Le risposte del premier
Draghi: "L'emergenza non può fermare il governo". A Versailles si riscrive l'Europa
"Le sanzioni dureranno a lungo. Le regole Ue andranno riviste"
Il premier alla Camera risponde, con ironia, ai sabotatori del catasto e sferza chi vuole arrestare la marcia delle riforme. Al Consiglio informale Ue le misure per energia comunitaria: "Ne va della nostra sovranità"
Entra una nuova locuzione nella politica italiana. E’ il missile mig dell’ilarità, la devastante e innocua esclamazione di Mario Draghi sul catasto: “Eeeh…”. Andrebbe dunque riascoltata questa sua replica, durante il Question time, alla Camera, un intenso dritto e rovescio su Ucraina, migranti, energia, Europa. Gli incatastati sono stati smentiti come sarebbe piaciuto a loro, con la mano di Draghi che si allunga per indicare la fanfaronata. Giovedì, a Versailles, i capi di stato dell’Europa ripenseranno la vecchia Europa.
E’ arrivata come finale di partita, come ultima risposta di questo “interrogatorio parlamentare”, ma ha entusiasmato Vittorio Sgarbi che ci vedeva la perfezione artistica: “Finalmente il premier ha incatastato gli incatastati”. Mentre Mario Draghi usciva dall’aula, dopo un’ora di dettagli su argomenti enormi, il professore, onorevole, Sgarbi, lungo il corridoio di Montecitorio, lo ha afferrato per un braccio e gli ha fatto i complimenti per la “formidabile risposta sul catasto” sulla “guerra dei sei giorni”, la guerra che, da giovedì scorso, è diventata la terra promessa, la Gerusalemme di Lega, Forza, Italia, e FdI: “Finalmente ti sei sgarbizzato, mi sei piaciuto. Dovevi dirgli che sono delle capre!”.
Sgarbi gli ha strappato un sorriso. Gli ha fatto bene. Perfino Luigi Marattin, il presidente della Commissione Finanze, ingiustamente maltrattato in queste sere dagli hezbollah di centrodestra, ha raggiunto il premier per dirgli: “Grazie”. In piena trance agonistica, il deputato di FdI, Tommaso Foti, che secondo l’indomabile Sgarbi è pronto per essere spedito a combattere nel Donbas, ha dato a Draghi del mistificatore, un futuro tassatore di immobili, perché “lei, caro presidente, ha una maggioranza che è molto più interessata ai mercati finanziari che ai mercati rionali”.
E Draghi lo ha ascoltato come aveva ascoltato tutti i deputati che hanno chiesto chiarimenti su energia, rifugiati, nucleare, agroalimentare, ma non ci ha visto perché il “catasto è per me quasi una materia emotiva”. Ha dovuto ripetere, ormai è un rap, che non “aumenterà le tasse sulla casa” e poi si è preso tempo perché voleva dire che adesso è arrivato il momento di smontare un “equivoco profondo”. E’ l’equivoco che fa dire “c’è l’emergenza e quindi bisogna fermarsi, niente riforme”.
Ebbene, rispondeva Draghi, “questo non è il motivo per cui è nato questo governo. Non è nato per stare fermo. Non staremo fermi”. Non si deve badare a chi dice “è solo il catasto”. Ha conseguenze europee. Riguarda la tenuta di un governo in una cornice internazionale. Dietro c’è il logoramento, la destabilizzazione, il tentativo di FdI di staccare la Lega dall’esecutivo e lo spaesamento della Lega e del suo leader.
Aveva infatti ragione Francesco Lollobrigida nel dire: “Tutti pensano che Draghi ce l’avesse con noi in realtà si stava rivolgendo ai suoi che hanno definito la sua riforma la ‘schiforma’ del catasto”. C’è chi ha sentito Francesco Giavazzi, che per Draghi è il vecchio amico e più di un consigliere, sostenere che “sul catasto avevamo ragione. Anche solo per un voto è passato. Il resto è marginale”. Sul codice degli appalti si sceglierà di servirsi della questione di fiducia. Sulla delega fiscale si procederà invece con i negoziatori Roberto Garofoli-Federico D’Incà. Oramai è un metodo. Come in Ucraina, da giovedì cominceranno bilaterali con tutti i partiti di maggioranza. Esiste pure un calendario. Draghi sta governando in questo modo e non è giusto chiamarlo “tirare a campare”. E’ solo cercare di campare.
E’ stato lo stesso premier, a chi gli chiedeva, “presidente, ma sulle sanzioni?”, “e il gas?”, “presidente, ma il patto di stabilità?”, a rispondere che giovedì, al Consiglio informale dei capi di stato, a Versailles, la Ue ne preparerà altre per cercare di piegare ancora la Russia. Anticipava: “Le sanzioni non dureranno poco. Devono essere sostenibili, ma non ci sarà nessuna deroga alle sanzioni”. Chiedeva: “E’ veramente strano che la nostra quota di gas dalla Russia sia aumentata anche dopo l’invasione della Crimea. Questo dimostra una sottovalutazione del problema energetico e di politica estera e internazionale”. Giovedì si terrà un Cdm con informative dei ministri Cingolani, Giorgetti, Patuanelli, oltre a una relazione introduttiva di Garofoli. Subito dopo il premier partirà per la Francia.
A Versailles, al Consiglio, l’Italia, spiegherà che le “regole di bilancio europeo erano inadeguate prima e lo sono ancora di più adesso” e che “l’energia riguarda la sovranità europea che deve esprimersi anche in questo ambito, ne va della nostra sicurezza e della nostra libertà”. Sono quei vecchi dogmi, patto di stabilità, aiuti di stato, che da domani potrebbero saltare definitivamente insieme agli antieuropeisti. Dopo l’Italia anche l’Europa potrebbe avere un nuovo “catasto”, ma di regole.