Il caso
La nuova gara fra Letta e Conte sui costi economici della guerra in Ucraina
Il Pd mette in campo una task force per elaborare proposte per le famiglie: martedì la segreteria. Il leader M5s corteggia i sindacati e dice ai suoi: "Via dal Palazzo, torniamo per strada"
Ha tenuto unito il Pd sulla guerra in Ucraina e sulle armi. Adesso, però, teme di rimanere scoperto sul lavoro, il welfare, il caro bollette, la crisi. E così Enrico Letta mette in campo “una task force”, coordinata da Antonio Misiani sui costi sociali del conflitto. Martedì riunirà la segreteria per un pacchetto di proposte. “Spieghiamo agli italiani il costo della guerra”. Letta deve difendersi dalla nuova versione di Giuseppe Conte. L’avvocato del pueblo insidia il Pd a sinistra.
Letta e Conte sono diventati avversari interni, carinissimi nemici. Il capo del M5s dice, anzi urla, di aver piegato il governo sulle spese militari, ottenendo il raggiungimento del 2 per cento del pil entro il 2028. E dunque è a dir poco ringalluzzito. Al punto che l’altra sera, davanti al Consiglio nazionale dei grillini, se n’è uscito così: “Basta aula e Palazzo, i parlamentari devono uscire. Dobbiamo tornare a stare fra la gente, in piazza, a portare avanti le nostre iniziative”. Qualcuno però gli ha fatto notare che senza un forte presidio in Aula sarebbe complicato tenere la maggioranza. Dettagli, Conte vuole insidiare i dem. E’ il ritorno del movimentismo. Che secondo il Pd è banale populismo. Non a caso Letta continua a dire in queste ore: “Serve un linguaggio della verità: non nascondere i problemi ai cittadini ma dare soluzioni vere. Non inseguiamo i sondaggi del giorno dopo giorno, ma continuiamo a dimostrare serietà e responsabilità. Questo alla fine premia sempre”. Ma la competizione interna va avanti e Conte intanto corteggia i sindacati confederali. In maniera serrata. Qualche giorno fa ha chiamato nella sede del M5s Cgil, Cisl, Uil. Rappresentati dalla vice di Landini Gianna Fracassi, dal dirigente cislino Angelo Colombino e dal numero uno di Via Lucullo Pierpaolo Bombardieri. In questa guerricciola rossogialla dunque l’Opa del M5s sui sindacati, fortino seppur complicato del Pd? Dice Bombardieri al Foglio: “Teniamo molto alla nostra autonomia e sviluppiamo proposte a prescindere”.
Ma la Uil si riconosce nell’agenda di Conte, che dice di aver risparmiato agli italiani un maxi investimento sulle spese militari in questo momento così complicato per l’economia? “Su questo ci può essere una convergenza, certo. Posto che siamo a favore dell’invio dell’armi all’Ucraina e siamo in linea con il fatto che l’Italia debba gradualmente rispettare gli accordi Nato. Con questo fatto specifico abbiamo trovato assonanze, ma in generale abbiamo una posizione molto più articolata su come intervenire per far fronte alla crisi: extratassa, minimum tax, un nuovo Sure varato dalla Ue per chi perde il lavoro”. E il Pd? “Sul lavoro e su altri temi registriamo unità di intenti. Insomma, ci tiriamo fuori da eventuali competizioni interne alla coalizione: facciamo un altro lavoro”. Per giovedì il premier Draghi ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi “per discutere della situazione economica attuale”. Si discuterà del Def, atteso dal via libera del Consiglio dei ministri. E in questo scenario Letta gioca la sua battaglia di posizione: non vuole lasciare spazi a Conte. Nel frattempo i due continuano a non sentirsi. Il Pd sogna il proporzionale, il M5s non parla più di legge elettorale.