Equilibri dem
La comprensibile incoerenza di Enrico Letta sul gas egiziano
Il segretario del Pd esprime "moltissimi dubbi" sull'eventuale accordo con l'Egitto per un'ulteriore fornitura di gas. Sembra una contraddizione, ma l'ex premier deve offrire qualcosa alla sinistra del suo partito e sceglie l'argomento migliore per farlo
Carlo Calenda è sempre lì, appostato. Pronto a colpire con la sua clava blu di Twitter ogni minima incoerenza dell’alleato che sogna e punzecchia, il Pd. E così non poteva che essere lui il primo - nonostante sia ad Atene, in vacanza con la famiglia, che legge Tucidide sotto li rami di un albero - a registrare la contraddizione e cinguettare, puntuale e malevolo. “Enrico Letta vuoi lo stop immediato e totale al gas russo ma non vuoi il gas egiziano perché l’Egitto viola i diritti umani. Hai una soluzione o facciamo solo retorica?”. In allegato Calenda posta la nota nella quale il segretario dem, ricordando l’omicidio di Giulio Regeni, esprime “moltissimi dubbi” sull’eventuale accordo con l’Egitto per le forniture di gas. Motivi nobili, ma, in effetti, in almeno apparente contraddizione sul piano della realtà con la posizione del segretario del Pd che è stato tra i primi a invocare lo stop quasi immediato alle importazioni di gas russo.
Le dichiarazioni di Letta arrivano nello stesso giorno in cui dal Nazareno filtra una certa irritazione per l’intervista rilasciata a Repubblica da Valentina Cuppi, presidente dell’assemblea del partito e sindaca dem di Marzabotto. “Siamo un partito plurale – ha ricordato – non saremmo dovuti arrivare al punto di decidere se aiutare un popolo invaso con le armi oppure no”. E ancora: “Io sto dalla parte dell’Anpi che adesso è sotto attacco”, lasciando intendere che nel Pd c’è un altro, fronte, più bellicista. Il fronte Letta, appunto. Sotto questa lente le parole del segretario sul gas egiziano assumono un significato ulteriore. Somigliano moltissimo a un piccolo risarcimento da offrire a chi, come la Cuppi, nel partito non apprezza la posizione nette, atlantiste, e con l’elmetto in testa che, senza alcun tentennamento, il segretario dem ha tenuto sin dall’inizio dell’invasione russa.
Ma Letta ha un partito polifonico da gestire. E quella di Cuppi è solo in apparenza una voce solitaria, dietro alla quale si celano tanti assordanti silenzi. “Anche Orlando la pensa come noi sulle armi”, diceva ad esempio il presidente grillino Giuseppe Conte ai suoi parlamentari ieri pomeriggio. Da Provenzano a Orlando tutti, nella sinistra del partito, tacciono. Ma è un silenzio rumoroso, palpabile, denso di distinguo. Non solo. Nell’intervista Cuppi cita Papa Francesco, altra croce del segretario dem che quando ieri ha letto l’anticipazione del saggio del pontefice “Contro la guerra” sul Corriere della Sera avrebbe desiderato una folta chioma dentro alla quale affondare con disperazione le mani.
Letta sa che la sua è la posizione giusta, ma è altrettanto consapevole di come nel ribollente sistema Pd equilibri e meccanismi siano delicatissimi.
E così il segretario ha rischiato la contraddizione per offrire alla sinistra del suo partito una bandierina, una linea invalicabile, una battaglia simbolica, sulla quale non cedere. Giustizia per Giulio Regeni. Anche in questa scelta però Letta si è mostrato intelligente. Ha scelto il caso più opportuno, il più giusto forse, per fare una concessione a sinistra. Lo spiega bene la responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle. “I problemi di diritti umani – ammette – ci sono in tanti dei paesi che esportano gas, ma in questo caso c’è anche di più, c’è un problema di credibilità del nostro Paese”. Alcuni giorni fa a Roma si è svolta una nuova udienza del processo per l’omicidio di Regeni: sappiamo chi sono i carnefici, ma l’Egitto continua a non fornirci i loro indirizzi per l’invio della notifica degli atti di indagine, di fatto impedendo il celebrarsi del processo. “Il governo – dice Quartapelle – su questo non sta prendendo contromisure. Si potrebbero fare tante cose che non sono state fatte: informare che queste persone sono indagate con una conferenza stampa in Egitto, aprire un programma italiano sui diritti umani in quel paese o anche decidere di adire alle vie internazionali per permettere al processo di andare avanti”. La linea è chiara. “L’Egitto – dice Quartapelle – è e sarà un alleato strategico, ma un cittadino italiano è stato ucciso e non si fa nulla, anzi si apre un nuovo capitolo di collaborazione. Questo indebolisce gravemente le nostre relazioni internazionali, non è una prova di forza, ma di debolezza”. La responsabile Esteri del Pd ne fa anche una questione di numeri. “Oltrettutto il gas che l’Egitto fornirebbe soddisfa l’equivalente del fabbisogno che non servire se si abbassase di un grado la temperatura negli uffici pubblici”. Ne vale la pena?.