Salta l'incontro Letta-Conte: ancora lontano l'accordo per le amministrative
I due si sarebbero dovuti vedere per l'ora di pranzo, poi il dietrofront. Era in programma una discussione sulle prossime elezioni, dove Pd e M5s tenteranno di andare insieme (ma non ovunque). La tensione dopo le parole di Calenda
Era in previsione una giornata particolarmente intensa per Enrico Letta. All'ora di pranzo il segretario del Pd avrebbe dovuto vedere Giuseppe Conte, un vertice che i due hanno a lungo coltivato per cercare di capire quale direzione dare all'alleanza rossogialla nelle settimane e nei mesi a venire. Poco prima della Direzione nazionale del Pd, convocata nel pomeriggio e che potrebbe essere uno spartiacque, soprattutto se si dovesse arrivare a decidere qualcosa di più sulla più stretta attualità: e cioè, anche, sul posizionamento che avrà il Pd nella campagna referendaria (anche se l'assise è stato convocato con l'intento generico di parlare di Agenda 2022). Ma alla fine l'incontro con Conte è saltato. Per oggi non se ne parla.
Peraltro il primo dei due appuntamenti giornalieri avrebbe avuto un significato particolare. Innanzitutto perché allestito a poche ore dalla partecipazione di Letta al primo congresso nazionale di Azione, il partito di Carlo Calenda. In cui il segretario dem si è di nuovo appellato al concetto di campo largo, aprendo al fronte centrista. E però si è trovato nella posizione scomoda di ascoltare l'ex ministro dello Sviluppo economico che nel frattempo tirava bordate contro il M5s. Al punto che lo stesso Conte ha dovuto diffondere una nota con cui dice: "Creare accozzaglie per puntare solo alla gestione del potere senza la reale prospettiva di un governo che serva davvero a cambiare il Paese a noi non interessa". Specificando, al contempo, un'aderenza "forte al campo progressista". Insomma, messaggi nemmeno troppo cifrati. Questa mattina poi, l'europarlamentare grillino Dino Giarrusso ha chiesto a Letta di fare una scelta. "Perché noi siamo al 16 per cento, ma Calenda è al 2", ha detto in un'intervista al Giornale.
Come anticipato, il piatto forte della discussione sarebbe stato sulla tenuta dell'alleanza di centrosinistra alle amministrative della prossima primavera. In cui, lo abbiamo scritto anche qui sul Foglio, si seguirà una logica di geometrie variabili. Così mentre a Palermo Pd e M5s seguiranno l'esperienza del Conte bis, questo non avverrà per esempio a Parma, dove i grillini sono intenzionati ad andare da soli. Certo è che la Sicilia, com'è sempre più chiaro anche allo stesso Letta, diventerà una specie di laboratorio. La regione è la grande partita elettorale del 2022 e nonostante alcune intransigenze dei 5s delle origini, l'obiettivo sarebbe quello di creare delle condizioni alchemiche da replicare altrove. Per esempio a Verona, dov'è molto probabile che invece la coalizione tenga dentro, oltre a Pd-M5s e Leu, anche Italia viva e Azione, attorno alla candidatura dell'ex calciatore Damiano Tommasi. La costruzione del famoso campo largo è insomma ancora tutta in itinere. Si sperava che la giornata di oggi potesse servire a sciogliere almeno qualche intrico. Ma l'annullamento del tête-à-tête tra Letta e Conte dimostra che una soluzione è tutt'altro che vicina.