Palazzo Chigi
Il Donbas di Draghi è il Parlamento. Garofoli e Funiciello quasi ministri
Si deve occupare della guerra in Ucraina, ma nelle commissioni la Lega gli scatena la guerriglia. Il ruolo del sottosegretario e del capo di gabinetto. Draghi e Cingolani lunedì a Bruxelles da Von der Leyen per parlare di energia comune
Ha in pratica due nuovi ministri degli Esteri che si occupano dei conflitti di politica interna. E infatti, come in Ucraina, è stata attrezzata una stanza per i negoziati, la “Sala verde” di Palazzo Chigi, dove il (non) ministro, il “soprasegretario” Roberto Garofoli, disinnesca gli ordigni sul ddl Concorrenza. L’altro (non) ministro, il capo di gabinetto, Antonio Funiciello, tiene invece il “telefono rosso”. Esiste il Donbas che toglie il sonno a Mario Draghi ma esiste pure un parlamentarismo nucleare. I russi prendono la centrale di Zaporizhzhia, ma, in Italia, l’emergenza è l’emendamento 1.365 del M5s, il missile terra-aria al codice degli appalti. Sulla riforma dei balneari sono sempre mobilitati i “separatisti” della Lega. E’ così che aiutano un premier in tempo di guerra. Gli fanno la guerra.
E dunque va compreso questo presidente che adesso si accontenta perfino di un voto di scarto (dal modello Ursula al modello Colucci) sulla riforma del catasto e che dice “la riforma è passata. Abbiamo vinto. Occupiamoci dell’altro”. La chiamano, a Palazzo Chigi, la politica delle “geometrie variabili” e non è altro che il “santo catenaccio” di Gianni Brera, il vincere al novantesimo, il risultato a prescindere dallo spettacolo. Non è il “tirare a campare” ma solo il negoziato con “chi tira la corda”.
C’è insomma una vera agenda di guerra che è fatta di telefonate internazionali con i leader del G7, gli alleati, e c’è poi l’altra agenda, il calendario degli agguati in Commissione, gli sms di Salvini a Draghi. Raccontano che quando Salvini dice “sono esterrefatto da Draghi”, quando aggiunge “non capisco l’ostinazione di Draghi sul catasto”, e ancora, quando ripete “ho chiesto un appuntamento con Draghi”, in realtà, tutta la sua potenza di fuoco, si riduce a uno striminzito sms. Anche nella minaccia è mezzo. E’ ammuina? Per niente.
Le operazioni “militari” di disturbo vengono condotte nelle commissioni di Camera e Senato. Anche il Parlamento ha i suoi tunnel. E’ lì che operano le forze speciali dei partiti e in particolare quelle della Lega. Nell’ufficio di Garofoli è stata srotolata una cartina. Al posto delle città da presidiare sono state segnalate le criticità del ddl Concorrenza. Si attende la rappresaglia su almeno tre grandi argomenti. Sono i servizi pubblici locali, i taxi e l’idroelettrico. Per sventare nuovi spari in Aula, al Senato, da giorni vengono convocati, a Palazzo Chigi, capigruppo e relatori. Si sta cercando, come suggerito dal presidente Sergio Mattarella, di coinvolgere ancora e meglio il Parlamento, di tentare la “sana collaborazione”. Un incontro, e come si dice in questi casi, “positivo”, si è svolto la scorsa settimana. Per conto del governo, oltre a Garofoli, si sono aggiunti i “diplomatici” del Mise. Il capo diplomatico Giancarlo Giorgetti e il suo vice diplomatico, Pichetto Fratin. La prossima settimana, il presidente della commissione Industria, Gianni Girotto, del M5s, è atteso per altri “due round” di incontri. E’ la Nato di Draghi.
A ogni riunione Garofoli esordisce con queste parole: “Resta ferma l’urgenza di rispettare i tempi, sui contenuti avete la mia disponibilità, e del governo, a confrontarci”. E’ una di quelle riforme previste dal Pnrr e deve essere approvata entro il 30 giugno. Il governo confida di arrivare a una prima lettura del testo prima di Pasqua e a una seconda entro maggio. Mercoledì 9 si comincerà a votare, sempre in Senato, la delega in materia di contratti pubblici. Lunedì 14 è invece l’ultimo giorno utile per presentare gli emendamenti al ddl Concorrenza. Perché è diventato così importante questo calendario? Perché da questo calendario è ormai possibile controllare l’avanzata degli arditi del caos. Nel M5s si tratta di cellule, avventurieri dell’ideologia. E’ la Lega che possiede i sommergibili.
Al governo attendono il prossimo attacco. Se Salvini continua dimostrerà di essere passato oltrecortina. Nessuno crede più alle sue promesse di pace interna. L’occidente teme la nuova Nagasaki, la luce razionata e lui fa il geometra catastale. Le urgenze sono queste. Entro 24 mesi l’Italia si deve affrancare dal gas russo. Mario Draghi e il ministro Roberto Cingolani, questo lunedì, voleranno a Bruxelles e illustreranno a Ursula von der Leyen il piano italiano. Verrà rilanciata la proposta dell’unione energetica e del fondo di compensazione. Altre misure: stoccaggi comunitari su base volontaria, prezzo dell’energia stabilito in sede europea. Luigi Di Maio sta invece cercando altri partner per garantire le provviste di gas: Tunisia e Azerbaigian. Da una parte si cerca di governare il disastro e dall’altra ci sono i fedayyin del catasto.