Il caso
Ma che ci è andato a fare l'ambasciatore russo in Italia in Procura?
Sergey Razov questa mattina ha convocato una conferenza stampa a piazzale Clodio. Motivo? La querela nei confronti di due giornalisti italiani. Ma è stato anche il modo per ripetere le massime della propaganda del Cremlino
Già ieri il comunicato dell’ambasciata russa a Roma aveva destato una certa curiosità. “Si comunica che il 25 marzo alle ore 9 presso la Procura della Repubblica di Roma l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergey Razov farà una dichiarazione alla stampa”. Che va a fare l’ambasciatore in Procura? Razov questa mattina ha svelato l’arcano. L’ambasciatore è andato a piazzale Clodio per querelare due giornalisti del quotidiano la Stampa per alcuni articoli usciti negli scorsi giorni. Uno in particolare firmato dal cronista di guerra Domenico Quirico dal titolo eloquente “Uccidere Putin per fermare la guerra”. Ma la denuncia al quotidiano di Torino è parso più un pretesto. Fuori dalla città giudiziaria di piazzale Clodio, l’ambasciatore che secondo il comunicato “non risponderà ai giornalisti”, ha parlato per oltre mezz’ora. Al centro delle sue risposte ai cronisti due cose: l’invio russo all’Italia di personale medico per l’aiuto a inizio pandemia tornato al centro delle cronache in questi giorni come sospetto caso di spionaggio e l’invio da parte dell’Italia di armi in Ucraina.
“Due anni fa - ha detto Razov sulla prima questione - sono stato in aeroporto aeronautica militari con gli ufficiali che accoglievano questi voli. C'era il ministro degli Esteri e il capo di Stato maggiore italiano. La missione russa è andata solo nei posti indicati dall'Italia, precisamente a Nembro, centro della pandemia in quel momento. Facevamo solo quello che veniva detto dai colleghi italiani. Le autorità italiane hanno espresso gratitudine nel 2020 per quanto fatto. Al popolo italiano è stata tesa una mano di aiuto, ma se qualcuno la morde non è onorevole. Se dopo due anni riemerge questa storia e forse per motivi di politica interna sui quali noi non interferiamo - aggiunge -. Provo vergogna per questa caccia alle streghe”.
L’ambasciatore russo ha poi toccato l’altro delicato punto: l’invio italiano delle armi all’Ucraina. “Ci preoccupa - ha detto - che gli armamenti italiani saranno utilizzati per uccidere cittadini russi. Voglio ricordare decisione che la decisione è stata presa quando è iniziata la prima tappa delle trattative: i fucili vengono distribuiti non solo tra i militari, ma anche tra i cittadini e non si capisce come e quando saranno usati", ha detto alimentando i dubbi di chi supponeva che l’ambasciata in Procura andasse per un atto ben più forte e grave: la querela a Governo e Parlamento per l’invio di armi.
Razov ha risposto anche alle domande sulla guerra. Premettendo a ogni domanda dei giornalisti, secondo la linea del Cremlino: “intende dire operazione militare speciale”. "Prima finisce - ha detto dopo le precisazione - meglio è sono in corso trattative con l'Ucraina e speriamo in esiti positivi".