Il colloquio
Verona, FI è con Tosi: "Un grande amministratore, mai più con Sboarina"
La spaccatura del centrodestra mette in difficoltà la Lega. A partire dal governatore Luca Zaia
Michele Zuin, coordinatore azzurro in Veneto, spiega al Foglio perché il partito di Berlusconi non sosterrà il sindaco uscente. E anche Matteo Renzi si accoda agli azzurri
È andata così. “Sboarina ci ha trattato male”. Ma soprattutto: “Tosi è un grande amministratore. E ha un’idea di Verona molto più simile alla nostra”. Dopo i dubbi, Forza Italia si sgancia. A sostenere il sindaco uscente alle prossime elezioni ci saranno solo Fratelli d’Italia “e i leghisti col mal di pancia”, dice al Foglio Michele Zuin, coordinatore regionale degli azzurri in Veneto. “In realtà da queste parti, più che di dubbi parlerei di percentuali bulgare: due settimane fa c’è stata una riunione del coordinamento provinciale veronese molto partecipata. Ed è stato detto no a Sboarina all’unanimità”.
Zuin è un mediatore per vocazione, nella macchina del partito sin dal ’94. “Ma se non ci sono i margini per ricucire ne prendo atto e riferisco il malumore a Roma”. Risposta: “Domani Tajani arriva a Verona per incontrare me e gli altri forzisti. Non so se per dare l’appoggio ufficiale a Tosi, ma di sicuro verrà in pace”.
Anche perché i vertici devono prendere atto di quel che sta succedendo in riva all’Adige. “Di sicuro Sboarina con noi si è giocato male le sue carte”, sottolinea Zuin.
“E in modo del tutto incomprensibile: con la possibile rielezione all’orizzonte, era il caso di fare sceneggiate coi rimpasti in giunta?”.
Il pomo della discordia è stata la nomina in quota forzista di Stefano Bianchini, “che però non era più iscritto al partito. Ma Sboarina lo ha voluto annunciare lo stesso come nostro, senza nessun tipo di confronto. Solo un esempio dell’andazzo degli ultimi tempi”. Con Tosi invece tutt’altra musica. “Qualche giorno fa lo abbiamo incontrato con una delegazione del coordinamento provinciale. Non abbiamo parlato di poltrone, ma di progetto politico concreto: siamo d’accordo che Verona ha perso smalto, sia nei rapporti economici sia di peso regionale. Serve una visione di riposizionamento al centro. E con Flavio ci siamo capiti subito. Le sue qualità vengono riconosciute da tutti i fronti. Mentre girando per la città, si percepisce che Sboarina non è affatto amato. Allora mi domando: puntiamo a vincere, o a obbedire all’etichetta che prevede l’appoggio incondizionato del sindaco uscente?”.
L’aveva detto, qui sul Foglio, il grande ex cacciato dalla Lega che ora punta a riprendersi Piazza Bra: ormai Forza Italia è un partito di territorio ben più del Carroccio. “Io non sono di Verona”, continua Zuin, che è anche assessore al Bilancio nel comune di Venezia. “Ma da coordinatore riesco a vedere la situazione con il giusto distacco, fidandomi dei miei. Fare politica di ascolto vuol dire coinvolgere la base pur nel rispetto della regia nazionale. Forse è vero che una volta in Forza Italia si tendeva a imporre di più dall’alto. Ma le amministrative fanno storia a sé. Per noi questa mica è la prima volta”.
Due casi clou. “L’anno scorso a Conegliano, a due passi da casa Zaia: Lega e FdI scelgono un civico, noi invece appoggiamo il sindaco uscente perché era un profilo valido. E vinciamo al primo turno”. L’altro, il capolavoro. “A Verona si può replicare quel che è successo a Venezia nel 2015: al primo turno noi sosteniamo Brugnaro, la Lega e FdI corrono con un loro candidato. Poi al ballottaggio strappiamo la città al centrosinistra. Con Tosi si presenta la stessa dinamica”.
Eppure il sindaco lagunare, rieletto nel 2020 al primo turno col centrodestra unito, non lo appoggerà. “Conosco bene Luigi e lo capisco”, spiega Zuin. “So che tra primi cittadini ci si intende. Soprattutto negli ultimi tempi, dati gli stretti rapporti che ci sono stati nell’affrontare la pandemia: è anche naturale che questo avvicini Brugnaro e Sboarina, e che dunque Coraggio Italia vada con lui”.
Invece Italia Viva, spinta dall’ex forzista Davide Bendinelli, sarà con Tosi. Verona può davvero diventare un esperimento centrista anche in ottica nazionale? “Con Flavio di altre alleanze non abbiamo parlato”, il coordinatore mette le mani avanti. “Certo questa può essere un’eccezione interessante: ci si divide perché non sempre si può raggiungere l’unità di coalizione, e a volte conta la persona più del partito”. Ma? “Ma alle politiche, centrodestra insieme tutta la vita. Non percepisco cambi di rotta: anche Tajani, quando sentiva parlare di federazioni al centro ha voluto ribadire lo schema attuale. Le schermaglie al Quirinale non bastano per mandarlo in fumo. I numeri ci dicono che così si vince”. La logica è sempre quella. O almeno, non sta a Zuin dire se c’è altro all’orizzonte. Verona, per il momento, è già tanto.