Al Senato
Guerra in Ucraina. Draghi: "Pace non è scontata. Con l'invasione russa finisce questa illusione"
Dopo l'approvazione del decreto che introduce misure urgenti relative alla crisi internazionali, il presidente del Consiglio aggiorna il Parlamento sugli sviluppi del conflitto: "L'Italia non si volterà dall'altra parte"
Dopo l'approvazione in Cdm, all'unanimità, del decreto che introduce misure urgenti relative alla guerra in Ucraina, in seguito all'invasione russa, il presidente Mario Draghi riferisce in Senato sugli ultimi sviluppi del conflitto.
Tra le questioni più calde anche l'approvigionamento energetico. Ieri è stato deliberato, sempre in relazione alla crisi internazionale, lo stato d'emergenza fino al 31 dicembre 2022, così da rendere più agevoli le procedure di soccorso per la popolazione ucraina e, soprattutto, il Consiglio dei ministri ha deciso di supportare l'Ucraina anche a livello militare disponendo l'invio di missili antiarei e controcarro, mitragliatrici e munizioni che saranno cedute alle autorità governative ucraine.
L'intervento di Mario Draghi
Signor Presidente,
Onorevoli Senatrici e Senatori,
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea.
Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa.
Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili.
Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza.
Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre.
In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici.
Le immagini che ci arrivano da Kiev, Kharkiv, Maripol e dalle altre città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni.
L’eroica resistenza del popolo ucraino, del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili.
Voglio ribadire, ancora una volta, tutta la mia solidarietà, quella del Governo e degli italiani al Presidente Zelensky, al Governo ucraino e a tutte le cittadine e cittadini dell’Ucraina.
Voglio inoltre esprimere vicinanza alle 236mila persone di nazionalità ucraina presenti in Italia che vivono giorni drammatici per il destino dei propri cari.
L’Italia vi è riconoscente per il contributo che date ogni giorno alla vita del nostro Paese.
Siamo al vostro fianco - nel dolore che avvertiamo di fronte alla guerra, nell’attaccamento alla pace e nella determinazione comune ad aiutare l’Ucraina a difendersi.
L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant’anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme.
Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata, e le sue liane vogliono avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare.
Ora tocca a noi tutti decidere come reagire.
L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte.
Il disegno revanscista del Presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti.
Nel 2014, la Russia ha annesso la Crimea con un referendum illegale, e ha incominciato a sostenere dal punto di vista finanziario e militare le forze separatiste nel Donbass.
La settimana scorsa, ha riconosciuto – nel più totale sprezzo della sovranità ucraina e del diritto internazionale – le due cosiddette repubbliche di Donetsk e Lugansk.
Subito dopo, in seguito a settimane di disinformazione, ha invaso l’Ucraina con il pretesto di “un’operazione militare speciale”.
Le minacce di far pagare con “conseguenze mai sperimentate prima nella storia” chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina, e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari, ci impongono una reazione rapida, ferma, unitaria.
Tollerare una guerra d’aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa.
Non possiamo lasciare che questo accada.
Mentre condanniamo la posizione di Putin, dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini – molti dei quali non approvano le azioni del loro Governo.
Dall’inizio dell’invasione, sono circa 6.000 le persone arrestate per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina – 2.700 solo nella giornata di domenica.
Ammiro il coraggio di chi vi prende parte.
Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra.
Sinora, i piani di Mosca per un’invasione rapida e una conquista di ampie fasce del territorio ucraino in pochi giorni sembrano fallire, anche grazie all’opposizione coraggiosa dell’esercito e del popolo ucraino e all’unità dimostrata dall’Unione Europea e dai suoi alleati.
Le truppe russe proseguono la loro avanzata per prendere possesso delle principali città.
Una lunga colonna di mezzi militari è alle porte di Kiev, dove nella notte si sono registrati raid missilistici, anche a danno di quartieri residenziali, ed esplosioni.
Aumentano le vittime civili di questo conflitto ora che l’attacco, dopo aver preso di mira le installazioni militari, si è spostato nei centri urbani.
A fronte del rafforzamento delle misure difensive sul fianco esto della NATO, il Presidente Putin ha messo in allerta le forze di deterrenza russe, incluso il dispositivo difensivo nucleare.
È un gesto grave che però dimostra quanto la resistenza degli ucraini e le sanzioni inflitte alla Russia siano efficaci.
Un altro segnale preoccupante proviene dalla vicina Bielorussia, i cui cittadini domenica hanno votato a favore di alcune rilevanti modifiche della Costituzione ed eliminato lo status di Paese “denuclearizzato”.
Questo potrebbe implicare la volontà di dispiegare sul proprio suolo armi nucleari provenienti da altri Paesi.
In Ucraina sono presenti circa 2.300 nostri connazionali, di cui oltre 1.600 residenti.
Dal 12 febbraio la Farnesina ha raccomandato agli italiani presenti nel Paese di lasciare l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili.
A partire dal 24 febbraio, in seguito agli attacchi da parte russa, l’avviso è stato modificato.
Ai connazionali ancora presenti nella capitale ucraina e dintorni abbiamo raccomandato di utilizzare i mezzi tuttora disponibili, inclusi i treni, per lasciare la città, negli orari in cui non c’è il coprifuoco.
In queste ore non vige il coprifuoco, ma la situazione potrebbe cambiare in conseguenza dell’andamento delle operazioni militari.
Raccomandiamo la massima cautela.
Il personale dell’Ambasciata a Kiev si è spostato dall’Ambasciata presso la Residenza dell’Ambasciatore insieme a un gruppo di connazionali, inclusi minori e neonati.
In Residenza si sono concentrate 87 persone, di cui 72 dovrebbero partire oggi.
Voglio ringraziare l’Ambasciatore in Ucraina, Pier Francesco Zazo, il personale dell’Ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione, il coraggio mostrati in questi giorni drammatici.
L’Unità di Crisi mantiene regolari contatti telefonici con i nostri connazionali in Ucraina e con i rispettivi familiari in Italia.
Voglio ringraziare anche il Ministro Di Maio e i diplomatici della Farnesina per l’incessante lavoro a sostegno dei nostri cittadini.
L’Italia è impegnata in prima linea per sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio, in stretto coordinamento con i partner europei e internazionali.
La situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha stimato in 18 milioni il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima che gli sfollati interni potrebbero raggiungere cifre tra i 6 e i 7,5 milioni e i rifugiati fra i 3 e i 4 milioni.
Sono stimate in circa 400.000 le persone che hanno lasciato l’Ucraina, in direzione principalmente dei Paesi vicini.
L’Italia ha già contribuito in modo considerevole all’emergenza con un finanziamento di 110 milioni di euro a favore di Kiev come sostegno al bilancio generale dello Stato.
Abbiamo stanziato un primo contributo del valore di un milione di euro al Comitato Internazionale della Croce Rossa, donato oltre 4 tonnellate di materiale sanitario, e offerto 200 tende familiari e 1.000 brandine.
Abbiamo in programma l’invio di beni per l’assistenza alla popolazione, l’invio di farmaci e dispositivi sanitari e il dispiegamento di assetti sanitari da campo.
Voglio ringraziare la Croce Rossa Italiana, la Protezione Civile e tutti i volontari per il loro costante impegno a favore dei più deboli.
L’Italia è pronta a fare di più, sia attraverso le principali organizzazioni umanitarie attive sul luogo, sia con donazioni materiali.
Nel Consiglio dei Ministri di ieri abbiamo stanziato 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina.
Per farlo è stato dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e che ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina.
È un impegno di solidarietà, che non avrà conseguenze per gli italiani, e che non cambia la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19.
Per quanto riguarda i rifugiati, come hanno preannunciato i Ministri Di Maio e Bonetti, siamo impegnati nell'attivazione di corridoi speciali per i minori orfani, perché possano raggiungere il nostro Paese al più presto ed in sicurezza.
Domenica, nel Consiglio straordinario dei Ministri dell’Interno dell’Unione Europea è stata valutata la possibilità, che l’Italia sostiene, di applicare per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea prevista in caso di afflusso massiccio di sfollati.
Questa Direttiva garantirebbe agli Ucraini in fuga di soggiornare nell’Unione Europea per un periodo di un anno rinnovabile ed eviterebbe di dover attivare onerose procedure di asilo dopo i 90 giorni di soggiorno senza visto.
La Direttiva porterebbe inoltre gli Stati membri a indicare la propria capacità di accoglienza e a cooperare tra loro per il trasferimento della residenza delle persone da uno Stato all'altro.
Il Ministero dell’Interno sta lavorando alla predisposizione di apposite norme sull’accoglienza degli sfollati ucraini nelle strutture nazionali.
Faremo la nostra parte, senza riserve, per garantire la massima solidarietà.
Abbiamo già instaurato un dialogo con le Agenzie delle Nazioni Unite competenti per individuare le priorità di intervento e procedere con l’elaborazione di progetti d’ assistenza ai rifugiati nei Paesi vicini all’Ucraina
Intendiamo rendere più facile, l’esame delle domande di protezione internazionale che verranno presentate.
In seguito all’intensificarsi dell’offensiva russa, abbiamo adottato una risposta sempre più dura e punitiva nei confronti di Mosca.
Sul piano militare, il Comandante Supremo Alleato in Europa ha emanato l’ordine di attivazione per tutti e 5 i piani di risposta graduale che ho illustrato la settimana scorsa.
Questo consente di mettere in atto direttamente la prima parte dei piani e incrementare la postura di deterrenza sul confine orientale dell’Alleanza con le forze già a disposizione.
Mi riferisco al passaggio dell’unità attualmente schierata in Lettonia, alla quale l’Italia contribuisce con 239 unità.
Per quanto riguarda le forze navali, sono già in navigazione e sotto il comando NATO.
Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati.
Sono in stato di pre-allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi Membri all’Alleanza: l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità.
Ringrazio il Ministro Guerini e tutte le forze armate per il loro impegno e la loro preparazione.
Dopo il ruolo centrale che avete avuto durante la pandemia, l’Italia vi è di nuovo riconoscente.
L’Italia ha risposto all’appello del Presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa.
È necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese.
A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza.
Questa è la posizione italiana, dell’Unione Europea, dei nostri alleati.
Questa convergenza è anche il frutto di un’intensissima attività diplomatica.
Venerdì ho preso parte a un vertice dei Capi di Stato e di Governo della NATO in cui ho ribadito che l’Italia è pronta a fare la propria parte e a mettere a disposizione le forze necessarie.
Il giorno successivo, ho avuto un colloquio telefonico con il Presidente ucraino Zelensky, al quale ho confermato il pieno sostegno dell’Italia.
Gli ho anticipato la nostra intenzione di aiutare l’Ucraina a difendersi dalla Russia e gli ho ribadito il nostro convinto supporto alla posizione dell’Unione Europea sulle sanzioni.
Lunedì pomeriggio, ho partecipato a una videoconferenza con i leader del G7, della Polonia, della Romania i Presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo e con il Segretario Generale della NATO.
In questi incontri, l’Unione Europea e gli alleati hanno dato prova di grande fermezza e unità.
Abbiamo adottato tempestivamente sanzioni senza precedenti, che colpiscono moltissimi settori e un numero importante di entità e individui, inclusi il presidente Putin e il ministro Lavrov.
Sul piano finanziario le misure restrittive adottate impediranno alla Banca centrale russa di utilizzare le sue riserve internazionali per ridurre l’impatto delle nostre misure restrittive.
In ambito UE si sta lavorando a misure volte alla rimozione dal sistema SWIFT di alcune banche russe.
Questo pacchetto ha inflitto già costi molto elevati a Mosca.
Nella sola giornata di lunedì, il rublo ha perso circa il 30% del suo valore rispetto al dollaro.
La Borsa di Mosca è chiusa da ieri e la Banca centrale russa ha più che raddoppiato i tassi di interesse, passati dal 9,5% al 20%, per provare a limitare il rischio di fughe di capitali.
Stiamo approvando forti misure restrittive anche nei confronti della Bielorussia, visto il suo crescente coinvolgimento nel conflitto.
La Russia ha subito anche un durissimo boicottaggio sportivo, con l’annullamento di tutte le competizioni con squadre russe in ogni disciplina.
L’Italia è pronta a ulteriori misure restrittive, ove fossero necessarie.
In particolare, ho proposto di prendere ulteriori misure mirate contro gli oligarchi.
L’ipotesi è quella di creare un registro internazionale pubblico di quelli con un patrimonio superiore ai 10 milioni di euro.
Ho poi proposto di intensificare ulteriormente la pressione sulla Banca centrale russa e di chiedere alla Banca dei Regolamenti Internazionali, che ha sede in Svizzera, di partecipare alle sanzioni.
Allo stesso tempo, è essenziale mantenere aperta la via del dialogo con Mosca.
Ieri, delegazioni russe e ucraine si sono incontrate in Bielorussia, al confine con l’Ucraina.
Auspichiamo il successo di questo negoziato, anche se siamo realistici sulle sue prospettive.
Ai cittadini italiani, che sono preoccupati per le conseguenze di questo conflitto, voglio dire che il Governo è al lavoro incessantemente per contrastare le possibili ricadute per il Paese.
Il Ministero dell’Interno ha emanato le direttive in merito alle misure di vigilanza, a protezione degli obiettivi sensibili.
Per gli aspetti legati ai controlli di sicurezza dei rifugiati, il Governo ha attivato tutti i meccanismi nazionali e di coordinamento internazionale per monitorare le potenziali minacce.
Il deterioramento delle relazioni tra la Russia e l’Unione Europea e la NATO ha reso ancora più aggressiva la postura di Mosca verso l’Occidente in ambito cibernetico e di disinformazione.
La Russia infatti ha accentuato le sue attività ostili nei confronti dei Paesi dell’Unione Europea e della NATO, con l’intento di minare la nostra coesione e capacità di risposta.
È stato attivato un apposito Nucleo per la Cybersicurezza per condividere le informazioni raccolte e al suo interno è stato istituito un tavolo permanente dedicato alla crisi in atto.
Voglio ringraziare il Ministro dell’Interno Lamorgese, il Sottosegretario Gabrielli e tutte le forze dell’ordine per il loro lavoro a difesa dei cittadini.
Il governo è inoltre al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche.
Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas.
Tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni.
L’Italia importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia.
Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi.
L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie.
La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altra capacità di importazione.
Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni rischia di essere più complicata.
Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia.
Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il grande lavoro che sta svolgendo su questo tema.
Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori – come l’Algeria o l’Azerbaijan;
un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione;
eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti.
Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e quello termoelettrico.
La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obbiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato.
Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese.
Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità.
Per questo, dobbiamo prima di tutto puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili – come facciamo nell’ambito del programma “Next Generation EU”.
Dobbiamo continuare a semplificare le procedure per i progetti onshore e offshore – come stiamo già facendo – e investire sullo sviluppo del biometano.
Il gas rimane un utile combustibile di transizione.
Dobbiamo ragionare su un aumento della nostra capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto TAP.
L’Europa ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino.
Nel farlo, ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia – come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra.
Come è accaduto altre volte nella storia europea, l’Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi.
Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate.
In particolare, è necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza Atlantica.
La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora.
Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo.
Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune.
Un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati.
Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall’Ucraina, ci obbliga poi a rivedere le politiche d’immigrazione che ci siamo dati come Unione Europea.
In passato, l’Unione si è dimostrata miope nell’applicare regolamenti datati, come quello di Dublino, invece di adottare un approccio realmente solidale.
L’Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra, e per aiutarlo a integrarsi nella società.
I valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere sempre.
In caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, l’Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri Paesi europei che fanno affidamento su fonti diverse.
Questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie.
È però importante muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l’approvvigionamento di gas.
Farlo permetterebbe di ottenere prezzi più bassi dai Paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati.
La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell’energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie.
È opportuno che l’Unione Europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa.
Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l’importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa.
A dicembre, insieme al Presidente francese Macron, abbiamo proposto di favorire con le nuove regole gli investimenti nelle aree di maggiore importanza per il futuro dell’Europa, come la sicurezza, o la difesa dell’ambiente.
Il disegno esatto di queste regole deve essere discusso con tutti gli Stati membri.
Tuttavia, questa crisi rafforza la necessità di scrivere regole compatibili con le ambizioni che abbiamo per l’Europa.
L’invasione da parte della Russia non riguarda soltanto l’Ucraina.
È un attacco alla nostra concezione dei rapporti tra Stati basata sulle regole e sui diritti
Non possiamo lasciare che in Europa si torni a un sistema dove i confini sono disegnati con la forza.
E dove la guerra è un modo accettabile per espandere la propria area di influenza.
Il rispetto della sovranità democratica è una condizione alla base di una pace duratura.
Ed è al cuore del popolo italiano che, come disse Alcide De Gasperi, è pronto ad associare la propria opera a quella di altri Paesi, “per costruire un mondo più giusto e più umano”.
La lotta che appoggiamo oggi, i sacrifici che compiremo domani sono una difesa dei nostri principi e del nostro futuro.
Ed è per questo che chiedo al Parlamento il suo sostegno.
Grazie.
La replica dopo gli interventi dei senatori
Vorrei intanto ringraziare il Senato per la profondità, l’ampiezza e la sensibilità di tutti gli interventi. Ho ben poco da aggiungere se non rapide osservazioni.
Quando ci sono grossi cambiamenti, e quello che stiamo vivendo è più di un grosso cambiamento, la sensazione che tutti noi abbiamo è quella di entrare in un periodo completamente diverso da tutto ciò che abbiamo visto finora, un periodo esistenziale in cui il futuro cambierà radicalmente. Quando ci sono questi momenti la prima pulsione è quella di fare i conti con sé stessi e con gli altri, di dire ‘io avevo visto giusto’, ‘tu non avevi visto giusto’, ‘hai visto che io ho ragione’ oppure dire ‘io ho sbagliato, però c’erano dei buoni motivi’. Ho la sensazione che questo sia marginale.
Ora non è il momento di fare i conti con sé stessi e con gli altri. È il momento di fare i conti con la storia, non quella passata ma con quella di oggi e di domani.
E sono più chiaro. La nostra storia, tolti gli ultimi 80 anni, è una storia di massacri, di guerre, di tirannie, di dittatori, di guerra lunghissime, e questa è la storia secolare che ci ha accompagnato. Ed è questa storia quando mi riferivo alle liane della giungla che entrano nel nostro giardino di pace, è questa storia che sta entrando nel nostro presente e nel nostro futuro. E’ con questa storia che bisogna fare i conti. A questo punto il passato, quel che abbiamo fatto, gli errori, tutto questo è utile perché migliora la consapevolezza personale, ma è inutile se ci divide. Quello che abbiamo davanti è qualcosa che ci deve unire, è una battaglia. Perché il futuro, soprattutto il futuro dei figli, il futuro dei giovani, sia il più possibile conservato come è stato il nostro passato. Un passato di pace, di libertà. Quando succedono questi momenti di grandi cambiamenti, di grandissimi contrasti, la reazione è una reazione necessaria. Ma occorre essere attenti, occorre fare in modo che la reazione non cambi i nostri valori, altrimenti vince sempre l'avversario, vince quella storia che vogliamo tenere fuori dal nostro presente.
Tra questi valori, ho spesso parlato più volte di democrazia, di libertà, di pace, di desiderio di prosperità, ci sono anche le decisioni che avremmo preso recentemente per combattere il cambiamento climatico, c'è la transizione ecologica da difendere. Quindi quando noi parliamo di energia, dell'importanza di affrontare il presente, lo dobbiamo fare con la consapevolezza che è un momento, un momento che ci serve ad affrontare questa emergenza ma non cambia quello che abbiamo deciso circa l'importanza fondamentale di questa lotta al cambiamento climatico.
Secondo punto. Ho sentito prima dire che ci vuole più Europa, ci sono invocazioni e - in questo senso - sono invocazioni che poi lasciano il tempo che trovano perché nessuno le segue. In realtà quello che è cambiato oggi è che c'è più Europa, c'è più Europa. La risposta dell'Europa è stata pronta, ferma, rapida, forte e unità soprattutto. Questo è il gran cambiamento rispetto a quell’atteggiamento un po' velleitario negli ultimi decenni, non anni, non mesi. Questa è una cosa importantissima.
Ci vedevano impotenti, forse Putin ci vedeva impotenti, ci vedeva divisi, ci vedeva inebriati dalla nostra ricchezza: si è sbagliato. Siamo stati e saremo pronti a reagire, a ribattere. E non lo facciamo perché vogliamo difendere un nostro espansionismo aggressivo, sto pensando a quelli che dicevano che ‘noi vogliamo che la Nato vada dovunque’: no. Non lo facciamo per quello. Questo è quello che fa lui. Noi non lo facciamo. Noi lo facciamo per difendere i nostri valori.
Una terza considerazione riguarda la necessità della diplomazia, la necessità del dialogo. Ho sperato, come avete visto, che fino alla fine si potesse evitare questa mostruosità. Non ci siamo riusciti, in parte perché - secondo me - era tutto stato premeditato da tanto tempo.
Man mano che andiamo avanti, vediamo certe azioni: per esempio, le riserve della Banca centrale russa sono state aumentate sei volte dall’invasione della Crimea a oggi. Perché in quell’occasione effettivamente ci fu una grossa difficoltà. Come si fa di solito, alcune sono state lasciate in deposito presso altre banche centrali in giro per il mondo e altre depositate presso banche normali. Non c’è quasi più nulla, è stato portato via tutto. Queste cose non si fanno in un giorno, si fanno in molti mesi. Quindi non ho alcun dubbio che ci fosse molta premeditazione, molta preparazione.
Tornando al dialogo, bisogna pensare che alla fine da tutto ciò si uscirà con la pace e per arrivare alla pace ci vuole il dialogo. Ma ho l’impressione che questo non sia il momento.
Avete visto ieri il secondo e il terzo tentativo del presidente Macron di parlare, avete visto ogni volta che le dichiarazioni del presidente Macron sono smentite dalle dichiarazioni di fonte russa.
Quindi verrà un momento, e per questo occorre tenere sempre l’attenzione vigile, occorre afferrare quel momento quando si presenta. Ho l’impressione che ora non ci sia. Ma noi siamo pronti in ogni caso.
Oggi è un momento in cui il Senato ha discusso il fatto che i valori fondanti della nostra Repubblica sono minacciati. E in quest’occasione, di fronte a questa minaccia, il Senato ha voluto esprimere il suo sostegno al presidente Zelensky, agli Ucraini, all’azione di sostegno che l’Italia fa e farà sul piano umanitario e al governo.
E per questo voglio ringraziarvi.