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Il ritorno di Berlusconi

Gianluca De Rosa

Il Cav. parla per quaranta minuti detta la linea per il futuro del partito che “è determinante nei numeri”, ma soprattutto condanna Vladimir Putin: "Mi ha deluso, la Russia ha commesso crimini di guerra”

Ovviamente, stordito dagli applausi e dalle grida che scandiscono il suo nome, “dopo quasi tre anni” senza parlare in pubblico, comincia con una battuta. “Ma Silvio sono io?”. Berlusconi è tornato. “Questa – dice – è una nuova discesa in campo perché questo discorso si lega idealmente a quello che ho pronunciato 28 anni fa”.

 

Il clima, ironizzano i cronisti presenti, è da ultimo concerto. Il Cav come Mick Jagger. E, in effetti, alcuni operai, prima del suo arrivo, stendono un tappeto rosso per il cortile interno che porta alla grande sala, gremitissima, dell’Hotel Parco dei Principi di Roma dove Berlusconi parlerà. Un po’ concerto, un po’ festival del cinema. L’attesa comunque è da star. I migliaia di presenti – consiglieri comunali, parlamentari, militanti, ragazzi della giovanile e delle associazioni collegate al partito – rimangono stipati dentro la sala, appostanti davanti alle porte finestre, con i cellulari in mano, pronti a filmare l’arrivo del leader. Fuori, al lato del tappeto rosso, attendono fotografi, operatori e giornalisti. Ma anche qualche deputato e militante che è riuscito a rimanere fuori. In prima fila ecco Claudio Lotito. Poco più in là Marcello De Vito, l’ex grillino presidente dell’Assemblea capitolina con lo smarphone in mano freme in attesa di immortalare il momento. Il futuro dunque è Berlusconi altro che Beppe Grillo? “Sembrerebbe”.

 

Berlusconi arriva con Marta Fascina, percorre il red carpet e sale sul palco. Parla 40 minuti, traccia la via del futuro di Forza Italia che, dice “è determinante nei numeri” , ma soprattutto pronuncia le parole che in tanti aspettavano sul conflitto ucraino. “Oggi – dice – siamo di fronte a un’aggressione senza precedenti di un paese neutrale come l’Ucraina che sta combattendo con valore e determinazione per la sua libertà. Un’aggressione che invece di portare la Russia in Europa come io speravo la porterà nelle braccia della Cina”. Poi va oltre e cita l’ex amico e capo del Cremlino. “Sono deluso e addolorato dal comportamento di Vladimir Putin che si è assunto una grave responsabilità. Mi era parso un uomo di grande buon senso, amico della democrazia e della pace, peccato davvero peccato”. Su questo, aggiunge: “La nostra posizione è di pieno sostengono e senza distinguo all’esecutivo. Di fronte all'orrore dei massacri di civili a Bucha e in altre località ucraine, veri e propri crimini di guerra, la Russia non può negare le sue responsabilità”.

 

Non può esserci però solo la guerra e la politica internazionale. Il momento è quello dell’orgoglio di partito e dalle dieci di mattina in questa sala zeppa di oltre tremila persone, nel maxi schermo fuori tutti attendono le parole del Cav su futuro di Forza Italia. E lui traccia la linea, ribadisce l’identità e, pur consapevole dell’età che avanza, parla comunque di futuro (“Oggi è anziano ma la sua visione è nel futuro, lui ha sempre visto le cose prima degli altri”, dice Sirio Talvacchia, consigliere comunale di un piccolo paese del teramano venuto a Roma apposta).

 

“Siamo assolutamente importanti per il futuro dell’Italia – dice – rappresentiamo qualcosa che in Italia non è mai esistito prima è che senza di noi non esisterebbe”. Rivendica nell’ordine di aver presieduto “l’ultimo governo eletto e non espressione di manovre parlamentari”, di “aver creato il bipolarismo”, reso possibile “un centrodestra di governo” e “aver governato senza mai mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Poi, dopo aver ricordato “la persecuzione giudiziaria” e “la grottesca espulsione dal Senato” ammette: “Per colpa di queste cose i nostri numeri non sono quelli del passato né quelli che vorrei, ma non ci hanno sconfitto, siamo ancora qui più determinati e soprattutto più determinanti che mai”. Insiste sul collegamento tra Fi e il partito Popolare europeo (i simboli del Ppe, affiancano quello del partito su locandine, badge e tutto il resto). Richiama “Cavour, Einaudi e Croce”, come riferimenti ideali di “Noi italiani che amiamo la libertà”. Un momento di orgoglio utile anche a sottolineare le differenze. “Siamo diversi dai nostri amici con cui ogni giorno governiamo regioni e comuni perché siamo il centro, alternativo alla sinistra, ma anche distinto dalla destra con cui siamo alleati”. Un’alleanza non scalfita dalla mancata presenza del governo di Fratelli d’Italia a cui Berlusconi tira una leggera stoccata. “Ha perso l’occasione di essere partecipe del rilancio del paese con le sue idee e i suoi programmi”.

 

Poi il Cav parla proprio del governo che: "Ha davanti a noi un compito difficilissimo: evitare una nuova recessione. I provvedimenti che ha preso sinora – aggiunge – vanno nella direzione giusta, ma sono ancora insufficienti". Termina con una lunga lode a Tajani che non passerà inosservata tra i luogotenenti del partito. “Lo ascolto da anni – dice – non ha mai sbagliato”.

 

Partono in sequenza “Azzura libertà” e l’inno di “Forza Italia”.

 

Sarà l’ultimo concerto? Nel dubbio cantano anche in sala stampa.

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