L'intervista

Tommasi: "Io sindaco di Verona? Sarà il mio secondo scudetto. Il calcio blocchi la Russia"

Francesco Gottardi

L'ex calciatore candidato con il centrosinistra si racconta: "Le sanzioni colpiranno anche l'economia della mia città, serve un coordinamento. In giunta porterei Cafù dava la carica a tutti"

Ragionare con Damiano Tommasi vuol dire spaziare dagli spogliatoi della Roma alla corsa per Verona fino all’invasione russa in Ucraina. Tutto in perfetta naturalezza. È l’atteggiamento, il filo conduttore. L’impegno. 

“Sono stato il primo calciatore a fare obiezione di coscienza alla leva militare. Mica semplice: all’epoca le caserme tutelavano le necessità degli atleti professionisti, il servizio civile no. Ma il mio caso ha aperto la strada”.

E adesso, che la guerra è tornata in Europa?

“Mai avrei immaginato una situazione simile. Davo per scontato, almeno in certe zone di mondo, che la risoluzione delle controversie politiche nel terzo millennio passasse per altre vie”.

Invece armi. Sanzioni.

“A Verona c’è un grande comparto aeromeccanico che sta già accusando quel che succede in Ucraina. Serve un coordinamento nazionale per tutelare l’economia. E noi nel locale non possiamo tirarci indietro”.

Le facevano la corte da anni, per strappare Palazzo Barbieri al centrodestra.

“Ma finora ho sempre avuto altre priorità: centrocampista, poi presidente dell’Associazione italiana calciatori”.

Oggi è arrivato il momento. L’Anima candida – “soprannome piacevole, l’ho riutilizzato anche per un amarone di mia produzione” – del secondo scudetto giallorosso che si candida alla fascia tricolore.

“E sapete una cosa?”.

Prego.

“Qui a Verona si sta respirando un po’ lo stesso spirito che sentivamo alla Roma all’inizio di quel 2000/01: la convinzione di potercela fare. Sono in tanti a credere in questo progetto”.

A partire dai big.

“Letta e Calenda li sento di continuo, stiamo dialogando anche con il M5S: tutti concordano che il mio profilo civico possa allargare il consenso, slegato da logiche di partito e con il focus sulla città. Il centrosinistra non era mai stato così compatto”.

Dall’altra parte invece è il caos: il derby Tosi-Sboarina può favorire Tommasi?

“L’avversario numero uno è l’astensionismo”, l’ex mediano, 47 anni, dribbla nomi e possibili testa a testa.  “A prescindere dal colore politico: una città che non riesce a smuovere le persone alle urne è malata”. Nel 2017 l’affluenza si fermò al 58 per cento. E vinse la destra. “Per portarle via voti serve concretezza: dalle scuole alla mobilità, dalla sicurezza all’inclusione. Lavorando sull’autostima. Perché purtroppo Verona si sottovaluta: può essere più della semplice città di provincia, ha doti economiche e demografiche importanti. Ma per esaltarle vanno resi i cittadini partecipi”.

Ci vuole una squadra vincente, come fu la sua Roma.

“Se dovessi portarmi in giunta qualcuno di loro, dico Cafu”, qui Tommasi non ha dubbi. “Per il sorriso che metteva in allenamento e l’energia di buttarsi sempre in avanti in partita. Caricando i compagni più coi fatti che a parole. Verona ha bisogno di questo: entusiasmare intere generazioni, disilluse dalla politica”. Come i suoi amici calciatori. “Perrotta, Di Francesco. Questo tipo di impegno civile lascia perplessi: mi piacerebbe che invece torni accattivante. Anche per i miei sei figli. Tre sono maggiorenni, gli altri ora li starei accompagnando a scuola se non fosse festa”. Altra lezione dal campo. “Ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi campioni: il mio ruolo era mettere la loro qualità in condizione di esprimersi. Mi piace l’idea di essere a disposizione della città allo stesso modo”.


E a chi lo accusa di inesperienza?

“Rispondo che non significa incompetenza. Da presidente dell’Aic per quasi un decennio ho rappresentato 17mila iscritti: professionisti, dilettanti, chi come le ragazze non aveva sufficienti tutele lavorative e quei calciatori che sono vere e proprie aziende. Ci sono invece persone che fanno politica da sempre, eppure i veronesi oggi chiedono che le cose cambino”. Eccolo, Tommasi in tackle. “Passo le giornate a incontrare le associazioni interessate al nostro progetto, a conoscere le realtà del territorio, a pianificare la campagna elettorale. Poi c’è l’emergenza legata alla FifPro”.

Il sindacato internazionale dei calciatori, di cui lui ancora fa parte.

“Prenderemo posizione sulla Russia. La Fifa finora ha disposto le partite in campo neutro, ma è giusto considerare anche l’opzione più dura: escluderla dai playoff per i Mondiali. È questione di pace, non di politica”.

Dedizione a 360 gradi, appunto.

“La mia unica sconfitta sarà nell’eventuale mia resa, il detto di un calciatore dell’Excelsior”.

Sarebbe?

“Una squadra di magnifici perdenti, in Terza categoria: far partecipare tutti come unico obiettivo. Cosa non darei, per giocare con loro”.

L’ultimo sogno di Tommasi.

“Non escludo che nei prossimi anni accadrà”.

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