Festa del cinema di Roma
Mezza Hollywood difende Monda, il direttore che Bettini vuole fare fuori
Per sostenere il direttore artistico a rischio siluramento intervengono Don De Lillo, Martin Scorsese, David Lynch, Wes Anderson... Manca solo Johnatan Franzen. Intanto il sindaco Roberto Gualtieri ha scaricato sul nuovo presidente Gianluca Farinelli la scelta
D’altronde si parla di cinema. E allora ciak si gira. Una pellicola pazzesca. Non è proiettata sullo schermo, ma si svolge tra i corridoi del Campidoglio e gli uffici dell’Auditorium. E’ il racconto di una lotta di potere con atmosfere e protagonisti che oscillano pericolosamente tra il pasolinano “Accattone” e la “Dolce Vita”. Da un lato il capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti, detto Rocky o “er pugile”. Dall’altro il regista che inventò un altro indimenticabile boxeur, Martin Scorsese e un’interminabile carrellata di scrittori e registi di fama internazionale.
Tutto nasce da un’insopprimibile antipatia, pare. Quella che divide il direttore artistico in scadenza del festival del Cinema di Roma Antonio Monda e Fabia Bettini, sorella del grande suggeritore del Pd Goffredo, e direttrice di “Alice nella città”, una kermesse parallela al festival. Il merito di Monda è quello di aver trasformato l’evento in un’affascinante depandance di Hollywood. Una manifestazione in grado di ospitare film che pochi mesi dopo avrebbero vinto l’Oscar. Prima di lui l’ultima edizione si era chiusa con Ficarra e Picone. Lui aveva portato Meryl Streep e Quentin Tarantino. Ma i successi non hanno convinto la sorella del guru dem che in un post su Facebook scriveva: “Al festival auguro di aprirsi, con un progetto che possa vivere 365 giorni l’anno e non solo 10. Portiamo donne competenti nelle governance culturali”. La donna in questione sarebbe la vicedirettrice di Rai Cinema Paola Malanga, da settimane sostenuta da Dagospia. La linea Bettini-D’Agostino è stata sposata anche dal Campidoglio. “Bisogna rendere il festival un evento che si svolge tutto l’anno, le ultime edizioni non hanno fatto la storia“, diceva martedì Ruberti. Il destino sembrava segnato. Ma in soccorso di Monda è arrivata rumorosissima la Nato del cinema internazionale. Il G20 della cultura americana. Negli ultimi giorni non si contano più gli interventi di registi, scrittori e attori. Da ultimo l’inventore del new journalism Gay Talese che in una lettera a Repubblica ha scritto: “Secondo il mio non così modesto parere non c’è nessuno che sia più qualificato di Monda”. Per poi aggiungere che mandarlo via “sarebbe la vittoria della mediocrità e delle futili questioni politiche sulla bellezza e la speranza”. Ma prima di Talese erano intervenuti Don De Lillo, Martin Scorsese, David Lynch, Wes Anderson... Manca solo Johnatan Franzen. Verrebbe quasi da ringraziare: altro che Expo 2030, per riportare Roma al centro del mondo sono bastati gli intrighi del Campidoglio.
Gualtieri comunque ha preferito scaricare la palla. Ha nominato nuovo presidente del festival Gianluca Farinelli. Per scelta del sindaco, spetterà a lui decidere che fare della direzione artistica. Farinelli è l’ex direttore della Cineteca di Bologna. Una personalità stimata. Se fosse lui a mandare via Monda, pensano in Campidoglio, nessuno potrebbe obiettare. Tuttavia, dopo l’intervento di mezza Hollywood l’operazione è diventata complicatissima anche per Farinelli. L’idea di una funzionaria Rai al posto di Monda tramonta. O quasi. Serve un nome di prestigio. Che eviti figuracce. Esiste? Bella domanda. Intanto il sindaco una decisione l’ha già presa. A gennaio ha rinnovato per tre anni la convenzione che lega il festival alla kermesse di Fabia Bettini.