‘non’ li ha trattati Musumeci. E’ stato allergico a dialogare, limitandosi al lavoro che ha ritenuto sufficiente con gli assessori nella giunta”. Poi c’è Gianfranco Miccichè, di Forza Italia: “La sua discesa in campo è espressione della difficoltà di confronto sul piano dei partiti. E non dimentichiamo che Fi è il primo gruppo a Palazzo dei Normanni. E poi Musumeci è stato scelto dai partiti, non dagli assessori in pectore…”. Lombardo si ferma e ripete ancora: “Io parlo da osservatore”. E puntualizza: “Ho avuto una lunga vicenda giudiziaria che mi ha tenuto lontano. E per come si è evoluto il quadro politico non intendo assolutamente rientrare in gioco, neppure per sedermi intorno a un tavolo”. Aggiunge sommessamente: “Ho sollecitato tuttavia Musumeci perché desse luogo a uno straccio di confronto, ma non c’è stato nulla da fare…”.
I renziani nel frattempo proprio in Sicilia potrebbero sperimentare percorsi ibridi? “Si vedrà dalle scelte del “campo largo” per Palermo. Davide Faraone lì si è candidato sindaco, e non vedo un atteggiamento molto favorevole da quel fronte”. Veniamo al centrosinistra: “Per la Regione ha tanti candidati e le primarie possibili: Caterina Chinnici, Piero Bartolo… Il 5S Dino Giarrusso, Claudio Fava… I cinquestelle ortodossi si riconoscono in Giancarlo Cancelleri. Se il centrodestra ha problemi, a sinistra non si brinda”.
La discesa della Lega nel Sud è iniziata proprio con l’asse tra Carroccio e Mpa nel 2006. Lombardo aggiunge: “Alle politiche avemmo il nostro logo sotto lo stivalone di Alberto da Giussano. Conobbi Bossi a via Bellerio, c’era Rosy Mauro e ricordo che avemmo un bel rapporto con Roberto Calderoli, promotore della legge sul federalismo fiscale, di cui si è persa la memoria. Eravamo alleati ma ciascuno padrone a casa propria”. Dopo il Mattarella bis il salvinismo ha cambiato rotta: “Si muove lentamente, collocandosi più verso il centro, guardando ai repubblicani americani. Ci vorrà tempo e scelte ben diverse in Europa. Bisogna vedere se prevale linea Giorgetti o quella dei Bagnai-Borghi”. Ecco, dalla Sicilia appare ancora più essenziale il rapporto con Bruxelles: “Sono stato eurodeputato del Ppe ed è necessario fare i conti sempre “con la Merkel”, anche se in pensione, ovvero con l’asse popolari-Pse, che sono il perno della politica europeista. Siamo in tempi di Recovery e Pnrr. Non basta spendere i soldi, ci vogliono le riforme e bisogna anche restituirne una buona parte. E’ indispensabile la sintonia di qualunque governo con l’Ue. Oggi c’è Draghi, non sarà facile avere la stessa interlocuzione con posizioni sovraniste e non europeiste o atlantiste”.
L’ex governatore si sofferma ancora su Salvini e la Meloni: “Sono un osservatore. Ho incontrato il segretario leghista, l’ho trovato riflessivo e abbastanza informale. Mi è apparso un uomo pratico e in sintonia con il suo popolo. Che è il popolo del Nord”. E ritorna il cuore autonomista: “Secondo me la Lega nel Sud deve promuovere patti federativi con forze regionali, come in Sicilia e Sardegna. E seguire questa strada anche in Basilicata, Calabria, Puglia e Campania: i partiti regionali potrebbero declinare meglio il linguaggio della Lega in un territorio in cui il Carroccio non è nato, non ha costruito il suo programma originario e il suo stesso dna”. La Meloni? “Ha idee chiare, è molto determinata. Da prima forza del centrodestra ha tutto l’interesse a ritrovare la compattezza”.
Che farà, in conclusione Raffaele Lombardo? “Sa dove sono? Non ci crederà, le mando una foto. Sono in auto in mezzo ad un agrumeto piantato da uno-due anni che sto cercando di tirare su… C’è poco da fare, ci vuole pazienza. Aspetterò almeno cinque anni prima di raccogliere i frutti. Ho due collaboratori molto bravi, un rumeno e un indiano: non fanno rimpiangere i miei conterranei che non il reddito di cittadinanza sono diventati quasi indisponibili per il lavoro nei campi. Non immagina quanto mi piaccia essere qui a darmi da fare fin dalle prime luci dell’alba…”.