Il caso
M5s, l'ennesimo stop dei giudici a Conte indispettisce Grillo: "Così ci schiantiamo"
L'ex premier insiste: voto il 10 e 11 marzo sul nuovo statuto. Ma l'avvocato Borrè gli consiglia di rinviare la consultazione
Il tribunale di Napoli respinge la richiesta di revoca, il Garante inizia a perdere la pazienza: "A rischio anche le politiche"
“Meno male che Conte e i suoi amici sono tutti professori universitari, eh”. Beppe Grillo non trattiene la battuta con chi gli notifica la brutta (e prevedibile) novella che proviene da Napoli. Il tribunale ha rigettato l’istanza di revoca presentata dall’ex premier. Dunque l’ordinanza del 7 febbraio che aveva sospeso – decapitato – tutti i vertici del M5s resta in vigore: Conte è un leader congelato, nessuna carica interna è in piedi nel primo partito del Parlamento italiano.
Una foresta pietrificata: i grillini sono senza un legale rappresentante.
Gli avvocati di Conte, ma non quelli di Grillo, ritenevano che bastasse presentare in tribunale la corrispondenza di due mail del 2018 fra Vito Crimi (all’epoca presidente del collegio di garanzia) e Luigi Di Maio (all’epoca capo politico) per ottenere la revoca del provvedimento di sospensione. Questo “carteggio” tirato fuori solo ora avrebbe dovuto dimostrare la vigenza di un regolamento interno che disponeva l’esclusione dell’assemblea dei nuovi iscritti (motivo del ricorso originario). Alla fine non è andata così. E il 5 aprile si terrà l’udienza di merito. “Intanto ci siamo andati di nuovo a schiantare”, è il ragionamento di chi parla con Grillo. Il Garante, descritto fra il preoccupato e l’arrabbiato, guarda alle nuove insidie all’orizzonte. “Alle comunali rischiamo di non poter presentare le liste con questo caos, e poco male. Ma se sotto le politiche dovesse arrivare un’altra ordinanza rischiamo di scomparire: Conte ne è consapevole?”. Forse sì, ecco perché a mali estremi ha sempre un piano b: il partito personale, la grande lista “Con-Te”.
Tuttavia prima di qualsiasi mossa clamorosa il M5s va ancora dritto: domani e venerdì è stata convocata l’assemblea degli iscritti per modificare lo statuto “come suggerito dalla Commissione di garanzia degli statuti dei partiti politici, con effetto retroattivo di convalida e conferma della delibera già impugnata”. A indire la votazione sono tre soggetti: Conte, Paola Taverna e Vito Crimi. “Tutti e tre non hanno i titoli per farlo. Ci saranno nuove impugnazioni”, prevede l’avvocato Lorenzo Borrè.