la strategia
Tutta l'ambiguità di Salvini sulla Russia spiegata dai suoi profili social
Mentre si teme l'escalation tra Kiev e Mosca, lui su Twitter, Instagram e Facebook cosa fa? Cavalca il canovaccio anti immigrazione e si butta sulla cronaca. Così i riferimenti alle tensioni geopolitche scompaiono
Da quando è scoppiata la crisi ucraina, Matteo Salvini ha avuto modo di intervenire sul fallito blitz europeo per apporre un nutriscore al vino. Sulla Ocean Viking su cui viaggiavano 35 migranti postivi al Covid. Sui cinghiali che invadono il parcheggio dell'ospedale Gemelli a Roma. Sulla fine delle Olimpiadi di Pechino. Su una suora colpita da un pugno alla stazione Termini. Ma i suoi profili social sono completamente digiuni di un qualsiasi riferimento all'area di guerra che aleggia tra Kiev e Mosca. E che ieri sera ha portato il presidente russo Vladimir Putin a riconoscere le finte repubbliche di Donetsk e Lugansk, prima di annunciare che le forze russe sarebbero entrare in Ucraina.
Così, mentre i principali leader italiani e internazionali sono lì a monitorare ogni piccolo smottamento che possa essere il preludio a più gravi escalation, appellandosi al senso di responsabilità e chiedendo all'Europa di fare fronte comune sulle sanzioni alla Russia, su Facebook, Instagram e Twitter il segretario della Lega perora la causa anti green pass oltre il 31 marzo. Esprime sgomento per la decapitazione della statua di una madonna all'Isola d'Elba. Rispolvera il canovaccio sui rom rilanciando una notizia sugli sperperi d'acqua in un campo nomadi del nord-est. E poi, ancora, riprende il pestaggio di un quarantenne extra-comunitario a Pisa. Gli accoltellamenti da parte delle baby gang a Milano. Pubblica la foto di un murales che lo dipinge a testa all'ingiù. "Gentiluomini in azione a Milano".
Che se uno piombasse all'improvviso su uno dei suoi profili, penserebbe che la Bestia di Luca Morisi non si sia mai eclissata nemmeno per un secondo, dopo lo scandalo che aveva coinvolto lo spin doctor di Salvini non più tardi di qualche mese fa. Tutt'altro.
E insomma, forse, tutto l'imbarazzo di un leader che nel corso degli anni ha accresciuto le sue prese di posizioni filorusse, che con osservanza andava in pellegrinaggio al Cremlino (dell'affaire Savoini possiamo anche tacere, in mancanza di pronunciamenti definitivi) sta qui; nell'incapacità, mentre tutto attorno precipita rapidamente, di cambiare registro. E mentre tra Russia e Ucraina la diplomazia lascia gradualmente spazio ai carri armati e ai colpi di mortaio, lui preferisce vellicare il suo elettorato con le foto dei salami e l'evergreen anti immigrazione clandestina.