La Camera del post sbornia Zelensky ascolta Draghi. C'è scetticismo sul Consiglio Ue
Il premier riferisce ai deputati ancora in ricreazione dopo il collegamento di ieri con il premier ucraino. Al centro del discorso gli impegni europei di domani e i temi dell'energia, della difesa e dei rapporti con la Cina
La post sbornia, il dopo grande evento, alla Camera si sente. Mario Draghi deve comunicare in vista del Consiglio europeo di domani e dopo, ma i deputati sono in ritardo. La campanella suona ma è ancora ricreazione. Alla buvette Piero De Luca parla di Turchia. Ovviamente la Turchia calcistica. Francesco Lollobrigida, il generale di Giorgia Meloni, è infastidito da qualcosa. Non si sa cosa. Un deputato del Pd riflette sulla “bussola strategica” della leader di Fdi: “Parla meno. Significa che pensa di più. È un guaio”.
Cosa ci porterà questo Consiglio Ue di domani? Draghi avverte che bisogna cercare di tenere la Cina lontano dalla Russia. Si teme la complicità rossa. Elenca i prezzi del diesel e dice “che ognuno deve fare la sua parte”, anche le grandi imprese energetiche. Socialismo-Liberismo 1-0. Palla al mese prossimo (il decreto che tassa gli extraprofitti dura un mese).
Il “compagno Sgarbi” entra in Aula per ultimo. Il ministro Federico D’Inca deve occuparsi del Donbas parlamentare (oggi pomeriggio si vota il dl sostegni ed è questione di fiducia).
Draghi, che oggi ha i capelli alla Francoforte (niente brizzoli), promette che si proverà a spezzare il costo dell'elettricità da quello del gas. Avvisa che ci serve il packaging (è la commessa Intel) e scherza ancora sull’inglese, sulla moda dell’anglismo (con la lingua ha un rapporto eccezionale, in conferenza stampa si era chiesto, scherzando, “energivore? Chissà se queste parole esistono davvero”).
Si parla “difesa comune” almeno ne parla Draghi, ma come nota un parlamentare della Lega, l’unico “grande esercito Nato lo ha la Turchia” . C’è tanta confusione appunto post sbornia Zelensky. È piaciuto il suo discorso ma aiutarlo come si fa? Si discute se mettere un embargo al petrolio, stoccaggi comuni. Bruxelles discute ma Kiev brucia. E’ peggio di Sagunto.