I legami tra Salvini e Putin e il "momentum" europeo. Il discorso di Letta davanti ai leader socialisti
La nettezza del segretario dem sul sostegno alla resistenza ucraina. Le ambiguità della destra italiana e i tentennamenti di Corbyn su Mosca. "Abbiamo l'occasione di rivedere i trattati, abolire il diritto di veto e andare oltre l'unione enrgetica e della Difesa". Cosa ha detto l'ex premier al vertice europeo del Pse
C’è chi obietterà che i panni sporchi bisogna lavarli in casa, e che dunque l’iniziativa è stata inopportuna. Sennonché, però, a motivare la scelta di Enrico Letta c’è stata una ragione che non è solo italiana. Perché se la gestione dei profughi ucraini è una sfida che investe l’intera Europa, se l’invasione russa chiama tanti attori dell’Unione a liberarsi di certe remore, di certe ipocrisie, allora la denuncia delle ambiguità di Matteo Salvini davanti ai vertici del Pse aveva una logica. “Sul piano operativo, a Roma stiamo lavorando sul fronte dell’accoglienza, ma stiamo anche conducendo una battaglia sul piano politico, perché in Italia le destre hanno legami molto forti, anche di carattere personale, con la Russia e con Putin”.
Letta lo ha detto nel pomeriggio, durante una riunione dei leader socialdemocratici convocati dal presidente del Pse, il bulgaro Sergei Stanishev, per discutere degli sviluppi della guerra. “E qui bisogna essere molto chiari nel sostenere la resistenza ucraina”, ha spiegato il segretario del Pd. Al quale del resto dai suoi deputati dem erano state riferite, e non erano piaciute, certe voci sul recente summit di parlamentari socialisti, due giorni fa, quando tra gli altri c’era stato chi, come Jeremy Corbyn, era intervenuto per chiedersi angosciato come sarà possibile riammettere Mosca al Consiglio d’Europa alla vigilia del voto che avrebbe decretato l’esclusione di Mosca da quel consesso. No, secondo Letta su questo fronte non possono esserci doppiezze. E la nettezza delle sue parole deve essere piaciuta a Paolo Gentiloni, presente pure lui alla riunione dei leader socialdemocratici insieme ad altri commissari europei di fede progressista.
E anche riprendendo certe notazioni fatte dal responsabile economico della Commissione, Letta ha affermato che, affinché le sanzioni su Putin siano efficaci dovranno essere durature, e dunque vanno rese sostenibili per i paesi dell’Unione che le attuano. “L’impatto sociale ed economico della guerra sarà fortemente asimmetrico”, ha detto il segretario dem, e per questo “dobbiamo dare una risposta forte; altrimenti all’unità a cui assistiamo oggi seguirà un ritorno del populismo”. Sembrava quasi aver recepito l’allarme che Graziano Delrio lanciava nelle stesse ore in Transatlantico: mettendo in guardia, cioè, da rischi di un autunno caldo, “perché certe forze irresponsabili non esiteranno a soffiare sul fuoco del disagio sociale e psicologico generato da due anni di pandemia a cui si somma l’incertezza della guerra e dei suoi effetti economici”.
E infine, Letta ha provato a indicare un obiettivo di lunga prospettiva: parlando, cioè, di un “momentum” propizio per “una nuova Convenzione europea”. Momentum, del resto, era stata la parola utilizzata già da Lars Klingbeil, leader dell’Spd tedesco. Non solo, dunque, l’unione energetica e della Difesa. C’è un terzo pilastro, per Letta, da costruire: “Perché forse oggi, anche con la fine della Conferenza sul Futuro dell’Europa il 9 maggio – ha detto l’ex premier – abbiamo l’opportunità di riuscire a compiere ciò che sembrava impensabile un mese fa: come gruppo S&D dobbiamo cogliere l’occasione per lanciare una nuova Convenzione europea per la modifica dei Trattati. Perché senza una modifica dei trattati sarà impossibile superare gli ostacoli che oggi incontriamo nel perseguire un’Unione politica”. A partire da un aspetto solo apparentemente procedurale: “Dobbiamo rimuovere il diritto di veto”, ha detto Letta. Rinnovando una vecchia battaglia cara a David Sassoli.