Il Cdm
Li chiamavano "Pigs". Draghi incontra Sánchez, Costa e Mitsotakis
Il premier: "Salvini sostiene un governo europeista. E questo è un fatto”
Cambia la geografia europea. A Villa Madama, il premier incontra i premier di Spagna, Portogallo e Grecia. "La Ue avrà bisogno di noi". Approvato il decreto Covid exit. Altro Cdm su energia e senza scostamento di bilancio
Sono “Med men”, i premier unti dal Mediterraneo. Prima era “accidenti a loro” ora è “fortunati loro”. Prima erano la zavorra d’Europa ora sono i paesi caravella per arrivare nelle terre sante del gas. La loro alleanza, che sarà sancita oggi, a Villa Madama, è una “cinta”, in arabo, scriverebbe Braudel, è l’almazraba. Sono quattro: Draghi, Sánchez (Spagna) Costa (Portogallo) Mitsotakis (Grecia). Il tosto è Sánchez che ha messo in riga i putiniani smemorati (Abascal, Salvini, Le Pen) perché con voi, ha detto, “l’Europa sarebbe morta”. Piace a Draghi, il tosto empirico, che ha firmato il Covid exit, il decreto di uscita. Via il green pass dal primo maggio. Oggi un altro Cdm. Energia.
Li chiamavano Pigs, i paesi spendaccioni d’Europa, bilanci scassati e riforme rimandate. E c’era naturalmente la “I” d’Italia, insieme alle iniziali di Portogallo, Grecia e Spagna, l’Italia che, ha detto Draghi, in conferenza stampa, “non è vero che non abbia senso civico. Lo dimostra la campagna vaccinale che è stato un successo europeo”. Dunque si poteva uscire dal malanno, dal flagello, con gradualità, ma si poteva e si voleva. Da ieri c’è un decreto chiaro che, a gradini, elimina il “super” dalla vita quotidiana. Basterà il green pass base per viaggiare su bus, metro. Decade il Cts di Franco Locatelli, il medico mite che “non scotomizzava la domanda”. E finisce l’Italia dai mille colori, le quarantene da contatto.
Il ministro Roberto Speranza era emozionato sul serio e non è vero che abbia provato a imporre, come qualcuno suggeriva, una clausola di salvaguardia per rimettere divieti. Si monitorerà la curva epidemica ma senza automatismi; non siamo certo alla pompa di benzina dove l’accisa (si spera) possa essere da lunedì mobile. Il decreto Covid exit è passato all’unanimità malgrado la battaglia del leghista Garavaglia che è stato pizzicato da Draghi. Subito dopo il Cdm parlava di risarcimento danni (500 milioni di euro che avrebbe chiesto al ministero della Salute) e faceva matematica creativa tanto che il premier, tra il serio e il divertito, si dichiarava “curioso di sapere come quantifichi le perdite”. Garavaglia voleva la “ricca Pasqua”, eliminare tutto prima di maggio per riempire gli alberghi, ma non ce l’ha fatta. E’ stato perfino sospeso il Cdm, ma per pochi minuti. C’era troppo lavoro da continuare. Il “soprasegretario” Roberto Garofoli doveva correre a preparare l’altro Cdm, il secondo tempo. Si tiene oggi e sarà a borse chiuse. Il Mef di Daniele Franco, a sera, inseguiva risorse per quel “provvedimento che sarà adeguato”, ha garantito il premier, ma senza “scostamento di bilancio” ha bis risposto il premier. E’ fiducioso. Anche la viceministra dei Trasporti, Teresa Bellanova lo è. Offre l’aumento bonus accise (212,5 milioni tra Marebonus e Ferrobonus e altri 20 milini di bonus pedaggi). E’ possibile trovare ancora denaro senza scostamento? Al momento si anticipa il Def, e lo aveva già scritto il Foglio. La benzina grazie al decreto dovrebbe scendere di 15 centesimi, ma si lavora per fare salire lo sconto a venti centesimi. Non è l’ora dell’economia di guerra, “almeno non ancora” e pure questa è una promessa presidenziale ma chiaramente la situazione è “volatile” si dice a Palazzo Chigi.
Fra un mese tutto sarà più chiaro. In mezzo c’è il Consiglio d’Europa del 24, quelle delle “grandi speranze”, alla Dickens. Ci potrebbe essere “il price cap” del gas che chiede da mesi Roberto Cingolani. In attesa ci si attrezza. Draghi lo definisce infatti “un appuntamento importante” quello con i “Med men”, Sánchez, Costa, Mitsotakis. Non è una parata di primavera. Ci hanno lavorato i diplomatici, ancora Luigi Mattiolo, quando hanno capito che la mappa dell’Europa si sarebbe capovolta. Raccontano che “dopo anni di contrapposizione tra latini e frugali oggi la narrativa europea può cambiare. Ci può essere un colpo di coda”. Nel sottosopra della guerra in Ucraina, contro la prepotentocrazia di Putin, che ricordava sempre Draghi “ha volontà di guerra”, i Med sono più vicini al Nordafrica. Significa gas, giacimenti di petrolio. L’America è vicinissima (nelle prossime settimane Draghi dovrebbe essere ricevuto da Biden alla Casa Bianca) e l’Europa è ormai l’inderogabile. Salvini dovrebbe sul serio ringraziare questo governo e viaggiare meno, ma se proprio vuole farlo dovrebbe cambiare destinazione (il suo ministro Giancarlo Giorgetti, dal 2 al 4 aprile, va in visita in Israele per parlare di semiconduttori e forse rilanciare il progetto Eastmed, un gasdotto che vale 12 miliardi di metri cubi di gas). Draghi ha gettato un salvagente a Salvini. A differenza di Le Pen, Abascal, spiegava Draghi, “Salvini sostiene un governo europeista. E questo è un fatto”. Solo una cosa gli manca. Una foto con Sánchez.