La stoccata
L'europarlamentare Da Re non appoggia il candidato leghista a Verona. Un'altra grana per Salvini
"Meglio Tosi di Sboarina, pedina di FdI”, dice il militante trevigiano, esternando il pensiero condiviso dalla base veneta del Carroccio. E sotto sotto, forse anche dal segretario
Forse le marce per la pace di Salvini sarebbero più proficue in riva all’Adige. Nel cortile di casa. Perché nemmeno l’emergenza ucraina placa il rancore della Lega in Veneto. La base local contro Matteo nazionale, faida ormai assodata tra storici militanti e il decisionismo romano: chi protesta è fuori – almeno tre i procedimenti d’espulsione in corso –, tutti gli altri sopportino. Finché riescono. L’ultimo caso è quello di Gianantonio Da Re, per tutti Toni, europarlamentare dal 2019 e veterano della Liga sin dal 1982. Ha detto che a Verona voterebbe Flavio Tosi, l’antico traditore, l’uomo contro cui il Carroccio aveva scelto proprio Da Re alla segreteria regionale per ripartire dopo l’epurazione dell’allora sindaco scaligero.
Tutto questo sei anni fa. Ne è passata di acqua sotto i ponti, la stagione più concitata della storia leghista. E oggi l’ascia di guerra è rivolta altrove. “Se vivessi a Verona non voterei Sboarina perché si è comportato male con noi”, ha spiegato Da Re nel corso di una trasmissione su Telechiara. “Vorrei una riflessione con i signori di FdI, che vanno a caccia di cambi di casacca nei comuni del Veneto: da alleato di centrodestra questo significa politicamente scorretto”. Poi la domanda clou. “Sarei dunque disposto ad appoggiare Tosi? Anche se tempo fa ci siamo scontrati, non ho problemi a dire cosa penso”. Un po’ quello che pensano a tutti, nel Carroccio veronese. Ma per ragion di coalizione hanno dovuto ingoiare il rospo – il sindaco uscente, passato da Salvini a Meloni –, facendo buon viso a cattivo gioco. “Il problema è che con Sboarina si perde e lo sanno anche i leghisti”, diceva al Foglio lo stesso Tosi. E così hanno ribadito i forzisti locali: “Mai più con Sboarina”. Nessuno però, da quando la Lega ha ceduto sul candidato di FdI, si era esposto pubblicamente. Fino al fulmine scagliato da Da Re.
L’europarlamentare non è nuovo a stoccate al veleno contro il suo stesso partito. “L’ambiguità del mio leader sui vaccini è ingiustificabile e insostenibile”, si sfogava all’inizio dell’anno. Ha rischiato anche lui l’espulsione, se non altro una sospensione. Alla fine non è arrivata né una né l’altra. Perché affondare un profilo istituzionale e territorialmente venerato come Da Re non è cosa semplice. Nemmeno per Salvini e i suoi yes men, che pure sbuffano. Ma che delle dinamiche venete conoscono poco.
L’endorsement a Tosi sarà finalmente il pretesto per cancellare il veterano dalla Lega? Difficile. Perché in fondo in fondo è quel che tifa Salvini stesso: “Non ho la fortuna di incontrare l’ex sindaco da qualche anno, ma mai dire mai. Io voglio dialogo con chi lavora per il futuro di Verona, non per il suo passato”. Erano le parole del segretario a settembre 2021. Ora, a giochi fatti, non le può più dire. Ma sottobanco continua a sperare in Tosi: mina vagante a Palazzo Barbieri, sgambetto a Meloni e Zaia indebolito. E allora, nelle contorte logiche del Carroccio – meno per meno fa più – l’attacco di Da Re potrebbe perfino fare gioco di squadra. “Ho parenti a Verona e mi hanno già detto che voteranno Tosi”. Appunto. Contro un nemico più grande, base e vertice di nuovo insieme. Anche questo è troppo presto per dirlo.