la grande chiesa
Il nuovo compromesso storico. Cos'hanno in comune la via crucis del Papa, il 25 aprile e il primo maggio
"No alle armi". Con la guerra d'Ucraina si ritrovano a scambiare un segno di pace il progressismo cattolico e quella fetta di sinistra che va dai sindacati all'Anpi
Sarà contento Jovanotti, che in "Lorenzo 1994" cantava "Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa". Con il conflitto d'Ucraina, la via crucis del Papa, il 25 aprile e il primo maggio hanno più di qualcosa in comune: più “né-né” che “tà-tà”. Si ritrovano infatti a scambiarsi un segno di pace la sinistra con la kefiah (quella fetta un po' girotondina e un po' sardina, che va dalla Cgil all'Anpi) e il progressismo cattolico à la Bergoglio. L'unione di intenti è sul ripudio tout court della guerra, sacrosanto, e sul più opinabile rifiuto di inviare armi alla resistenza di Kyiv. Nè con la Russia, né con la Nato, insomma. Una nuova comunione, in vista dei giorni della Liberazione.
È proprio il 25 aprile in arrivo a riaccendere la polemica sull'Anpi. L'associazione del cossuttiano Gianfranco Pagliarulo (appena riconfermato presidente dal comitato nazionale) prima è stata contestata, anche da sinistra, per l'ambiguità delle sue posizioni sul massacro di Bucha e sull'appoggio militare agli ucraini - ambiguità figlia di vecchi tic anti americani e anti atlantici. Ora piovono critiche anche per la nuova locandina della Festa della Liberazione. E certo prende un colpo a confrontare - come fa in un tweet Arturo Parisi, ex ministro del governo Prodi - il manifesto del 2019 con quello del 2022. Altroché "parabello in spalla". Via le foto dei partigiani in armi, dentro l'illustrazione di una piazza italiana, assolata e antimilitarista.
In questi giorni, del resto, anche la Pasqua è occasione di inciampi pacifisti, di là dal Tevere. In occasione della Via crucis al Colosseo, Papa Francesco sognava di fare portare la croce a una famiglia ucraina e a una russa. Un gesto simbolico frenato dal disappunto dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede.
A riannodare il nuovo compromesso storico ci pensa allora la Cei. Missio Giovani, organismo pastorale della Conferenza episcopale, nelle stazioni della via Crucis per la giornata dei missionari martiri del 25 marzo, ha citato l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, l'attivista Carola Rackete e la giovane ambientalista Greta Thunberg, il medico Gino Strada e Marielle Franco Da Silva, attivista Lgbt e militante del partito della sinistra radicale brasiliana Psol. Tra l’altro le stesse stazioni verranno poi lette il venerdì santo al Colosseo.
C'è un'altra data da tenere d'occhio. Chissà che il Primo maggio, al canonico "concertone" per la Festa dei Lavoratori, i sindacati confederali non invitino sul palco di San Giovanni, tra Carmen Consoli e Tommaso Paradiso, qualche anima bella - cantante o conduttore - che si metta a denunciare lo scandalo dell'invio di aiuti militari all'Ucraina invasa.