Propaganda pro Cremlino: lo strano caso del generale Mini e del putiniano maxi
Per celebrare sul Fatto un'inesistente marcia trionfale dell'armata russa in Ucraina, l’ex militare italiano si affida alla narrazione del complottista filorusso Jacques Baud
"Le colonne militari russe sono avanzate secondo i piani. L’obiettivo non è prendere la capitale, ma controllare l’est. Mosca punta a debellare le bande militari nazionaliste che hanno una forte presenza nell’esercito ucraino”. Sembra un bollettino del Cremlino, e invece è la descrizione dell’andamento della guerra proposta sul Fatto quotidiano dall’ex generale Fabio Mini, uno dei commentatori più comprensivi delle ragioni di Vladimir Putin e critico del comportamento dell’Ucraina. Tutte le analisi di specialisti, intelligence occidentali e osservatori sul campo descrivono un sostanziale fallimento della strategia del presidente russo e indicano gli evidenti limiti logistici e organizzativi dell’esercito falcidiato da gravissime perdite (inclusi diversi generali), ma secondo Mini si tratta solo di una “narrazione fornita dall’Ucraina, ma orchestrata e preparata dall’esterno”.
La verità, sostiene l'ex generale dell'esercito, è che quella di Putin in Ucraina è una marcia trionfale: le forze russe sono avanzate ovunque la resistenza ucraina fosse debole lasciando le città per dopo e stanno circondando le truppe ucraine nel sud. “Il ‘rallentamento’ che i nostri ‘esperti’ attribuiscono alla cattiva logistica è solo la conseguenza di aver raggiunto gli obiettivi”. Ma la presa di Kyiv? E l’abbattimento del presidente Zelensky? Secondo Mini, quelli non sono mai stati obiettivi di Putin: “E’ strumentale – scrive – l’idea che la Russia abbia cercato di impadronirsi di Kyiv, la capitale, per eliminare Zelensky”. E ancora, dice citando un report, “Vladimir Putin non ha mai voluto abbattere o rovesciare Zelensky. Anzi, la Russia sta cercando di mantenerlo al potere spingendolo a negoziare circondando Kyiv”.
Si tratta di affermazioni semplicemente ridicole, che probabilmente anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov avrebbe qualche imbarazzo a pronunciare, non fosse altro perché il giorno dopo l'inizio l’invasione è stato Putin a dire all’esercito ucraino di fare un golpe per rimuovere Zelensky: “Prendete il potere nelle vostre mani. Sarà più facile per noi negoziare con voi che con questa banda di tossicodipendenti e neonazisti che si è stabilita a Kiev e ha preso l’intero popolo ucraino in ostaggio”. Non è esattamente il messaggio che si dice per mantenere un presidente al potere mentre si invade il suo paese.
Quella di Mini è una ricostruzione evidentemente falsa, dovuta a ignoranza o malafede, e non si sa cosa sia più preoccupante per un ex generale di corpo d’armata che ha avuto ruoli di rilievo nella Nato. Come fonte delle sue affermazioni, Mini cita un cospirazionista filoputiniano. Il commento dell’ex militare italiano, infatti, si basa per la quasi totalità su un report di un think tank francese scritto da Jacques Baud, un ex colonnello dell’intelligence svizzera. Il problema è che Baud è un noto mistificatore e manipolatore, che da tempo diffonde tesi cospirazioniste e narrazioni filo putiniane. Insomma, una specie di Marcello Foa o Giulietto Chiesa svizzero. Ha appena pubblicato un libro intitolato “Poutine: Maître du jeu?”, in cui in sostanza accusa l’occidente e l’Ucraina e assolve Putin che, controvoglia, si è visto costretto a invadere l’Ucraina. Jacques Baud è da tempo impegnato in un’opera di divulgazione, anche attraverso canali legati al Cremlino come Russia Today France e Sputnik France, di teorie surreali che hanno come tratto comune quello di essere filorusse.
Ad esempio, Baud sostiene che non è stato il Cremlino a uccidere Litvinenko con il polonio, come non c’entra nulla con l’avvelenamento dell’ex agente segreto russo Skripal e di sua figlia. Uguale per il caso del dissidente Alexei Navalny, su cui ha scritto un libro denigratorio (“L’Affaire Navalny: Le complotisme au service de la politique étrangère”) e che, secondo Baud, non è stato affatto avvelenato. L’ex militare svizzero, usato come fonte attendibile da Mini, è anche autore di un altro libro che assolve il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenka nel caso del dirottamento del volo Ryanair del 23 maggio 2021 quando, con la scusa di un falso allarme bomba, un caccia militare ha fatto atterrare l’aereo in Bielorussia per poi arrestare l’attivista dell’opposizione Roman Protasevic e la sua fidanzata. “Le azioni della Bielorussia nel caso del volo FR4978 corrispondevano alle norme del diritto internazionale”, scrive Baud nel libro “Il dirottamento del volo Ryanair Fr4978 - mentire nel nome della verità”.
Il sito francese Conspiracy Watch, che si occupa proprio di smentire le teorie cospirazioniste, l’ha definito un “moltiplicatore di falsità” per le affermazioni contenute in un altro libro in cui Baud sostiene che in Darfur ci sono state solo 2.500 vittime (cento volte meno del numero accertato) e nega l’uso di armi chimiche in Siria da parte di Assad. Insomma, per celebrare i successi di Putin, il generale Mini si affida alle falsità di un putiniano maxi.