Beppe Sala contro il governo: "Non ho fiducia, non ci ascolta". Una polemica che viene da lontano
Il sindaco di Milano si sente tradito e minaccia tagli all'azione amministrativa. Ma non è la prima volta che dal capoluogo lombardo lamentano disparità di trattamento e scarsa attenzione da parte dell'esecutivo. A partire dal Pnrr
“Non posso avere fiducia in un governo che non ascolta la città”. Certe riserve, certe perplessità verso l'esecutivo, Beppe Sala non le aveva mai nascoste, ma le parole di ieri in consiglio comunale a Milano sono il termometro di una situazione e di rapporti che si fanno più tesi. E aggiungono un nuovo capitolo a polemiche che si trascinano, in varie forme, da qualche mese. Il primo cittadino si sfoga durante il consiglio straordinario che ha all'oidine del giorno proprio il Bilancio preventivo del comune. Il problema sono le scarse risorse che hanno costretto l'amministrazione a congelare parte dello stesso bilancio, 200 milioni, e che potrebbero imporre limitazoni alle attività e ai servizi delala città, a cominciare dal welfare: “È evidente che se sarò costretto a fare tagli li farò perché è una mia responsabilità”, dice Sala.
Il sindaco lo spiega snocciolando i numeri: “Tra ristori e trasferimenti straordinari per le funzioni, dal governo abbiamo ricevuto 478milioni nel 2020 e 467 nel 2021. Per il 2022 zero. Come se quest'anno i problemi fossero risolti”. E invece le questioni sono ancora lì, e “non si può costruire un bilancio equilibrato con questi numeri. È macroscopicamente evidente”, sottolinea Sala. E denuncia come Milano sia stata penalizzata nella gestione del Fondo di solidarietà riservato ai comuni: "Nel dare e nell'avere abbiamo un negativo di 133 milioni e non ce ne siamo mai lamentati”.
Fino a ieri almeno. Ora la misura sembra colma, si può leggere tra le righe delle dichiarazioni di Sala. Quasi si sentisse tradito dalle azioni di un governo che “ha sempre celebrato Milano come suo traino - aggiunge - per Expo, per le Olimpiadi, per la nostra forza propulsiva, per l'attrattività delle nostre università, e che adesso sembra così lontano".
“Più volte, nel corso del 2021, l'esecutivo ha concretamente manifestato la sua attenzione ai problemi dei comuni”, dice la ministra Mariastella Gelmini, che prova a smorzare la polemica confidando che “attraverso l'interlocuzione con i competenti ministeri, si possano individuare le soluzioni idonee a superare questa fase di difficoltà e seguirò con la dovuta attenzione gli esiti del dibattito odierno".
Ma a guardare bene, la polemica forse arriva più da lontano, sebbene in passato fosse stata sostenuta con toni più sfumati. Dapprima con un lettera, firmata insieme agli altri sindaci delle grandi città a gennaio, in cui i comuni si lamentavano della gestione del Pnrr. Poi, come è successo a febbraio, con il fuori onda in cui il sindaco di Milano, parlando con il presidente della Lombardia a proposito di Pnrr, diceva che è tutto un “sud sud sud”, invitando il numero uno in regione “a farci un po’ più furbi su questa cosa e fare un po’ più di sistema”. Per non restare a bocca asciutta.
Nel frattempo sono arrivati i patti con le città, quello per Napoli da 1,2 miliardi di euro, "Il programma di investimenti più significativo nella storia recente del Mezzogiorno", secondo le parole pronunciate da Draghi nel capoluogo campano insieme al sindaco Gaetano Manfredi a fine marzo. E quello per Torino, arrivato una settimana fa: anche in questo caso si è trattato di una cifra che supera il miliardo di euro. Risorse che ora anche Beppe Sala, che intanto ha incassato questa mattina il sostegno del sindaco di Firenze – “Faccio mio il suo appello”, ha detto Dario Nardella -, è deciso a rivendicare. È evidente che anche per Milano è arrivato il tempo di battere cassa.
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