“Non lasciamo Draghi alla sinistra”. Parla Lupi
L'ex ministro sulla riforma del catasto che messo a repentaglio il governo: “Rischiare l’equilibrio dell’esecutivo per una battaglia inesistente è una follia"
“Non mi sarei aspettato che Fi votasse così, immaginavo che noi che facciamo parte del partito popolare europeo saremmo stati insieme, rincorrere le posizioni della Lega non aveva senso, così rischiamo di consegnare Draghi alla sinistra, mentre il presidente del consiglio sta aprendo uno spazio pazzesco per i moderati del centrodestra, non sfruttarlo è da stupidi”. A sentire le parole che Maurizio Lupi, fondatore e leader di ‘Noi con l’Italia’, il “micropartito”, come lo definisce lui stesso, che due notti fa ha salvato il governo sull’aggiornamento del catasto, grazie al voto decisivo del deputato Alessandro Colucci, si capisce subito che i centristi ci sono. Pronti a salvare Mario Draghi dalle bizze leghiste. “Forza Italia avrebbe dovuto seguire noi, non la Lega”, dice Lupi al Foglio, rafforzando il malpensiero che sta nelle teste di tanti. Il tentativo di separare il centrodestra, di scindere i moderati dai rissosi leghisti. Con lo scopo di stabilizzare il governo. Ma il centrodestra con l’eccezione di Noi con l’Italia è rimasto compatto, Forza Italia ha seguito la Lega e Fratelli d’Italia votando l’emendamento soppresivo, bocciato solo grazie al voto di Colucci. All’orizzonte dunque più che il modello Ursula s’intravede il modello Lupi.
Ma l’ex ministro di Infrastrutture e Trasporti non ci sta a fare la parte del traditore. “Noi – dice – non abbiamo mai cambiato casacca e siamo stati sempre leali all’interno delle fila del centrodestra, ma di certo non possiamo snaturarci, siamo moderati e responsabili, votiamo nel merito e il merito è che sul catasto il governo ha ragione”. E Lupi non accetta neanche di passare per la stampella ammiccante e utile alle geometrie variabili dell’esecutivo. “Il tema – dice – per noi non era salvare il governo, ma discutere con serietà il contenuto del provvedimento, e cioè non la riforma del catasto, ma un’azione di equità e giustizia per aggiornare e dare una forma più credibile alla fotografia degli immobili italiani”. “Detto questo – aggiunge per fugare ogni malizioso dubbio – il futuro del governo non poteva e non doveve essere in discussione: è inammisibile che la sottosegretaria al Mef di Leu Maria Cecilia Guerra sia venuta a dire che senza il voto all’emendamento il governo sarebbe caduto”.
E però se l’ex ministro è indispettito con la sottosegretaria di Leu non lo è certo di meno con gli alleati leghisti. “Rischiare l’equilibrio dell’esecutivo per una battaglia inesistente è una follia, avrei capito se si fosse usata la scusa della guerra in Ucraina per introdurre una patrimonale, ma non era decisamente questo il caso”. E ai vecchi amici di partito di Forza Italia dispensa consigli all’insegna della moderazione e del pragmatismo. “Sulla casa il centrodestra è unito da un’idea: non va tassata, ma l’aggiornamento del catasto non prevede alcuna nuova tassa. Quella leghista – rintuzza – era una battaglia contro il principio di responsabilità e concretezza che dovrebbe contraddistinguere i moderati, Fi purtroppo non ha seguito questo principio”. “Berlusconi – ricorda – ha vinto le elezioni cancellando la tassazione sulla prima casa, io e Brunetta sulla patrimoniale occulta nascosta nei gangli della fiscalità sugli immobili abbiamo sempre battagliato, ma oggi è un nostro dovere dire che è un’iniquità e un’ingiustizia che se io compro una casa nuova in periferia la mia rendita è maggiore a quella di un appartamento nel centro storico solo perché gli estimi catastali non sono aggiornati. La Lega può fare le sue battaglie, ma noi moderati dovremmo fare scelte diverse”.
Per smentire che il voto in commissione Finanze possa essere stata la prova generale di un governo più indipendente dal Carroccio e dalle sue frenesie Lupi usa comunque parole piuttosto chiare che hanno l’obiettivo di gettare acqua sul fuoco. “Non aderirò mai a un progetto che sostiene questo governo e pensa di espellere la Lega, perché penso che la forza e il valore dell’esecutivo Draghi sia proprio nella sua larghezza”.