la strategia di Palazzo Chigi
La trincea di Draghi. Il pericolo gas per l'Italia e la condanna contro Putin: "Sanzioni devastanti"
Prima in Aula per informare il Parlamento e dopo il Cdm. L'angoscia del premier diviso tra la fermezza e la vulnerabilità dell'economia italiana. Pronto un decreto per spostare le truppe Nato
Era lo stesso di sempre ma non era uguale a prima. La malasorte gli ha mandato anche la guerra. Di fronte a un gruppo di giornalisti chiamati di fretta, a Palazzo Chigi, Mario Draghi ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina e chiesto a Putin “di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue” e “ ritirare le forze militari fuori dall’Ucraina in modo incondizionato”. Sarà in Parlamento. Subito dopo presiederà un Cdm. Si prevede un decreto per autorizzare lo spostamento, e il rafforzamento, delle truppe italiane Nato e per varare le sanzioni internazionali. E’ quel pacchetto di misure “devastanti” annunciate dalla Ue. Palazzo Chigi precisa che non chiederà “eccezioni”. Intervenendo al G7, il premier ha avvisato: “Questa crisi potrebbe essere lunga. Prepariamoci”.
In quella sede ha infatti ricevuto la promessa del “mutuo soccorso” energetico. Tutte le catastrofi sono accompagnate da acronimi. Mario Draghi li ha sgranati uno per uno come fa il fedele che recita il rosario, le sue orazioni: ogni grano era un organo di difesa nazionale. Di mattina ha convocato il Cisr, il Comitato interministeriale della sicurezza della Repubblica. Di pomeriggio partecipava al Csd, il Comitato superiore di Difesa, presieduto da Sergio Mattarella. Prima di partire per Bruxelles, per prendere parte al Consiglio straordinario, faceva staffetta con il ministro Daniele Franco che presiedeva il Cops (Comitato politico strategico).
Saltava così da una riunione all’altra e il suo viso si imbiancava non tanto per lo spavento ma per la fatica che lo aspetta, per i guasti immaginabili che si prevedono. La Nato, da giorni, aveva preallertato il governo che a Est sta svolgendo una missione di difesa. L’Italia è al momento presente in Romania con 4 eurofighter. 238 militari sono invece sul confine Baltico, 135 i mezzi terrestri. Le domande: cosa accade? Si interviene? C’è l’opzione militare?
E dicono che a Draghi era come se queste domande gli suonassero nella mente e gli togliessero la pace che era già stata tolta da un prepotente. Ha ripreso a parlare della “centralità del Parlamento”. Martedì si ripresenterà ancora e ci sarà un voto sulle risoluzioni dei gruppi. Oggi c’è stato perfino un Cdm, ma chi se ne è accorto? E’ stato importantissimo. Era l’archetipo dei prossimi. Insieme al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, Draghi concordava che servisse un suo intervento in Aula e che gli “aggiornamenti saranno continui”. Volevano un presidente più presente in televisione e ci sarà ma per relazionare sulla sciagura. Nessuno immaginava che la Russia avrebbe attaccato con tanta velocità.
Raccontano che l’unico che l’ha sempre ritenuto possibile fosse il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che con gli americani ha un solido rapporto. Non era vero che gli Usa millantavano. E’ vero invece che da giorni, nell’immaginare queste sanzioni contro la Russia, ci sia una particolare attenzione del governo. In rappresentanza dell’Italia, a ragionare sulle sanzioni, è l’ambasciatore italiano presso la Ue, Pietro Benassi. Siede al Coreper, un acronimo ancora, ed è l’organo che prepara le posizioni che vengono successivamente discusse al Consiglio Europeo.
Sarebbe stato l’ambasciatore, su mandato dell’esecutivo, a portare avanti la politica del “passo dopo passo”. Sanzioni a gradi e utilizzare, ma solo come arma di fine mondo, la misura estrema, l’esclusione dalla Russia dal sistema di pagamento internazionali (Swift). Ieri Boris Johnson confermava che l’ipotesi è più che probabile ma solo se il G7 sarà compatto. In realtà l’ultima parola sarà dell’America.
A che serve nasconderlo? Draghi è angosciato per la nostra vulnerabilità economica ed energetica. L’Italia ha in questo momento una quantità di scorte di gas notevoli (circa due mesi) ma lo sanno tutti che le sanzioni sull’importazione del gas russo, o la mancata emissione da parte della Russia, deve essere surrogata in qualche modo. Vale il 40 per cento del fabbisogno nazionale. Se passa lo Swift come si paga il gas russo, con quale denaro? In criptovalute?
Il non detto è che insieme alla Germania, altra nazione che rischia di essere aggredita, il governo abbia argomentato, in sede europea, per provare a escludere il gas dalle sanzioni. E dunque si spiega solo ora quella richiesta fatta da Draghi, con anticipo, la scorsa settimana, la richiesta per varare un fondo di compensazione sul modello della Brexit, il paracadute economico in caso di disgrazia, per tutelare le economie più colpite. Prima di volare a Bruxelles, per prendere parte al Consiglio Europeo straordinario, il premier, che doveva essere confortato dalle garanzie di Biden, ripeteva ai suoi collaboratori che l’Italia non avrebbe temuto quelle “sanzioni devastanti”.
In una nota, Draghi, dopo il G7, sottolineava che “l’Italia, sulle sanzioni, è allineata, alla Francia, alla Germania e l’Unione Europea”. Sono le altre due nazioni più colpite sul lato energetico. Fino a quando si scrive, si ripete, “no alle eccezioni”. Il decreto di domani è composto da provvedimenti che sono opera di tre ministri. Si tratta di Guerini, Di Maio e Cingolani. All’interno del decreto dovrebbe essere contenuta una misura per riaprire le centrali a carbone. Fonti della Difesa spiegavano che la frase pronunciata da Draghi, in chiaro, “potenziare il fronte est delle alleanze”, equivale a costruire una cintura di sicurezza intorno all’Ucraina militarizzando i paesi dell’ex patto di Varsavia. In pratica, una trincea.