Il racconto
Ucraina, Conte "pattina" sulle spese militari con Draghi. E Il premier sale al Colle
Nel triangolo Senato-Palazzo Chigi-Quirinale tira aria di crisi nella maggioranza. I nodi arrivano fino a Sergio Mattarella
Va male l'incontro del leader M5s con il capo del governo: "Non arretro di un millimetro". L'ex banchiere: "Rispetteremo gli impegni che anche lei ha sottoscritto"
Lo vede, lo ascolta e dopo averlo salutato ordina l’auto: “Portatemi al Colle”. E’ l’epilogo dell’incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte che apre qualsiasi scenario. Il premier, nella nota istituzionale che segue la visita del leader del M5s, ripete che intende “rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil”. E’ il giorno in cui il governo traballa nel triangolo Palazzo Madama, Palazzo Chigi e Quirinale. Draghi vuole contarsi mentre Conte chiede tempo: “L’incremento non ora, non ora. Ma graduale, graduale”. E’ durato un’ora e mezza. Ed entrambi, Draghi e Conte, sono rimasti sulle loro posizioni. L’incontro tanto invocato c’è stato, ma non è stato risolutivo. Anzi. L’innesco è partito dall’odg di FdI in Senato. E’ quello sull’incremento delle spese militari che il M5s aveva già approvato alla Camera. E’ un’insidia.
Accompagnerà come una mina vagante il Dl Ucraina che arriverà domani. Il governo decide di recepirlo perché FdI, e l’astuta Giorgia Meloni, ha deciso di non metterlo in votazione. Significa che adesso, al Senato, il governo è costretto a mediare. Mettere la fiducia sarebbe un azzardo.
Ma come si è presentato Conte? Da solo, con i galloni da generale reincaricato, rieletto dalla base del M5s, e con i sondaggi in tasca che usa come ormai bussola: “La mia linea premia. Gli italiani stanno con me”.
E Draghi dicono lo guardasse attonito come se avesse di fronte uno che non riusciva a decifrare: “Caro Conte, le ricordo che durante i suoi governi la spesa militare è aumentata del ben 17 per cento e che questi impegni internazionali sono stati sempre rispettati. Non intendo disattenderli”. E’ stato un colloquio a tratti ruvido e surreale. Un ping pong. Raccontano che Conte continuasse a ripetere che “nel Def non dovrà esserci nessun aumento”. Ma di fatto apriva, trattava e richiudeva. E’ il suo metodo fisarmonica, denso di avverbi. E’ insomma per il poco a poco, la gradualità. E quando lo dicev, Draghi gli replicava “c’è una guerra in corso. E’ un momento delicato, nessuno sa cosa ci attende”. Mentre era costretto a dargli udienza, il premier infatti era anche impegnato a seguire l’agenda internazionale. Alle 15 aveva avuto una telefonata con Biden, Macron, Scholz, Johnson. Di mattina aveva firmato il patto per salvare il comune di Napoli. Adesso si trova a mettere in sicurezza il governo.
Ecco perché ha voluto consultarsi con il presidente Sergio Mattarella lasciando tutti sopresi. Salendo al Quirinale, dopo l’incontro con Conte, voleva mandare un messaggio, far capire che non cambia linea e che adesso è il momento della responsabilità. E’ la seconda volta, dopo la mancata elezione al Quirinale, che Draghi chiede il conforto di Mattarella. E lo fa sapere. La scorsa era accaduto quando il governo era stato impallinato sul Milleproroghe. Ora però si tratta di guerra e bombe in Ucraina. Alla fine, Draghi e Conte, non si sono capiti. Chi era vicino, a Palazzo Chigi, confida che “Conte sembrava un pattinatore”. La sensazione è che alla fine non voglia rompere. I più preoccupati dicono: “Quello che potrebbe stancarsi e rompersi, indebolirsi, è Draghi. Vuole solo dare fastidio”. Ecco perché la nota dura da Palazzo Chigi, l’aggettivo rispettare con “decisione” gli impegni presi. Si sono convinti che Conte continuerà nella sua azione di sabotaggio per “finalità elettorali”. Chiedeva la promessa di non “aumentare” ma non l’ha ricevuta perchè gli diceva il premier “abbiamo disegnato un tragitto compatibile”. Conte garantiva che il “confronto proseguirà”. Draghi che la linea non cambia. Ovvero che non proseguirà.