l'intervista
Emma Bonino: "La missione di pace di Salvini? Ma per favore! Se ne stia a casa"
"La situazione per gli ucraini è già abbastanza seria per aggiungere un elemento di grottesco", ci dice l'ex ministro degli Esteri commentando la proposta del segretario della Lega
Senatrice Bonino, ha visto che Matteo Salvini vuole andare in Ucraina a portare un ramoscello di pace? “Cos’è una provocazione? Guardi che non ci casco. Oggi non mi sono messa il burrocacao sulle labbra. Meglio se sto zitta”. Ma scusi, non è un concetto veramente radicale quello di frapporre il proprio corpo tra le armi e la popolazione civile, mettere i boots on the ground per farsi portavoce delle istanze degli ucraini assediati da Putin? “Se ho capito bene, siamo alla caricatura pacifista. Mi permetta di dire almeno una cosa. Non ho alcuna intenzione di commentare le stupidaggini di Salvini, condite dallo stesso metodo: e cioè spararla quanto più grossa possibile in modo fulmineo, sperando che qualcuno abbocchi e le vada dietro. Il dramma degli ucraini è già abbastanza serio per aggiungere un elemento di grottesco. E’ meglio che se ne stia a casa”.
E’ andata più o meno così: tarda mattinata di ieri, interno giorno, alla Camera. Il segretario della Lega presenta insieme al ricercatore Ipsos Enzo Risso i risultati di un sondaggio sulla guerra in Ucraina. A un certo punto dice: “Sto valutando la fattibilità tecnico-logistica di essere in presenza sui luoghi del conflitto”. E del resto negli ultimi giorni lo si era visto impegnato in una bislacca marcia della pace. Le preghiere sulla tomba di san Francesco ad Assisi, il “not in my name” opposto all’ipotesi di armare gli ucraini, sono andati a comporre una dissonanza cognitiva collettiva nell’immaginare quale sarebbe stata la prossima mossa del segretario della Lega. Le piace il Salvini pacifista, chiediamo a Emma Bonino, la radicale pannelliana che sempre hanno accusato di occhieggiare alla guerra. E allora l’ex ministro degli Esteri al Foglio risponde che “no, in una situazione così delicata non riuscirete a farmi credere che ci possa essere qualcuno che prende per serie le posizioni di Salvini. Non sarebbe rispettoso nei confronti di chi soffre davvero gli effetti di questa guerra e cioè gli ucraini”.
Ha visto che vorrebbe coinvolgere, nel suo viaggio a Leopoli insieme alle organizzazioni del terzo settore, anche il premier ungherese Viktor Orbán, non esattamente l’esempio più cristallino d’europeismo tra le cancellerie continentali? “Vede. Si può prendere sul serio uno che dice una cosa e fa esattamente il contrario? No, preferisco non commentare ...”. Fatto sta che così è: anche se poi, a ben vedere, pure in passato, era il 2015, Salvini disse di essere pronto ad andare in guerra a combattere contro lo Stato islamico. “Ho anche fatto un anno di servizio militare nel lontano ’95. Fisicamente non sono un soldato modello, sono un po’ decadente. Però se ci fosse bisogno andrei a combattere”.
E certo adesso l’obiettivo è tentare una mediazione, non certo calarsi in mimetica nelle trincee, però fa comunque uno strano effetto collocare questo ex ministro passato dalla caduta del Papeete in uno scenario ad alto rischio per l’incolumità personale. Vuole fare un appello, senatrice Bonino, perché Salvini alla fine desista e si tiri indietro? “L’unico appello che posso fare è che se ne resti a casa. Non credo che gli ucraini abbiano bisogno di lui. E del resto, la diplomazia è una cosa seria, faticosa, che non si improvvisa da un giorno all’altro. Ha bisogno di competenze. Altrimenti si rischia di fare solamente danni”. Anche se quel che si vuole è solo la pace.