Il centrodestra siciliano sull'orlo di una crisi di nervi
Il fronte conservatore si divide su tutto: dalla ricandidatura del governatore Nello Musumeci, osteggiata dal presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, alle nomine di sottogoverno (congelate con una norma pre-elettorale). Dilaniati anche i berlusconiani che non riesco a trovare la quadra per il capogruppo. E a Palermo ci sono già quattro diversi candidati sindaco
Il centrodestra siciliano è come un film di Almodovar, pieno di protagonisti sull’orlo di una crisi di nervi. Si litiga all’Ars per la ricandidatura del governatore Nello Musumeci, ci sono baruffe dentro il gruppo regionale di Forza Italia al punto che non si riesce a eleggere il capogruppo. E poi anche per le comunali di Palermo, complice la disattenzione dei leader nazionali distratti da mimetiche e sirene belliche, non si marcia uniti al punto da registrare già una moltitudine di aspiranti successori di Leoluca Orlando.
Ogni occasione di incontro tra le varie anime in armi della coalizione diventa un siparietto, un canovaccio di un possibile scontro, una clip di una serie tutta meridiana nella quale le liturgie della politica si sublimano nel teatro. Come nella conferenza stampa per la presentazione dell’Accademia del Tonno Rosso a Palermo. Nello Musumeci è seduto accanto all’assessore Toni Scilla, forzista vicino al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, berlusconiano che sogna anche nell’Isola una maggioranza Draghi, con i meloniani ai margini. Ecco, Musumeci ringrazia gli imprenditori presenti “che devono avere a che fare con Scilla…”, presenta l’Accademia e quando cede il microfono all’assessore riceve questa battuta tagliente: “Di solito quando parla il presidente, i componenti della giunta non intervengono”. La replica di Musumeci è come sempre da palcoscenico: “Non fare il ruffiano…”.
Musumeci chiarisce poi la sua posizione sulle prossime regionali, consapevole delle congiure centriste ma anche forte della sintonia con Renato Schifani e il suo gruppo azzurro nell’Assemblea siciliana e a Roma (dove segue le vicende dell’isola Licia Ronzulli). Il cuore del discorso è la coesione da ritrovare in fretta: “Il centrodestra unito non può che vincere le prossime elezioni: a Palermo, a Messina e alla Regione. Sono convinto che alla fine si arriverà a questa unità”. Poi, certo, la realtà è tutta trame e disaccordi. E perciò il governatore chiosa parlando di sé in terza persona: “L'unità si consacra attorno alla candidatura del presidente della Regione. Il presidente della Regione uscente c'è: qualcuno dentro la coalizione deve spiegarmi perché non deve essere candidato”. La battuta finale su chi lavora per indebolire la sua corsa bis per Palazzo Orleans: “E’ un tema che riguarda le forze politiche, non il presidente della Regione. Si tratta solo di chiacchiere per alzare il prezzo, ma io non mi occupo di mercati”.
L’Assemblea regionale, nel mezzo, è una polveriera. Nell’ultima votazione è passato un codicillo che congela le nomine di sottogoverno (già in caldo) nei 180 giorni che precedono l’apertura delle urne. Un segnale proprio allo stesso governatore Musumeci, che ha accettato l’emendamento in maniera cavalleresca: “È giusto che sia così. Questo non comporta nessun disagio, è giusto che le nomine effettuate da questo governo rimangano congelate fino alla scadenza elettorale”. In più il gruppo di Forza Italia non riesce a eleggere il suo capogruppo. Sette consiglieri regionali dissidenti hanno convocato una riunione ed eletto Mario Caputo presidente degli eletti azzurri. L’altra parte, minoritaria, dei consiglieri, in sintonia con Micciché, non ci sta e fa decadere - sempre per un cavillo - la nomina in aula, mentre due eletti di Sicilia Futura-Italia Viva bussano alla porta dei berlusconiani per dare manforte alla corrente Micciché (così in numeri interni cambiano ancora).
L’ultimo fronte è quello delle comunali di Palermo. Qui Fratelli d’Italia ha candidato già Carolina Varchi, deputato, avvocato, cresciuta con la fiaccola dei “ragazzi di Paolo Borsellino”. Gli alleati hanno al momento altri piani. E così l’assessore regionale Roberto Lagalla, già rettore, eletto con l’Udc, ha ufficializzato la sua corsa per la fascia tricolore. L’elenco non è finito: tra gli aspiranti sindaci c’è anche Francesco Cascio, azzurro ed ex presidente dell’Ars, oltre al leghista Francesco Scoma. Prova a ricomporre i pezzi nel puzzle dei conservatori Giampiero Cannella, coordinatore regionale di Fdi per la Sicilia occidentale: “Ecco, basterebbe rifarsi a Pinuccio”. A chi? “A Pinuccio Tatarella, che spiegava come l’alleanza di tutte le forze alternative alla sinistra fosse maggioritaria in Italia. Lo diceva quasi trent’anni fa. E la lezione vale anche adesso. A Roma per le politiche, come a Palermo per il Comune e la Regione. Basta ritrovare l’unità che fa rima con armonia”. Armonia, ovvero il contrario di intrighi e congiure.