L'indiscreto

Contratto Rai per Orsini, l'idolo dei putiniani. "2.000 euro a puntata da Cartabianca"

Simone Canettieri

Il professore che dice "Putin ha già vinto" sarà ospite pagato dalla trasmissione su Rai3 per sei puntate. Bianca Berlinguer: "I contratti Rai devono rimanere in Rai, non ho altro da aggiungere"

Il professor Alessandro Orsini è sotto contratto Rai. Il docente della Luiss, diventato famoso per le sue posizioni per così dire non ostili al regime russo di Vladimir Putin, è da due puntate retribuito dalla trasmissione di Rai3 Cartabianca condotta da Bianca Berlinguer. A Viale Mazzini si parla di un compenso di "circa 2mila euro a puntata". Il contratto prevederebbe sei appuntamenti. Il professore Orsini teorizza dall'inizio della guerra in Ucraina che "Putin ha vinto". E che "Biden vuole la guerra perché gli conviene". E "se c'è la guerra è colpa dell'occidente". Dunque secondo Orsini "bisogna avere il coraggio di ammettere che Putin ha già vinto".   

Interpellata dal Foglio Bianca Berlinguer non conferma e non smentisce: "I contratti della Rai devono rimanere in Rai, come succede in tutte le reti. Non ho altro da aggiungere". 

 

  

Orsini è la punta di diamante insieme a Mauro Corona e Andrea Scanzi. Eppure anche ieri Cartabianca è stata battuta negli ascolti dalla concorrenza della televisione commerciale: ieri sera infatti si è fermata al 5,1 per cento di share, superata da Dimartedì su La7 (7,1 per cento) e Fuori dal Coro (5,6 per cento).

Le reazioni

"Non esiste né può esistere alcuna 'par condicio' tra aggredito e aggressore. Ed è assolutamente inaccettabile che le risorse del Servizio Pubblico Radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin". Così il deputato del Pd Andrea Romano ha commentato la notizia diffusa in esclusiva dal Foglio. Mentre per il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini "Orsini è giusto esprima liberamente il suo pensiero, ci mancherebbe. Che io lo debba però anche pagare, anche no. Roba da matti".  

Sul punto si è espressa anche la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, sempre del Pd. "È inaccettabile che i soldi della televisione pubblica vengano utilizzati per pagare gli interventi di Alessandro Orsini, che inquina e disorienta il dibattito pubblico con falsità e ricostruzioni storiche a dir poco discutibili a sostegno di Putin", dice Picierno in una nota. "La libertà d'espressione è un valore fondamentale e un pilastro della nostra democrazia: Orsini, infatti, può dire ciò che pensa proprio perché è in un Paese come l'Italia e non come la Russia. Tuttavia un conto è esprimere il proprio pensiero, un altro comunicare notizie e dati falsi. La Rai, proprio nella sua missione di servizio pubblico e in virtù del suo contratto, non deve prestare il fianco e retribuire operazioni di malcelata propaganda ma concentrare ogni sforzo per offrire al dibattito pubblico un'informazione libera e fondata come è solita fare". 

 

 

"Da più parti mi è stato chiesto di fare un approfondimento e lo affronteremo in commissione di Vigilanza Rai". Anche "rispetto al compenso va fatta una verifica. La Rai non è un'azienda privata, si paga il canone". E' stato invece questo il commento di Valeria Fedeli, senatrice del Pd e membro della commissione Vigilanza Rai, all'Adnkronos., a proposito del contratto stipulato dalla Rai con Orsini. "La commissione può e deve approfondire anche questo aspetto". Lei lo ha ascoltato, che ne pensa, chiedono alla Fedeli. "Non ho visto la trasmissione di ieri, ma ho letto e recuperato l'intervento di Orsini. E vorrei innanzitutto contestualizzare perché quella di ieri non è stata una giornata qualunque", risponde la senatrice. "Ieri il Parlamento italiano ha ospitato Zelensky, è stato un fatto storico e siamo stati tutti chiari, a cominciare dal presidente Draghi, su cosa sta facendo Putin. Questo è il contesto. E allora mi chiedo: quale è la ragione per cui pago, come servizio pubblico, una persona che sostiene certe tesi? Se il tema è il pluralismo è un errore: non può esserci par condicio tra aggrediti e aggressore. Il pluralismo non può essere dare ragione a tutti e due perché l'Ucraina sta subendo una guerra e il servizio pubblico non può prestarsi a fare disinformazione, deve distinguere tra opinione e disinformazione. Il servizio pubblico ha la responsabilità di informare correttamente, non può diventare il megafono degli aggressori. Va fatto un serio approfondimento in Vigilanza".

Mentre secondo Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, "sul caso Orsini l’amministratore delegato Rai Fuortes ha il dovere di dare chiarimenti immediati, oggi stesso. È una materia troppo delicata per farla passare in cavalleria come tutte le questioni Rai". 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.